Gentile Giancarlo,
in questi giorni, sono stati talmente in tanti a chiedersi cosa fosse la “cultura”, che ho pensato di darti la mia opinione, quella stessa che darei ai miei figli. Per me, un Teramano Medio, la cultura è critica, e la critica non equivale a fare un casino prepotente. Critica per me significa, innanzitutto, pensare con la propria testa. E infine, ragionare con la propria testa, non significa che, se non la penso come gli occupanti dell’ex Oviesse, allora io debba necessariamente pensarla come i loro antagonisti. La testa è mia e me la gestisco io: non è del sindaco, e non è degli “artisti”. Detto altrimenti: se non sta dalla parte degli “artisti”, il mio cervello non è stato lobotomizzato dal sindaco. E viceversa.
Tuttavia, in queste settimane, non è stato possibile criticare gli occupanti dell’ex Oviesse, ossia sottoporli ad un parere che non fosse uguale al loro, senza incappare nell’accusa di stare dall’altra parte, e senza vedersi sbeffeggiati con argomenti elevati, tipo: “Tu zitto, che tuo zio era Batman, e solo per questo hai fatto gli spettacoli a Gotham City”.
“Tizio e Caio ci criticano su Topolino? Ma dove, su Topolino, che è controllato da Walt Disney, che se la faceva con Nonna Papera, che ha preso tangenti da Pluto?”.
Fanno paura, questi argomenti. E non fanno paura perché avanzati da paladini della libertà, da ragazzi giovani (alla loro età, i miei nonni avevano già sei figli), che finalmente si ribellano.
Fanno paura perché, chi si sta servendo di questi ragazzi è peggiore di coloro ai quali si oppone, perché più subdolo, perché dietro tanti ideali sbandierati, ha messo in moto la versione al pecorino della macchina del fango di berlusconiana memoria, di cui oggi Grillo è diretto ereditiero.
Si avvale della popolarità per promuovere il populismo, e scambia il populismo con “avanti popolo”.
Non mi piace, e non vorrei mai la mia città governata da questa gente, o da chi dà loro troppo spazio.
Non vorrei mai la mia città amministrata da persone che, quando si chiamano in causa i loro modi, quando si esprime un’opinione diversa dalla loro, invece di riflettere e di fornire una risposta seria, vanno a scavare negli alberi genealogici, lasciano video che insultano con voce sussiegosa, o con exploit da stadio – TENEDEVIANDAREEEEEEEE - vanno a cercare scheletri nell’armadio, si danno man forte su Facebook e sul loro organo (mai denominazione fu più evocativa) di comunicazione.
Dicevamo, la cultura è la critica, ed essere critici significa anche domandarsi e domandare: cosa c’è, dietro la tela dipinta di tanti bei colori? Chiederei questo, ai miei figli. E lascerei a loro la risposta, magari proponendo un ulteriore esercizio: aprire un qualsiasi libro di storia, e vedere con quali modi e con quali toni sono iniziati i periodi più bui della nostra umanità.
Grazie per lo spazio che mi hai dedicato, e complimenti per il tuo lavoro.
Teramano Medio
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