Egregio dottor Falconi,
leggo la prima puntata che Lei dedica all’Università di Teramo e La ringrazio per l’attenzione che ha voluto riservare al nostro Ateneo. Il ringraziamento non è né formale, né ironico, ma vuole riconoscere il valore che personalmente attribuisco a qualsiasi stimolo al miglioramento del governo della nostra Istituzione: l’Università è una preziosa risorsa che merita ogni attenzione e cura possibile da parte di chiunque e, in tal senso, ritengo utile il Suo interessamento che consente di condividere ulteriori informazioni e notizie.
Vengo alle questioni da Lei sollevate e alle relative domande.
Caro Magnifico Rettore perché prevedere la figura di un suo portavoce per un Ateneo di provincia con meno di 9 mila iscritti?
L’Ateneo ha meno di 8.000 iscritti e sta superando con successo uno dei momenti più impegnativi della sua pur breve esistenza. Al 1° gennaio 2013 tutti gli indicatori presentavano un segno negativo: iscrizioni in calo, finanziamenti in diminuzione, struttura organizzativa inadeguata, situazione logistica non più sostenibile, ecc. Grazie all’impegno di buona parte del personale dell’Ateneo, docente e amministrativo, abbiamo varato un piano di risanamento e di sviluppo che sta producendo risultati straordinariamente positivi attraverso una molteplicità di azioni e di programmi di radicale innovazione (solo per citarne alcuni: apertura del nuovo ospedale, iscrizioni in ripresa, dottorati potenziati, chiusura di 5 sedi su 10, apertura delle mense di Colleparco e di Piano d’Accio, Patto con lo studente con forte incremento del numero degli esami superati dagli studenti, nuova organizzazione, investimento straordinario di 5 milioni in attrezzature di ricerca con il PNS, consegna dei lavori per la nuova biblioteca, avvio delle procedure per la realizzazione di una palestra e di campi sportivi, Progetto Tablet, ecc.). È necessario che queste azioni e questi programmi vengano adeguatamente comunicati perché possano essere apprezzati, condivisi e, conseguentemente, perché possano produrre risultati. Un grande Ateneo come Roma La Sapienza, paradossalmente, ha meno bisogno di investire nella comunicazione perché qualsiasi operazione dovesse porre in essere avrebbe un immediato risalto sulla stampa e sugli altri mezzi di comunicazione; di contro, un piccolo Ateneo ha necessità di parlare con una voce più forte per essere ascoltato (naturalmente in termini relativi). Per questo ho ritenuto opportuno implementare il mio staff con la figura di un portavoce all’interno di una più ampia ristrutturazione dei servizi direttamente collegati al mio Ufficio che mi ha indotto a non avere indugi nella politica di tagli: ho eliminato tre autisti (che oggi svolgono ruoli maggiormente produttivi per l’Ateneo) abolendo il servizio di “auto blu”, ho chiuso la sede di rappresentanza del vecchio Rettorato e, più in generale, ho persino messo in vendita quadri e lampadari, cercando di coniugare rigore nella spesa ed efficacia nell’azione. In tale contesto ricade la scelta del portavoce.
Caro Magnifico Rettore non è sufficiente il suo staff che prevede la presenza di cinque dipendenti tra cui un Dirigente e due Funzionari con ruoli simili o specifici di comunicazione?
Nell’Ateneo esiste un solo dirigente, la Direttrice generale, che ha ben altri e più gravosi compiti da assolvere che non curare l’informazione. Ho effettuato una ricognizione interna con apposito bando per affidare l’incarico di portavoce, ma purtroppo non è stata riscontrata alcuna professionalità dotata di adeguate competenze. La Commissione di valutazione relativa alla ricognizione interna è stata da me presieduta ed è stata composta da tutti i presidi emeriti che la Facoltà di Scienze della comunicazione ha avuto, il prof. Franco Benigno, il prof. Luigi Burroni e me stesso, a garanzia di assoluta terzietà e autorevolezza nelle procedure valutative. Personalmente non avrei difficoltà a rendere pubblici i verbali della Commissione se solo i candidati interessati lo consentissero: chiederò loro l’assenso e, ottenutolo, procederò senza indugio nella pubblicazione.
Caro Magnifico Rettore la Fondazione che in realtà è come dire l'ateneo non ha sul libro paga un ufficio stampa e uno staff del Direttore Generale con compiti simili alla comunicazione verso l'esterno?
La legge 7 giugno 2000 n. 150 prevede l’attivazione di circuiti di informazione e di comunicazione tra amministrazioni e cittadini come uno degli aspetti irrinunciabili della democratizzazione dell’informazione. In tal senso disciplina la figura del Portavoce e l’istituzione dell’Ufficio stampa, disponendo all'articolo 9 il conferimento alle pubbliche Amministrazioni di un potere discrezionale in base al quale, se lo ritengono utile per i superiori interessi pubblici, possono "dotarsi, anche in forma associata, di un ufficio stampa". Secondo la legge, dunque, mentre le attività di comunicazione di un Ente si svolgono attraverso l’URP, quelle di informazione si realizzano attraverso l’Ufficio stampa e il Portavoce. Questa figura è, pertanto, quella che cura i rapporti di carattere politico-istituzionale del vertice dell’Ente con gli organi di informazione, come recita l’art. 7 nel quale si stabilisce che “L’organo di vertice dell’amministrazione pubblica può essere coadiuvato da un portavoce, anche esterno all’amministrazione, con compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione.” Con riferimento al nostro Ateneo e nel pieno rispetto dei ruoli così come normati dalla legge, mentre compito fondamentale del Portavoce sarà quello di comunicare e informare circa il programma istituzionale del Rettore, l’Ufficio Stampa resterà preposto all’informazione rivolta all’esterno delle attività istituzionali dell’intera organizzazione.
Caro Magnifico Rettore è vero che ha avuto parere negativo dai revisori e nonostante tutto ha provveduto lo stesso all'emanazione del bando?
Non ho avuto parere negativo del Collegio dei revisori su questo punto, bensì su altre decisioni (parere che verrà pubblicato come di consueto sul sito dell’Ateneo quando sarà portato a conoscenza del Consiglio di amministrazione nella seduta del prossimo 6 maggio); tuttavia, mi preme sottolineare che, acclarato il pieno rispetto della legge e dello statuto, qualora fossi convinto della bontà di una operazione non mi lascerei certo fermare da un parere negativo del Collegio dei revisori, ma adirei il livello superiore dei controlli per verificare fino all’ultima istanza la fattibilità del progetto in questione. In altri termini, non ho intenzione di trascorrere le mie giornate in Rettorato a “scaldare la sedia” o a “tagliare i nastri”, ma voglio impegnarmi, insieme a tutto il personale, per risollevare e far sviluppare il nostro Ateneo e sono pronto, per far questo, ad affrontare qualsiasi “parere negativo” con un solo faro orientante: il rispetto pieno e assoluto della legalità, rispetto formale e sostanziale.
Caro Magnifico Rettore è vero che è necessaria la preventiva autorizzazione della Corte dei Conti?
Certo che è necessario il parere preventivo della Corte dei conti: lo abbiamo scritto nell’art. 1 del bando di cui Lei riporta il link. Come cittadino, prima ancora che come Rettore, sono ben felice che queste operazioni siano assoggettate al controllo contabile da parte della Corte dei Conti.
Caro Magnifico Rettore è vero che di fronte a queste critiche lei in sede di cda ha minacciato le dimissioni, giustificando la sua esigenza di doversi rivolgere a una competenza esterna perché il personale amministrativo non è all'altezza?
Caro Magnifico Rettore è vero che ha definito in maniera pesante i dipendenti dell'Università e per questo motivo la Fcl cgil di UniTe ha richiesto la registrazione della seduta?
La discussione a cui credo Lei si riferisca si è svolta dopo la conclusione della seduta del Consiglio di amministrazione del 25 marzo scorso e, conseguentemente, non riverbera su alcuna delibera, come sarà possibile osservare dalla pubblicazione del relativo verbale che avverrà, come di prassi, dopo l’approvazione prevista nella seduta successiva dell’Organo (che si terrà il 6 maggio prossimo). Tuttavia, al fine di favorire ulteriormente la trasparenza nel governo dell’Ateneo, Le riepilogo i punti salienti della mia esternazione. Ho sempre ritenuto e continuo a ritenere che buona parte del personale amministrativo, tecnico e di biblioteca dell’Università di Teramo si distingua per ottima professionalità, straordinaria capacità di impegno ed efficacia di azione. Cionondimeno rilevo anche la presenza di unità lavorative che al contrario conseguono risultati non così pienamente positivi e rilevo altresì dei dati che mi limito a definire anomali. Uno tra tutti: il tasso di assenze; si pensi che, ad esempio, nel trimestre settembre-ottobre-novembre 2013 il personale amministrativo, tecnico e di biblioteca dell’Università di Teramo ha fatto registrare un tasso di assenze pari al 36,84% contro l’analogo tasso pari all’11,22% dell’Università di Chieti-Pescara e al tasso del 13,86% dell’Università de L’Aquila. A cosa sia dovuto questo valore anomalo non saprei dire, anzi ho chiesto aiuto anche alla FclCgil di UniTe per una piena comprensione del fenomeno che produce gravi conseguenze, poiché, a parità di lavoro complessivo da svolgere, se questo ricade solo sulle spalle di alcuni (il solo 63,16% del personale presente), questi ultimi saranno costretti a sobbarcarsi un ulteriore impegno, quasi doppio rispetto a quello previsto, e questo non è giusto per coloro che sono sempre presenti sul lavoro e si impegnano quotidianamente per l’Ateneo. Inoltre, poiché il personale in questione ha un costo annuo pari a circa 8 milioni di euro, il protrarsi di un tasso di assenza così elevato, anche depurato dalle ferie, potrebbe produrre una perdita di qualche milione di euro per anno, perdita che l'Ateneo non può tollerare in un periodo di ristrettezze finanziarie come quello che stiamo attraversando.
Se così fosse, caro Magnifico Rettore, lei dovrebbe dimettersi subito...per il suo ultimo comunicato stampa, siamo pronti a darle una mano...gratuitamente.
Nel ringraziarLa per la Sua cortese disponibilità, Le confermo che mi dimetterò un minuto dopo aver constatato l’impossibilità di una mia azione efficace di governo dell’Ateneo. Il mandato rettorile comporta un impegno rilevante di tempo, energie e attenzioni, oltre che una assunzione di responsabilità particolarmente gravosa che è giustificata solo dalla possibilità di conseguire ambiziosi risultati per l’Ateneo. Credo che l’Università di Teramo abbia vissuto l’ultimo triennio ben immersa in un contesto caratterizzato dalla logica del rispetto della perfezione solo formale degli atti coniugata alla assoluta ignoranza dell’aspetto sostanziale dei problemi, secondo un modo di procedere che, nel curare prevalentemente l’elusione da qualsiasi assunzione di responsabilità, si è accompagnata alla totale indifferenze delle esigenze dell’Ateneo.
È mia intenzione continuare a sostenere la rivoluzione culturale avviata all’interno dell’Ateneo secondo la quale il rispetto delle regole e il principio di legalità – che per una amministrazione pubblica quale l’Università di Teramo resta il principio orientante di tutte le attività – deve essere coniugato alla risoluzione sostanziale dei problemi e, nel caso dell’Ateneo teramano in questo particolare momento storico, al superamento della fase critica e al riavvio di un processo di sviluppo.
Auspico, in questo, che il personale tutto dell’Ateneo e la Città di Teramo vogliano condividere il progetto e concorrere alla sua piena realizzazione.
Luciano D'Amico
Caro Magnifico Rettore,
la sua risposta è sinonimo di intelligenza e desiderio di coinvolgere la nostra Università degli Studi di Teramo verso un'inevitabile rilancio nel presente del futuro.
Nel sentirmi inadeguato, le prometto la massima attenzione nella lettura dei dati trasparenti.
In silenzio cercherò di collaborare con il suo staff perchè ritengo l'UniTe una risorsa da esportare per qualità e ricerca.
Ho avuto recentemente la possibilità di raccontare le inchieste di un blog di provincia agli studenti di Scienza della Comunicazione e ho condiviso con loro la storia della Tercas che poche ore dopo sarebbe andata in onda a Presa Diretta su Rai Tre.
Le assicuro una lezione emozionante.
Piccoli appunti a memoria sul suo scritto.
Il collegio dei Revisori penso sia stata una sua scelta o almeno condivisa.
Mi sembra che il presidente, il Prof. Pala, sia dimissionario e ancora non sostituito.
Penso che abbia espresso forte critiche sulla Fondazione.
Mi sembra che in questo momento il Collegio dei Revisori stia operando con soli due membri.
Mi sembra che i revisori contestino circa 700 mila euro di spese fatte dalla Fondazione.
Mi sembra che si stiano attendendo le motivazioni di tali spese.
Mi sembra che nelle more i revisori abbiano toccato anche il portavoce.
Mi sembra che all'inizio il portavoce doveva essere assunto dalla Fondazione e solo dopo il parere negativo sia nata l'esigenza di un bando pubblico.
Le assicuro, Magnifico Rettore, che con la sua stessa passione leggerò il bilancio di UniTe e pubblicherò la relazione del collegio dei revisori dei conti.
Sempre per la Trasperenza che ci unisce...UniTE
....alla prossima puntata....
Giancarlo Falconi
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Commenti
Caro Lorenzo, nell'augurarti Buona Pasqua, ti sottolineo due fattori importanti.
La risposta del Rettore che sostanzialmente non smentisce ciò che ho riportato perchè non può essere smentito e poi, la tua sicurezza che mi ricorda quello di due storici personaggi teramani o simil tali.
Hai scritto le stesse parole che mi dissero Varrassi e Nisii.
Flop.
Mi auguro che il Rettore D'Amico non sia uccellato dal suo malaugurio.