La legge della Regione Abruzzo n. 48 del 2010 disciplina “la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione degli idrocarburi liquidi”.
Questa normativa appare irragionevole, in quanto – come sta a dimostrare la recente vicenda abruzzese relativa alle richieste della Medoilgas e della Adriatica Idrocarburi – non sarebbe possibile distinguere, né tecnicamente né giuridicamente, tra ricerca dei soli idrocarburi liquidi e ricerca dei soli idrocarburi gassosi. Per questo motivo, occorrerebbe seriamente chiedersi se non sia il caso di rivedere la legge regionale, nell’intento di recare una disciplina unitaria degli idrocarburi.
Le possibilità che si danno al riguardo sono due: approvare una nuova legge, che modifichi espressamente quella in vigore, oppure chiedere l’indizione di un referendum, con cui si elimini una sola parola dal testo della legge.
La legge regionale, infatti, reca una disciplina particolarmente restrittiva delle sole attività petrolifere, prevedendo che la valutazione della compatibilità/incompatibilità con talune aree del territorio regionale investa gli “idrocarburi liquidi”.
Eliminando la parola “liquidi” resterebbe in piedi la parola “idrocarburi”. In questo modo, la valutazione suddetta si estenderebbe anche a quelli gassosi.
La strada da seguire sarebbe quella indicata dallo Statuto della Regione all’art. 75: il referendum è indetto quando “lo richiedano un cinquantesimo degli elettori, più Consigli comunali che rappresentino almeno un quinto della popolazione abruzzese, due Consigli provinciali”.
L’Abruzzo conta 1.342.975 abitanti e 305 Comuni. Questo vuol dire che occorrerebbero all’incirca 27.000 elettori disposti a sottoscrivere la richiesta di referendum o, in alternativa, una quindicina di Comuni (di medie dimensioni) disposti a deliberarla.
Una volta richiesto e indetto il referendum, esso sarebbe valido solo se alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto – e, cioè, tutti coloro che nel giorno della consultazione, siano elettori della Regione – e solo qualora si raggiunga la maggioranza dei voti validamente espressi. Una strada un po’ impervia, si dirà. Ma la recente raccolta di firme lanciata dalla Federazione della Sinistra a sostegno della Riserva del Borsacchio dimostra come questa strada non sia affatto impossibile da praticare.
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"a legge della Regione Abruzzo n. 48 del 2010 disciplina “la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione degli idrocarburi liquidi”."a strada da seguire sarebbe quella indicata dallo Statuto della Regione all’art. 75: il referendum è indetto quando “lo richiedano un cinquantesimo degli elettori, più Consigli comunali che rappresentino almeno un quinto della popolazione abruzzese, due Consigli provinciali”.
L’Abruzzo conta 1.342.975 abitanti e 305 Comuni. Questo vuol dire che occorrerebbero all’incirca 27.000 elettori disposti a sottoscrivere la richiesta di referendum o, in alternativa, una quindicina di Comuni (di medie dimensioni) disposti a deliberarla."
Perfetto. Lucido. Caro Professore lei è un valore aggiunto. Facciamolo, no?