Ho nel cassetto la tessera di socio fondatore del PD e nella borsa quella di iscritta per l'anno 2012.
Ho creduto all'idea riformista (mai termine fu più abusato!) che questo Partito avrebbe dovuto incarnare e mi sono impegnata all'interno dell'organizzazione, come componente della segreteria provinciale guidata da Robert Verrocchio.
Avevo la stessa motivazione idealistica del protagonista del romanzo di Hemingwayana memoria (Addio alle armi) e la stessa sua visione romantica dell'impegno civile.
Il PD abruzzese tutto, ma in particolare quello teramano, aveva - all'epoca - inanellato una serie di pesanti sconfitte elettorali, frutto della visione miope (per non dire di peggio) di una dirigenza che io consideravo da "rottamare" e che immaginavo, con la tipica presunzione dell'ingenua, di poter cambiare "dal di dentro".
Oggi mi arrendo, così come si arrese Frederic Henry.
Voglio assumermi la responsabilità di non aver saputo oppormi all'elezione di un segretario regionale come Silvio Paolucci, imposto da Franco Marini (gioisco della sua mancata rielezione) e rivelatosi completamente inadeguato. Tanto fallace, quanto presuntuoso.
Voglio fare il mea culpa per aver sopportato, senza sbattere la porta e andare via, che di nuovo fosse eletto segretario dell'Unione Comunale di Teramo, il mio amico Alberto Melarangelo. Ottima persona, ma assolutamente priva delle qualità di leadership che occorrono per quel ruolo.
Ho sopportato che, nonostante la pesante sconfitta al Comune di Roseto, Ginoble continuasse a dettar legge nel PD, tanto da potersi pure riproporre quale candidato al Parlamento.
Ho ingoiato il boccone amaro delle primarie farlocche, che il buon Paolucci ha definito come "feste della democrazia" mentre sarebbe stato meglio chiamarle "presa per i fondelli della democrazia". Primarie che, pur escludendo larga parte del potenziale elettorato, sono state spacciate come "volontà popolare", credendo pure di poterci dare a bere che davvero, per esempio i rosetani, volessero Ginoble come loro rappresentante alla Camera dei Deputati (il vero risultato di Roseto, ahimé, oggi è sotto gli occhi di tutti).
Mi sono bevuta pure il veleno del veder catapultato da Roma, nella lista abruzzese, il canuto Franco Marini, inviso ai più e responsabile conclamato della debacle del centro-sinistra dell'ultimo ventennio. Senza parlare della Bindi, della Finocchiaro e di altri simili bellimbusti che occupano da sempre, manu militari, il Parlamento italiano.
Per questo, oggi sono qui. Per il mio addio alle armi e per chiedere perdono ai miei familiari, ai miei amici e pure a tutti quelli che non conosco.
Spero che il PD sappia rinascere dalle proprie ceneri, dopo aver utilmente azzerato tutta la dirigenza nazionale e locale, responsabile di aver condotto l'Italia in questo cul-de-sac.
Fino ad allora, non contate su di me.
Lidia Bocci
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hahahahah...buona questa , Monticelli si sente vitima sel sistema partito! Siamo alla tragicomica...