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Piccone e la Camorra

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Lo scrissi in tempi non sospetti “ Chiodi nella morsa della piovra”. Ero e sono preoccupato per l’uomo di piazza Sant’Anna in Teramo. Ero e sono preoccupato per il mio Abruzzo.  La mia esperienza napoletana mi ha fatto conoscere la faccia violenta della camorra. La faccia che uccide. Ma c’è un altro viso. Quello che ricatta, usura il cuore dei politici, l’anima degli imprenditori, l’etica dei colletti bianchi. La corruzione. La Repubblica riporta la notizia di un presunto avviso di garanzia per il senatore del PDl Filippo Piccone. L’uomo che doveva candidarsi come presidente della regione Abruzzo, ma era da tempo discusso e chiacchierato a Roma. Nei bei palazzi romani. Gianni Chiodi aveva un’altra immagine. Un altro stile. La notizia arriva direttamente  dalla Procura napoletana. Intercettazioni su intercettazioni che proverebbero i contatti tra il senatore Piccone e il clan dei Casalesi. Sapete chi sono i Casalesi?

"Il clan dei casalesi è un cartello camorristico dell'Agro Aversano che prende il nome dalla sua città d'origine, Casal di Principe. Ne fanno parte differenti clan. Le attività della cosca sono state segnalate in diverse regioni d'Italia (Lazio e Lombardia in testa), con una forte presenza riscontrata anche in alcuni stati europei (Spagna e Scozia). Secondo una stima della DNA di Napoli il fatturato risultante delle aziende controllate dal clan e dei traffici illeciti si aggirerebbe attorno ai 30 miliardi di euro.Dal 1985 al 2004 sarebbero stati compiuti dal clan 646 omicidi.La mafia casalese non è un clan qualunque di camorra o di mafia, ma una vera e propria organizzazione criminale, paragonabile a 'ndrangheta e mafia siciliana, che sta dimostrando talvolta di essere addirittura egemone su mafia calabrese e siciliana".

La ricostruzione sulla pelle degli aquilani. Una delle tante aziende dell’impero Piccone è coinvolta in un’indagine sul riciclaggio di denaro, poi per aver ottenuto per meriti, sempre e solo per meriti, diversi appalti post  terremoto per oltre due milioni di  euro. Ma in Italia non si dimette nessuno? Arriveranno altri avvisi di garanzia.  Alcuni clamorosi.

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Il sen. Piccone risulta tuttora non indagato.

Da Futurocomune a Firma Dino Cardarelli la replica del Sen. Piccone

È un’operazione di killeraggio mediatico, un processo kafkiano basato sul nulla”. Filippo Piccone passa al contrattacco. Il senatore del PDL, nonché sindaco di Celano, respinge duramente le accuse di aver 'aiutato' i Casalesi ad entrare negli appalti per la ricostruzione de L’Aquila. Il nome di Piccone sarebbe emerso da alcune intercettazioni telefoniche, svelate da Repubblica, ma il coordinatore regionale del PDL smentisce qualsiasi coinvolgimento nella vicenda.

“La situazione è grave ma non è seria – esordisce Piccone davanti ad una nutrita platea di giornalisti – si tratta di accuse infondate, basate sul nulla, e a dimostrazione di ciò c’è il fatto che proprio stamattina la Procura de L’Aquila ha comunicato ai miei avvocati che non sono iscritto nel registro degli indagati. Il vero casalese – continua il senatore - è il giornalista che ha scritto l’articolo. Io i Casalesi non so nemmeno chi siano, non ho avuto alcun contatto con aziende di quella zona, e a questo punto dovrebbe intervenire Roberto Saviano per spiegare davvero chi sono e come operano. Inoltre, se è vero che l’inchiesta era blindata, mi chiedo: come è possibile che un giornalista sia riuscito ad avere tutte queste informazioni?”.

Secondo Piccone quanto accaduto rappresenterebbe parte di una strategia per screditare il PDL: “Non si può andare avanti con questo clima, in cui si cerca di screditare le persone con accuse inesistenti. Ci sono settori politici ed economici che tramano contro il PDL, e che puntualmente si mettono in moto in queste occasioni. Finora me ne sono rimasto tranquillo – attacca ancora Piccone – ma d’ora in avanti non sarà più così. Denuncerò tutti quei giornalisti ed organi di stampa che hanno scritto e continueranno a scrivere idiozie, ritirando fuori, ad intervalli periodici, anche vecchie vicende come quella dei termovalorizzatori o dei soldi che avrei pagato a Sabatino Aracu per comprare la candidatura. Sono sicuro di non aver fatto niente – conclude il senatore – nelle intercettazioni ho un ruolo passivo, perché il mio nome viene fatto da altri, ed in 17 anni di vita politica non sono mai stato indagato, né ho mai ricevuto avvisi di garanzia”.

E ti pareva che non arriva la denuncia del complotto! ma che hanno la complottite acute?