L’orizzonte su cui si è svolta la recente campagna elettorale si fa sempre più nitido e chiaro, così come oscuro e preoccupante si fa il futuro del territorio di Teramo e della sua provincia.
La sensazione ,soprattutto per chi è stato in prima linea come candidato, è che si sia giocata una partita “truccata”, già decisa prima ancora del risultato emerso dalle urne.
A preoccuparmi è la scarsa attenzione rivolta a Teramo città ed a gran parte della sua provincia.
A dire il vero, lo avevo temuto. Se è vero che la giunta Chiodi aveva prodotto un’anomalia , nell’evidente squilibrio di rappresentanza , determinando un precedente di cui oggi, forse, paghiamo il conto, è altrettanto vero che in tanti abbiamo invocato ,e per questo “messo la faccia”, un cambiamento ,un’inversione di rotta.
Negli anni vissuti da consigliera di minoranza al Comune di Atri ho combattuto contro la lottizzazione sfacciata e volgare, contro la prepotenza che ,forse, ancora troppo idealmente , imputavo ad una “ parte” .
Prendo atto, oggi, che il “copione” è ,invece, sempre lo stesso.
Cambiano gli uomini, ma non i metodi.
Già ,gli uomini. Apro una parentesi sull’ipocrisia della sbandierata rappresentanza di genere : fiocchetto rosa necessario solo a chiudere le liste ( per imposizione di legge), quando i giochi erano più che fatti.
Il risultato?
Un governo regionale più maschile e maschilista di sempre.
E non si dica, per favore, che le donne non votano le donne !
Le donne candidate, la gran parte di esse, hanno trovato un campo già saturo quando è ufficialmente iniziata la campagna elettorale. Basta per favore, non abbiamo più nulla da imparare!
Quello della territorialità è ,oggi, la vera emergenza, la vera priorità che può trasformarsi in contrapposizione tra territori. Le quattro province abruzzesi ,diverse per peculiarità specifiche ma uguali nell’importanza, rischiano di vedersi condizionate da logiche di priorità ,non di programmi, ma di ruoli, già preconfezionati prima ancora che fossero presentate le liste .
Il primo requisito ,in politica, come nella vita ,è la coerenza ,nelle parole e nelle azioni. Per carattere e per autonomia, ho sempre detto quel che penso , e torno a farlo. Avrà forse ragione Brucchi?
Mi chiedo ,ora, cosa ne pensi, cara Manola. Ti ho sostenuta ,perché ho creduto che fosse possibile cambiare rotta. Ti sei battuta perché questo fosse possibile…ora hai davanti una sfida enorme, e l’hai verso i tuoi amici, senza più alibi, perché è il tuo partito, di cui sei presidente .
Riponi gli abiti dell’ appartenenza e indossa quelli della teramanità. La territorialità non s’invoca a fasi alterne.
Gabriella Liberatore
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