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Modificare la legge sul petrolio con referendum

di Enzo Di Salvatore
2 minuti

La legge della Regione Abruzzo n. 48 del 2010 disciplina “la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione degli idrocarburi liquidi”.
Questa normativa appare irragionevole, in quanto – come sta a dimostrare la recente vicenda abruzzese relativa alle richieste della Medoilgas e della Adriatica Idrocarburi – non sarebbe possibile distinguere, né tecnicamente né giuridicamente, tra ricerca dei soli idrocarburi liquidi e ricerca dei soli idrocarburi gassosi. Per questo motivo, occorrerebbe seriamente chiedersi se non sia il caso di rivedere la legge regionale, nell’intento di recare una disciplina unitaria degli idrocarburi.
Le possibilità che si danno al riguardo sono due: approvare una nuova legge, che modifichi espressamente quella in vigore, oppure chiedere l’indizione di un referendum, con cui si elimini una sola parola dal testo della legge.
La legge regionale, infatti, reca una disciplina particolarmente restrittiva delle sole attività petrolifere, prevedendo che la valutazione della compatibilità/incompatibilità con talune aree del territorio regionale investa gli “idrocarburi liquidi”.
Eliminando la parola “liquidi” resterebbe in piedi la parola “idrocarburi”. In questo modo, la valutazione suddetta si estenderebbe anche a quelli gassosi.
La strada da seguire sarebbe quella indicata dallo Statuto della Regione all’art. 75: il referendum è indetto quando “lo richiedano un cinquantesimo degli elettori, più Consigli comunali che rappresentino almeno un quinto della popolazione abruzzese, due Consigli provinciali”.
L’Abruzzo conta 1.342.975 abitanti e 305 Comuni. Questo vuol dire che occorrerebbero all’incirca 27.000 elettori disposti a sottoscrivere la richiesta di referendum o, in alternativa, una quindicina di Comuni (di medie dimensioni) disposti a deliberarla.
Una volta richiesto e indetto il referendum, esso sarebbe valido solo se alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto – e, cioè, tutti coloro che nel giorno della consultazione, siano elettori della Regione – e solo qualora si raggiunga la maggioranza dei voti validamente espressi. Una strada un po’ impervia, si dirà. Ma la recente raccolta di firme lanciata dalla Federazione della Sinistra a sostegno della Riserva del Borsacchio dimostra come questa strada non sia affatto impossibile da praticare.

 

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"a legge della Regione Abruzzo n. 48 del 2010 disciplina “la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione degli idrocarburi liquidi”."a strada da seguire sarebbe quella indicata dallo Statuto della Regione all’art. 75: il referendum è indetto quando “lo richiedano un cinquantesimo degli elettori, più Consigli comunali che rappresentino almeno un quinto della popolazione abruzzese, due Consigli provinciali”.
L’Abruzzo conta 1.342.975 abitanti e 305 Comuni. Questo vuol dire che occorrerebbero all’incirca 27.000 elettori disposti a sottoscrivere la richiesta di referendum o, in alternativa, una quindicina di Comuni (di medie dimensioni) disposti a deliberarla."

Perfetto. Lucido. Caro Professore lei è un valore aggiunto. Facciamolo, no?

Il referendum non sarebbe certo la soluzione ideale. Se non altro perché con esso si potrebbe solo "eliminare" parte della disciplina esistente, senza poter innovare in profondità. Ma, intanto, sarebbe già qualcosa. Solo che anche per questo occorrerebbe che le forze politiche, che condividessero l'idea, si attivassero.
Il referenudm è una sconfitta per la Politica. ma come si fa? Come può la Provincia, la Regione aprire la porta a queste mostruosità? Caro Professore, lei è anche un ragazzo e per noi anziani è un piacere vedere forza e preparazione. Sono contenta di aver scoperto questo sito, segnalato da mia figlia, per leggere di lei. Ci tenga informati e che Dio la protegga.
Come ci insegna la storia recente, entrambe le strade vanno percorse in contemporanea. Grazie Enzo, come al solito puntuale e fattivo... come Michel Martone (Ah, ah, ah). Scherzavo, non ti offendere...
Non ho parole. Farò di tutto per scendere in piazza con la mia carrozzina. Essere disabili non significa non avere un valore civico. Sono pronto.
Alla grande. Referendum, subito.
A Teramo un potentone ha deciso di buttare nel cesso oltre 5000 firme raccolte per un referendum. Numericamente parlando, considerando che oltre 5000 cittadini hanno chiaramente sottoscritto di volersi pronunciare (forse negativamente, guardando anche alla storia dei referendum) su quanto sostenuto dal potentone per il bene della cità, mi viene da credere che il potentone abbia voluto preservare molti suoi interessi politici (solo?) con questo atto arbitrario e prepotente. Le chiedo professore: secondo Lei in Regione c'è qualcuno che ha a cuore la protezione del territorio e dei cittadini più dei propri interessi politici (solo?)?
Spererei proprio di sì. Vediamo, intanto, se questa proposta verrà raccolta da qualcuno. Non è certo la soluzione "finale", in quanto occorrerebbe dotare la Regione di una disciplina di ben più ampio respiro. Ma è il segno dei tempi: a me pare che, più in generale, l'attività del Legislatore regionale continui ad appiattirsi su questioni meramente economiche. Importanti anche quelle, ci mancherebbe. Tuttavia occorrerebbe maturare una diversa consapevolezza: che il Consiglio regionale è chiamato ad adottare leggi e non a varare regolamenti di condominio. Quante (fondamentali) leggi regionali sono state adottate dopo la Riforma del Titolo V della Costituzione? Una riforma, lo ricordo, che ha inteso riscrivere completamente le competenze delle Regioni.
Vorrei segnalare che la mozione contro la petrolizzazione in provincia non è passata per 10 voti a 9. Tra le file della minoranza è stata decisa l'assenza di un consigliere del PD. Dico questo perchè come il professore Di Salvatore sa perchè era relatore, alcuni giorni prima del consiglio provinciale si è svolto annunciato da una valanga di trombe un incontro sul tema organizzato proprio dal PD. Ma come sempre tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare (speriamo senza trivelle). Si continua a propagandare bene e a " distrarsi" quando arriva l'ora degli atti amministrativi che pesano come macigni. Per quel che riguarda il referendum da parte mia sono disponibile, anzi propongo se è possibile, di inserire in aggiunta il NO ad eventuali inceneritori. Lasciamo gli ormeggi...???
Secondo me su questa vicenda, nonostante tutto, c'è ancora molta disinformazione. Il 10 gennaio ci sarà un incontro pubblico a Roseto. Proviamo a lanciare in quella sede l'idea del referendum.