L’inquinamento ambientale è triste quadro del nostro tempo che ridiventa attuale ad ogni campagna elettorale, a celebrazione del nostro essere creduloni, passivi e fatalisti e a testimonianza di uno stile di vita ormai totalmente insalubre. In un crescendo di patologie tumorali, si inseriscono le crescenti preoccupazioni della popolazione concernenti i campi elettromagnetici e i potenziali effetti sulla salute umana. L’eccessivo rapido sviluppo di nuove tecnologie va di pari passo sicuramente con l’ignoranza diffusa del problema ma, soprattutto, con la noncuranza da parte di una politica confusa e assente che ha dimenticato ciò che la nostra Costituzione ha sancito con l’articolo 32 a tutela della salute pubblica. Ciò che infatti aumenta in termini esponenziali è la crescente sfiducia e la paura (più che giustificata nel nostro ex bel paese) che si agisca poco e male e si tenda a privilegiare interessi economici di qualcuno a discapito della salute di tutti. Il confine tra il lecito e l’illecito dovrebbe però essere stabilito dalla Legge, che, anche in un contesto di incertezza scientifica e di palese diffusa incompetenza, stabilisce punti fermi che non ammettono interpretazioni, nel rispetto del principio di precauzione sancito dall’art. 174 del Trattato Istitutivo dell’Unione Europea. Principio di precauzione : sta ad intendere un intervento precedente al danno, prevedere ed agire cioè affinchè il danno non si verifichi……ma noi siamo i professionisti dell’intervento postumo.
Nel rispetto di tale principio la Legge quadro 36/2001 e la L.R.45/2004 prevedono, in modo chiaro e inequivocabile, l’attuazione di tutte le misure di cautela da adottare per contenere il rischio per l’uomo e per l’ambiente ad un livello accettabile quando l’incertezza scientifica non consente di individuare con sicurezza effetti negativi. La salvaguardia dell’ambiente va coordinata naturalmente con le scelte della pianificazione territoriale ed urbanistica. In parole povere significa che non possiamo opporci al progresso ma, tenute in debito conto le esigenze di copertura dei vari servizi sul territorio, possiamo e dobbiamo controllarlo rendendolo compatibile con la vita attraverso l’applicazione di tutte le misure di sicurezza previste dalla Legge. E questo ha una sua logica.
Il Comune di Teramo si è adeguato nel 2011 a quanto previsto dalle Leggi sopra esposte, pubblicizzando con grande enfasi l’evento a dimostrazione della “volontà di tutela della salute dei cittadini” da parte dell’Amministrazione Comunale, determinando misurazioni in corrispondenza delle varie tipologie di antenne dislocate sul territorio. Alla faccia di quella che viene definita “la malattia del secolo” e dei “probabili” effetti a lungo termine sulla salute umana: dieci anni di distanza dalla Legge 36 e sette anni dalla L.R. 45/2004. Questo naturalmente non ha una sua logica se non prettamente Italiana. Il Comune di Teramo e non è il solo, ha probabilmente delle conoscenze a livello scientifico che permettono di trascurare tranquillamente ciò che la Legge vigente impone a tutela della popolazione residente in prossimità di sorgenti elettromagnetiche.
Questa è storia dell’ennesimo disservizio, di una ormai troppo frequente inutilità delle strutture dello Stato deputate al controllo e di una Legge costantemente disattesa, né applicata né sanzionatoria, verso una problematica che rischia, col tempo, di ridursi ad un tragico calcolo di percentuali legate all’aumento di questa o quella patologia. A noi il pretendere diverso atteggiamento senza volgere sempre lo sguardo, lottando per l’applicazione di quanto scritto a nostra tutela, a tutela dei nostri figli e del loro futuro, andando oltre l’argomento campi elettromagnetici e facendo si che, i controllori diventino controllati, eliminando il disservizio dilagante e garantendo almeno i limiti del rispetto della persona umana”, come stabilito dalla nostra Costituzione.
Capitolo 1.
Il fatto Nel periodo fine Estate-inizio Autunno del 2009 (solo 5 anni fa) alcuni predestinati condomini di un edificio in una centralissima via di Teramo iniziarono ad avvertire disturbi fisici di natura ignota e di difficile interpretazione. Vista la mancata comparsa di stigmate e dopo aver escluso fenomeni soprannaturali, i suddetti condomini segnalarono alla “competente” Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente di Teramo (A.R.T.A.), disturbi notturni probabilmente ricollegabili alla presenza di emissioni elettromagnetiche, chiedendo un sopralluogo. Da sottolineare, per dare un quadro il più possibile chiaro della situazione, l’edificio in questione ha una posizione centrale tra le antenne della telefonia poste ad una cinquantina di metri scarsi, una decina di grandi antenne ricetrasmittenti dell’adiacente stazione di polizia poste a 5-10 metri in linea d’aria dal muro dell’edificio, l’ex palazzo Enel con ignote eventuali attività residue, un ripetitore TV sulla collinetta che sovrasta la zona ed altre tipologie sparse di antenne. Da qui la segnalazione all’organo competente: una preoccupazione lecita ed il tentativo di dare spiegazione, con l’aiuto delle competenti autorità, a qualcosa di insolito che stava accadendo.
Capitolo 2.
I controlli Obbligo, non solo professionale, sarebbe stato l’organizzarsi da parte del “competente ufficio” C.E.M. dell’A.R.T.A. Teramo al fine di monitorare, nelle ore notturne, una zona che qualsiasi esperto, anche mia nonna buonanima, vista l’alta concentrazione di antenne a vista, avrebbe potuto definire “critica”. Il malessere avvertito da pochi, avrebbe potuto rivelarsi un fenomeno di ipersensibilità personale ma anche un campanello di allarme per tutti i residenti in zona ed andava accertato il tutto, nel pieno rispetto di quanto stabilito dalla vigente Legge. La lentezza dell’intervento successivo e la mancanza di strumentazione, potremmo inquadrarli in una “normale” maccheronica situazione all’Italiana; il successivo indagare un potenziale grave problema di salute pubblica, segnalato in orari notturni, con una rilevazione tra le 10.00 e le 10.20 di mattina, ha lasciato un attimo sconcertati anche i poco esperti in materia, palesando una presa per i fondelli verso la collettività…..certo è che, in tema di spending review, avrebbero potuto presentarsi con un animaletto simil-canarino delle miniere utilizzato per segnalare eventuali fughe di gas. Scusate, dimenticavo, ASL e Comune, convocati dalla stessa ARTA al fine di coordinare un intervento, mai pervenuti in cinque anni.
Capitolo 3.
Arriva la Legge “Italiana” La totale assenza/inadempienza delle “competenti autorità” ha indotto molte famiglie a presentare Esposto alla Procura della Repubblica con il semplice obiettivo di: 1. segnalare l’inadempienza delle “competenti autorità; 2. conoscere la reale situazione di un area ad alta densità residenziale (che la Legge ritiene prioritaria) su cui incidono varie tipologie di antenne; 3. la necessità a tal fine, di reperire tutte le autorizzazioni ai fini dell’installazione in zona ad alta densità residenziale e i risultati dei monitoraggi annuali cui le “competenti autorità” sono obbligate ai fini di tutela. Il sopracitato esposto riportava parere tecnico di esperti (veri esperti) che puntavano severamente il dito sull’atteggiamento perseguito dalle nostre “competenti autorità”. In mancanza di dati ed informazioni sulle sorgenti di emissione responsabili dei disturbi segnalati e ai fini di una seria verifica del problema, si segnalava con estrema chiarezza, naturalmente negli orari notturni richiesti, la necessità di utilizzo di uno strumento chiamato Analizzatore di Spettro, strumento che individua qualsiasi fonte di emissione coprendo l’intero spettro elettromagnetico. Tale strumento avrebbe permesso di rilevare altre intuibili fonti di emissione oltre quelle a vista quali, ad esempio, operazioni di trasmissione dati notturne, un radioamatore improvvisato, un lampione o un cancello elettrico impazzito, un attacco alieno e chi più ne ha più ne metta.
Infine, cosa molto ovvia ma non per tutti a quanto pare, si sarebbe potuto trattare di effetti dovuti alla sommatoria di emissioni provenienti da tutti gli impianti affacciantesi sul condominio in questione (che vi ricordo assume una posizione centrale rispetto alle numerose fonti circostanti).
Invece… “ABRACADABRA” et voilà: due rilevazioni, la prima c.ca un mese dopo la richiesta di sopralluogo (2009), la seconda tre anni dopo (periodo Natale 2012), su mandato della Procura, effettuate di mattina e senza strumentazione idonea, hanno permesso di escludere, dopo una tavola rotonda di esperti (probabilmente di tossinfezioni alimentari), emissioni potenzialmente pericolose per la salute dei cittadini nelle ore notturne. Non è facile avere un approccio critico e distaccato su problematiche che coinvolgono emotivamente in prima persona ma la nomina di un Consulente Tecnico (CTU) da parte della Procura, avrebbe probabilmente fatto chiarezza e messo in maggior risalto le inadempienze delle “competenti autorità”…..forse. Un CTU avrebbe avuto un approccio tecnico, provvedendo, probabilmente, a un censimento delle fonti di emissione presenti in zona, verificando le autorizzazioni e i risultati dei monitoraggi annuali cui l’Arta è obbligata ad attenersi.
Avrebbe probabilmente evidenziato come una sommaria misura con una strumentazione come il PMM portatile utilizzato dai responsabili dell’A.R.T.A., di mattina, non costituisse in ALCUN MODO seria valutazione del rischio esistente nel luogo in esame escludendo ampie probabilità di identificare un potenziale colpevole e avrebbe imposto l’uso di un Analizzatore di spettro. Il CTU avrebbe probabilmente richiesto, nei limiti del segreto militare, informazioni circa i dati ed i controlli sulle emissioni delle antenne della vicina Stazione di Polizia e chiuso il cerchio con una relazione di spessore tecnico ma soprattutto, avrebbe evitato venisse affidato incarico di indagine contro ignoti alla Questura che, con tutto il rispetto, era ed è potenzialmente parte in causa nel discorso. Risultato? Richiesta di Archiviazione. Chi tutela chi in questo paese? In cinque anni, con a sostegno il buon senso, relazioni tecniche di gente esperta dell’argomento e soprattutto la LEGGE Italiana, non siamo riusciti ad avere misurazioni in continuo notturne che ci permettessero di escludere emissione pericolose per la salute dei residenti. INDEGNO! E’ difficile comprendere i complicati meccanismi che muovono la macchina della giustizia e i dubbi che seguono, nascono probabilmente nella mente di chi non la conosce a fondo ma diventano leciti con l’utilizzo del buon senso e di un elementare ragionamento: se mi baso su relazioni delle “competenti autorità” per motivare una richiesta di archiviazione, come posso non tener conto di una eventuale inadempienza denunciata, degli stessi Enti, rispetto a quanto stabilito dalla Legge? Una volta dimostrata l’inadempienza, l’incompetenza e l’inadeguato approccio tecnico al problema, tutto il castello di carta a sostegno della richiesta di archiviazione sarebbe venuto giù.
Le tante famiglie coinvolte, ostinate, hanno impugnato quel principio di tutela stabilito dalla Legge presentando opposizione alla richiesta di archiviazione…risultato scontato signori miei, opposizione respinta. Il fatto non sussiste. L’ufficio del GIP dice che il Pubblico Ministero, nella sue decisioni, non è tenuto a esprimersi sul mancato rispetto, da parte di Enti pubblici, di procedure o di obblighi stabiliti da specifiche Normative però, a quanto pare, il P.M. può basare le sue decisioni su relazioni provenienti dagli stessi Enti che si muovono, potenzialmente, al di fuori dei dettami stabiliti dalla vigente Normativa.
Siamo all’assurdo. L’inquinamento elettromagnetico, cerco di tradurre, non va valutato dal superamento dei limiti di legge, ma dalla idoneità di tali emissioni a determinare danni alle persone da provarsi in modo certo ed obiettivo. Questo ci riporta alla necessità, a volte, di dare un sostegno scientifico al giudice al fine di giudicare un argomento scientifico. Il “danno certo da provare” egregio Sig. GIP, ci riporta a statistiche post-mortem a testimonianza dell’aumento, nel tempo, di varie patologie quindi, a danno avvenuto e questo è ciò che la vigente Legge cerca, al contrario, di evitare avvenga. La legge non parla di dimostrare il danno prima di giustificare legalmente un intervento ma parla di prevenire il danno, attraverso il rispetto della Legge, in primis, da parte delle autorità dello Stato deputate alla nostra tutela.
Questo articolo è rivolto a tutti quelli che costituiscono associazioni di quartiere e poi mollano assumendo atteggiamento fatalista e rassegnato, mettendo sul piatto la salute loro e dei loro cari. Evitare il problema aiuta sicuramente a dormire meglio di notte ma sta a noi il cambiamento. Se lasciamo prevalga l’accettazione passiva di ciò che accade e tutto ci scorra addosso, anche ciò che fa legittimamente sorgere il “benché minimo dubbio” si possa mettere a rischio la salute dei nostri cari, allora perdiamo su tutti i fronti. Esiste una Legge perché questo dubbio venga dissipato: esigiamone il rispetto a nostra tutela.
Giovanni Foschi
Commenta
Commenti