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L'Abruzzo è in Start Up. Intervista a Passera e Rangone.

21 minuti

L’Abruzzo e le START-UP: l’accendiamo? 

In tutte le economie moderne il concetto di START-UP evoca sviluppo coadiuvato ad innovazione Tecnologica.
Due parole chiacchieratissime e sempre più alla moda, queste, a cui molti affidano le proprie speranze di rilancio di un’economia sempre più nel baratro.
Un pò di polvere di stelle per continuare a sognare…. a noi, piace vederla così.
E pensare che cent’anni fa, Joseph Alois Schumpeter (1883 – 1950), uno dei più autorevoli economisti dello scorso secolo, con il suo libro “Teoria dello Sviluppo Economico” (1912) insegnava che “…l'imprenditore, introduce nuovi prodotti, sfrutta le innovazioni tecnologiche, apre nuovi mercati, cambia le modalità organizzative della produzione. L'imprenditore può fare questo in quanto dispone dei capitali messigli a disposizione dalle banche, che remunera con l'interesse, ossia una parte del profitto aggiuntivo realizzato grazie all'innovazione”.
E dunque….sì, ..nella sua definizione è imprenditore chi INNOVA.
Ma cosa vuol dire, veramente, innovare? Difficile dare una definizione…(ci proviamo)magari tirar fuori qualcosa di utile, semplice, di larga diffusione ed a basso costo. 
Ma la ricetta non è semplicemente questa, ci vuole l’estro, il brio, il fiuto, il rischio… e tanto coraggio.
www.abruzzostartup.com/

L’italia e le START UP.

Finalmente anche la nostra Italia si è sintonizzata, con determinazione, su questa lunghezza d’onda ed ormai, da più di un anno e mezzo il nostro legislatore ha messo in campo un corpo normativo che definisce i contenuti di un sistema agevolativo pensato ad hoc per dare supporto allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali, appunto le cosiddette Start-up.
Ma di che tratta? Vediamo in sintesi e con parole semplici di capire cosa abbiamo a disposizione per provare a essere imprenditori…..

Il concepimento e la nascita.
La fonte è il DL. 18.10.2012, n. 179, convertito con modifiche con L. 17.12.2012, n. 221 – ribattezzata “Decreto Crescita-bis” e generatasi durante il Governo Monti ad opera dell’allora Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera. In seguito sono state fatte modifiche con l’art. 9 del DL. 28/6/2013, n. 76 convertito in L. 09/8/2013, n.99. Queste norme intendono favorire lo sviluppo armonico di un “ecosistema favorevole” per l’impresa Start Up Innovativa attraverso un’ampia serie di agevolazioni e semplificazioni che toccano tutti gli aspetti del suo ciclo di vita, dalla nascita allo sviluppo fino alla sua eventuale chiusura. Innovativi sono i parametri per identificare la Start Up Innovativa, come innovativo è il sistema ideato per finanziarla.

Definizione di Start Up Innovativa

La forma giuridica
E’ una società di capitali residente in Italia le cui azioni (o quote) non sono scambiate in nessun mercato regolamentato né sistema multilaterale di negoziazione.
I requisiti legali
a.    Svolge attività da non più di 48 mesi;
b.    Ha la sede principale dei propri affari ed interessi in Italia;
c.    A partire dal secondo anno, il bilancio (approvato entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio economico), non deve riportare un valore della produzione superiore a 5 milioni di euro
d.    Non ha mai distribuito utili;
e.    L’oggetto sociale fa riferimento in via esclusiva o prevalente allo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti e servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
f.    Non nasce da un’operazione straordinaria quale fusione, scissione societaria o anche da cessione di azienda o ramo.
I requisiti di Innovazione

Per acquisire la sua qualità d’impresa Innovativa la Start Up deve soddisfare almeno uno dei seguenti criteri:
1.    Investe in modo rilevante in Ricerca e Sviluppo tanto è che le relative spese debbono essere superiori al 15% del maggior valore fra Costo e Valore Totale della Produzione;
2.    Impiega in modo rilevante Personale Qualificato in attività di Ricerca tanto che l’incidenza di questi ultimi rispetto al totale della Forza Lavoro deve essere uguale o superiore a 1/3, se si tratta di persone in possesso del titolo di dottorato di ricerca (o che lo sta svolgendo presso un’università Italiana o straniera), a 2/3, se si tratta di personale in possesso di Laurea Magistrale;
3.    È titolare di almeno una privativa industriale relativa ad innovazione industriale o biotecnologica, ad una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente connessi con l’attività dell’impresa; ancora, è titolare di un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro Pubblico speciale per i programmi per elaboratore.

E’ bene rilevare che il carattere innovativo è riconosciuto anche a Start Up in ambito sociale – Start Up innovative a Vocazione Sociale – che operano in via esclusiva in settori individuati dal D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 155, e cioè assistenza sociale, sanitaria, socio-sanitaria, educazione, istruzione e formazione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, formazione universitaria e post-universitaria, ricerca ed erogazione di servizi culturali, formazione extra-scolastica ed in fine servizi strumentali alle imprese.

Le misure a favore della Start Up Innovativa

Sono misure create ad hoc che abbracciano tutto il ciclo di vita dell’impresa e a volte sono in deroga ai comuni principi contabili, giurislavoristici e fiscali. Eccone un elenco:                

A.    Esenzione del bollo e dei diritti di segreteria per l’iscrizione alla Sezione Speciale del Registro delle imprese. I diritti di segreteria annuali sono esente anche per i successivi 4 anni;
B.    Copertura delle perdite d’impresa: deroga agli artt. 2447, 2482-ter, 2446, 2482-bis del C.C. con la concessione di tempistiche di favore;
C.    Disapplicazione della disciplina relativa alle Società di Comodo per cui il carico fiscale della Start Up si basa solo sui redditi effettivamente conseguiti;
D.    Esclusione delle Start Up da qualsiasi procedura fallimentare in quanto ad esse si applicano solo le norme previste dal Capo II della L. 27/1/12 n. 3 (procedimenti di composizione della crisi da sovra-indebitamento). In aggiunta, ai fini di consentire una ripartenza più serena all’imprenditore che ha chiuso la sua Start Up causa insuccesso dell’idea, la Start Up beneficerà dell’oscuramento dei dati relativi alla composizione societaria a partire da 12 mesi dopo la data di messa in liquidazione della società;
E.    Le Start Up Innovative costituite in forma di S.r.l. possono: a) creare categorie di quote prive di diritti di voto o con diritti di voto non proporzionali alla partecipazione b) emettere strumenti finanziari partecipativi imputati a capitale forniti di diritti patrimoniali o anche amministrativi, escluso il voto nelle decisioni dei soci, ex artt, 2479 e 2479 bis C.C. c) sono ammessi piani di incentivazione che prevedono l’assegnazione di quote delle società a dipendenti, collaboratori, amministratori o prestatori d’opera o di servizi, inclusi i professionisti. Circa il punto b) relativo alla raccolta di capitali, lo strumento attraverso il quale questo si concretizza è il Crowfunding. Questo è stato realizzato con l’ausilio di nuovi portali on-line dedicati alla raccolta di capitale e con specifica mission quella di far incontrare domanda e offerta di capitali da investire nelle Start Up. L’art. 30 del Decreto Crescita bis prevede dettagliatamente le regole per la gestione di tali piattaforme on-line, riservata a società di investimento e banche a ciò autorizzate con specifici requisiti nonché le modalità di raccolta di capitale di rischio da parte delle Start Up Innovative comprese quelle a Vocazione Sociale.

I benefici per l’Investitore.

La norma prevede incentivi fiscali per le persone fisiche e giuridiche che investono in Start Up Innovative.
E’ prevista una detrazione Irpef del 19% sugli investimenti effettuati nel triennio 2013-2016, fino ad un massimo di 500.000 euro di investimento per le persone fisiche e una deduzione dal reddito imponibile per le società di capitali del 20% dell’investimento, fino ad un massimo di 1,8 milioni di euro di investimento. Le percentuali sono elevate al 25% (persone fisiche) e al 27% (soggetti passivi IRES) in caso di Start Up a Vocazione Sociale o che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti e servizi innovativi ad alto valore tecnologico in Ambito Energetico.
Le sagaci Interviste.
Bene, il quadro sembra essere completo.
Ma la realtà dei fatti cosa racconta?
Per completare il tema, abbiamo pensato di intervistare due esperti del settore: il Dr. Corrado Passera - noto banchiere, manager e politico italiano, da cui il decreto sulle Start-Up innovative ha visto la luce ed il Professor Andrea Rangone – Professore Ordinario al Politecnico di Milano, esperto in  Business Strategy ed E-business  e responsabile dell’incubatore di impresa PoliHub.

Mini-Intervista Dr.Passera.

SC:
Buongiorno Dr. Corrado Passera e grazie per averci concesso questa breve intervista. Qual è stato il movente che ha dato i natali al decreto sulle start up “crescita 2.0” di cui Lei è stato pioniere?
        CP:Trasformare l'Italia in un paese amico delle Startup è stata da subito una delle priorità che mi sono dato da Ministro. Serviva un cambio profondo: mancava la mentalità aperta per capire il fenomeno, mancava una regolamentazione giuridica coerente, mancava la consapevolezza che un pezzo di futuro si gioca su quella frontiera.  Per molti motivi, e uno in particolare: avere lo spirito della start up significa sapersi rimettere in gioco. Una prerogativa che non riguarda solo i giovani. Personalmente ho più volte nella mia vita fatto quella scelta: di rimettermi in gioco. Con un gruppo di persone in gambissima e la collaborazione di molti colleghi di governo abbiamo portato in Italia alcune delle migliori esperienze normative mondiali.

SC: Come ha reagito il Paese a questa folata innovatrice?
         CP:Molto bene: quasi 3000 Startup già iscritte con circa 10.000 persone coinvolte. 30 incubatori certificati. Una velocità di reazione superiore a quella di molti altri Paesi che si sono impegnati in questo campo. Ma siamo solo all'inizio e il meglio può ancora venire.

SC: Se avesse una bacchetta magica e potesse modificarlo in qualche suo aspetto, cosa aggiungerebbe o cosa depennerebbe?
        CP:Allargherei velocemente i criteri di ammissione alla normativa delle Startup innovative: all'inizio fummo costretti a essere piuttosto rigidi per poter far passare normative oggettivamente rivoluzionarie sia in campo giuslavoristico che fallimentare. Secondo, spingerei l'altra proposta di Italia Unica di creare un Fondo di Fondi dedicato al venture capital sul modello del Fondo Italiano Investimenti. Almeno 1 miliardo con lo spirito di accompagnare investitori privati, ma accollandosi una quota più che proporzionale delle perdite e accontentandosi di un rendimento "plafonato" in caso di successo.

SC:
Crede che questa nuova forma di imprenditoria sia una delle leve giuste per ripartire?
CP:Assolutamente sì. Un Paese amico delle start up e' un Paese più veloce e dinamico, in grado di valorizzare i suoi talenti e le sue migliori energie. Che favorisce la mobilità sociale e che determina una forte interazione tra scuola e imprese. Sopratutto un Paese più capace di fare innovazione e di attirare capitale umano e finanziario. Non è certo un caso che nelle aree del mondo più dinamiche le nuove imprese innovative  sono una fonte essenziale di sviluppo e occupazione. Dare all'Italia una normativa fortemente di rottura era per me anche una leva  per cominciare a rompere concretamente quel maldetto gomitolo di norme e di appesantimenti burocratici che soffocano tutte le imprese che operano in Italia.

SC: Conoscerà molto bene il tema della “fuga di cervelli dall’Italia”. Se le chiedessi un motivo per cui un giovane italiano dovrebbe ancora credere in questo Paese, lei cosa mi risponderebbe?
CP:I "cervelli" possono e devono guardare senza limiti nazionali al mondo intero. Il problema non è tanto il fatto che cervelli italiani si facciano onore fuori d'Italia, ma che l'Italia attrae pochi cervelli, italiani e non italiani. Per attirare cervelli ci vuole un Paese che cresce di più, un Paese che destina più energia e risorse alla ricerca e all'innovazione e un Paese più meritocratico. L'Italia può essere tutto questo e le soluzioni proposte da Italia Unica spiegano come realizzare concretamente il cambiamento necessario. Dobbiamo lavorare tutti insieme per riportare l'Italia al posto dove merita di stare, quello non solo di essere uno dei luoghi più belli al mondo dove vivere, ma anche e soprattutto uno dei luoghi dove costruire futuro per "i cervelli" e gli imprenditori innovativi di tutto il mondo. Si può fare; e dunque, per come sono fatto io, si deve fare.

SC: In Abruzzo al 1 Settembre 2014, ci sono 38 start up innovative a fronte di una media nazionale di 126, circa il 23%. Cosa suggerisce alla Regione per aumentare il trend?
CP:Le Startup vanno ad impiantarsi dove trovano l'ecosistema più adatto a loro. Il fattore chiave di successo è una Amministrazione che semplifichi loro la vita e li accompagni nei loro primi passi. L'Abruzzo può giocarsi questa partita alla grande.

Mini intervista Prof. Rangone.

AP:
Buongiorno Professor Rangone! Come valuta l’efficacia della norma sulle Start Up a poco più di un anno dalla sua introduzione?
AR: Il giudizio è molto positivo! Sono indiscussi gli effetti benefici della norma grazie anche a un side effect sul fronte della comunicazione. Tenete presente che si può ormai considerare una verità scientifica il fatto che per crescere come sistema economico non si può fare a meno dell’Innovazione! Un esempio su tutti? Gli Stati Uniti! Il 90% dell’incremento del PIL registrato nell’ultimo anno è dovuto alla creazione di nuove imprese! Se torniamo in Italia, i fatti dicono che da quando la nuova legge è stata varata, sono 3000 le nuove imprese che si sono registrate come Start Up Innovative;

AP: Ma quali sono gli elementi di novità della norma che maggiormente hanno contribuito a questo successo?
AR: A mio giudizio ce ne sono 4 su tutti! Il primo, la veste giuridica molto interessante nelle sue diverse sfaccettature capace di attrarre sia imprese che le persone fisiche; il secondo, l’incentivazione fiscale per chi investe in Start Up è stata veramente determinate e di grande attrattiva; il terzo, gli incubatori certificati …..come il nostro PoliHub! Queste strutture hanno trovato una previsione normativa che ha garantito loro strumenti di favore come per le Start Up e sono uno strumento operativo di importanza basilare perché in grado di fornire assistenza operativa ed anche di analisi a chi si cimenta nel non facile cammino di lanciare una nuova Business Idea!

SC:
Prof. a questo proposito ho sentito opinioni un po’ contrastanti da parte di amici che lanciati in una nuova avventura di business ritengono di poterne fare tranquillamente a meno! Cosa ne pensa?
AR: Strano! Può darsi che queste persone siano già sufficientemente skillate e quindi in grado di disimpegnarsi da soli fra i Business Plan e gli altri aspetti burocratici/legali/amministrativi! Non solo, probabilmente sono dotati di capitali idonei a consentire loro di mantenersi sin da subito delle strutture che ospitano la loro azienda. Tenete presente che una delle attività basilari che PoliHub mette in campo è proprio quella di fornire spazi in termini di uffici già corredati di tutto quanto necessario per lavorare in modo efficiente (scrivanie, armadi, telefoni, rete, fax, gestione pulizie, etc.!!).
Ma riprendiamo i 4 punti, manca l’ultimo! Il Crowdfunding. E’ un elemento vincente, non immaginate quanto!


AP: Ma Prof, con la Consob che pone i suoi paletti in termini di adempimenti obbligatori vari sul piano legale, organizzativo e di informativa di bilancio, lo strumento è di facile gestione?
AR: Si è tutto più snello rispetto alla quotazione normale e poi molti obblighi sono a carico alle società di gestione delle piattaforme on-line nate per il reperimento fondi per Start Up;

SC: Conosco colleghi italiani che stanno lavorando negli Stati Uniti e che sono in procinto di lanciare una Start Up. Lei consiglia di seguire il sistema americano o quello italiano?
AR: Sono italiani quindi si debbono rivolgere al nostro paese. State tranquilli, in questo caso non c’è molta differenza con gli Stati Uniti! Lo strumento è fondamentalmente lo stesso, l’importante è…..avere l’Idea giusta!

AP: La norma mi sembra molto interessante perché non è rivolta solo ad ingegneri inventori, ma anche a imprenditori che hanno idee con Vocazione Sociale! Non trova?
AR:Sì, ma non dimentichiamo che la norma nasce rivolta alla High Tech, poi le maglie si sono allargate includendo l’Innovazione in senso ampio. Eh sì, quello che fa la differenza è proprio questo…che sia vera INNOVAZIONE.

Conclusioni

Oltre 27 mila giovani italiani ogni anno fuggono all’estero.
La chiamano “fuga di cervelli”.
Sbagliato. Si tratta di una solitudine di numeri primi che non conosce spazio, né tempo.
Cosa manca veramente a questa Italia?
Forse solo l’essere uno Stato maestro.
I maestri non fanno coccole: offrono aiuto e suggerimenti e ispirazione. Segnalano svolte e insegnano prospettive. Indicano una via e la illuminano: può essere una scala verso il cielo, se uno crede all’aldilà o ai Led Zeppelin; o un passaggio sicuro nel bosco delle decisioni difficili. I maestri (quelli veri )non chiedono niente di cambio. Non sono life coaches. La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, il piacere di aiutare chi viene dopo. Piacere gratuito; quindi, impopolare.” [cit.Serventini].
I giovani chiedono una cosa dovuta: lo Stato- maestro.
I giovani chiedono strumenti per dominarla questa vita e non per subirla.
I giovani sono stufi di prepararsi ad una battaglia che già stanno combattendo.
I giovani hanno il diritto di essere giovani, in Italia.

Ma torniamo ai numeri… quelli dell’Abruzzo:
-38 start up innovative a fronte di una media nazionale di 126;
-14 esimo posto su 20 regioni in termini di società iscritte alla sezione aziende innovative;
-8 a Teramo, 8 a Chieti, 8 all’Aquila e 14 a Pescara. In termini di posizionamento
-Ben 100 nelle Marche e 227 nel Lazio.
Queste stime tuonano.
E’ un dovere fare di più, dare respiro alle idee, formulare contributi che non siano “briciole”, restituire alla gente “una possibilità”, ritornare al “volli fortissimamente volli”. 
Abbiamo un tessuto industriale massacrato.
Non c’è lavoro.
Creiamolo.
Ci sono i presupposti.
Esercitiamo il diritto di poter essere italiani.
Tutto sta nel cominciare, nel voler dire start.

Andrea Papoff, Susanna Ciminà     

Fonti
[www.registroimprese.it; www.ilcorrieredellasera.it; ]
 

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Commenti

Buondi tutto vero....purtroppo parlo per il territorio teramano poca professionalità nel seguire queste imprese sin dalla,inizio.le associazioni sono impreparate.......alcuni soggetti privati chiedono tanti soldi all.,inizio per seguirti e quando vedono che hai una buona idea pretendono una quota della società........ Le associazioni e la camera di commercio hanno bisogno di gente preparata,umile e educata.
PASSERA...'MBRIACA, non è l'appetitoso primo piatto che si può gustare ad Ascoli, ma il banchiere aspirante politico che forse non.....passerà! STARTUP parola di gran moda, da noi, che tradotta in italiano vuol dire "puntare su idee innovative per rilanciare l'economia ". In America ci stanno provando da oltre 20 anni con scarso successo, per il semplice fatto che le" idee innovative" vengono teletrasportateo in Cina o in India dove vengono metabolizzate e realizzate a basso costo e alta qualità! Sommessamente e timidamente ritengo che se le cose non vanno più tanto bene in occidente il problema è il grande apparato industriale asiatico ( Cina, India, Giappone, sud Corea). Le pregiate odierne brevi interviste hanno il sapore di recite allo specchio per fare bella figura; frasi suggestive e commoventi, commoventi come il 40% dei nostri giovani......A SPASSO!.....com'è triste Venezia
Daje Susanna, grazie! Anonimo, grazie per lo spunto! Sai che sta per nascere proprio a Teramo un incubatore di Startup, in cui i soldi anzichè chiederli te li danno, se hai una buona idea nel cassetto e un team di persone preparate? Sai che ci siamo uniti per formare un gruppo di innovatori e startupper che ragionano con la logica del merito, fuori dai circuiti dei finanziamenti pubblici? Sai che ti puoi iscrivere su www.abruzzostartup.com e diventare parte del gruppo? Se non lo sapevi, ora lo sai e fallo sapere in giro, perchè stiamo per dare una rinfrescata al territorio che non si ricorda dalla neve del '53!
In qualità di Senatore parlerò con il ministro Passera per alcune delucidazioni in materia. Vedremo anche i suoi programmi politici per aiutare i ragazzi e le ragazze italiane. Vorrei spendere il poco tempo che mi è rimasto nella vita politica per aiutare qualcuno in qualche idea che producesse lavoro e solo lavoro. In sintesi, il futuro.
Ma che start up e start up !!! Ve lo dice uno che trent'anni fa ha venduto la propria moto da cross per mettersi in proprio. Con tale cifra £ 1.200.000 ho creato la mia prima ditta individuale e .... sto sputando sangue anche ora! In Italia è meglio fare il disoccupato che aprire una Start Up. Tante incombenze saltano fuori inaspettate. Tutti ti incitano nel farlo ma attenzione: chi ti dice che fai bene, dopo non ti da lavoro. Molti professionisti quali avvocati, commercialisti, fiscalisti, vi aspettano al varco per guadagnare su di voi. INPS, INAIL, TASSE VARIE. spese ufficio, telefono, spostamenti vari incidono pesantemente. Tradotto: ogni giorno vi svegliate con spese certe e ricavi probabili. Quando poi riuscite ad ottenere un contratto, scoprire che produrre il Vostro Prodotto/Servizio è l'ultimo dei problemi. Sempre che questo venga fatto bene, il momento di essere pagati non riceverete i pagamenti, Vi rivolgerete quindi all'avvocato che farà emettere (ulteriori spese) un decreto ingiuntivo ma.... l'altra parte nel frattempo avrà fatto sparire tutto e nulla potrà essere pignorato. Se per caso andate a farvi le Vostre ragioni, vi beccherete pure una denuncia a cui dovrete rispondere per vie legali (altre spese legali). Come fare poi per il denaro necessario ad iniziare: soluzione a ( mission impossible ) rivolgervi a delle banche. soluzione b chiederli ai parenti ( come perdere la parentela) c chiederli ai genitori ( peggio che andar di notte in quanto gli farete un buco incolmabile del loro risparmio fatto con tanta fatica e non potrete rimborsare a breve), soluzioni d; pochi miseri euro regalati da qualche legge con cui potrete mantenervi per pochi mesi, soluzione e: andare a rubare per mettervi in proprio! (soluzione pericolosa e non legale). Che soluzione adottare in alternativa alla Start Up italiana? Quella di ricercare una piccola azienda che sopravvive ed ha un minimo di utile e Clientela, aiutandola con la Vs. capacità e/o un minimo di capitale nel progredire nel business già consolidato, con una Clientela pulita e che sa quali sono tutte le incombenze d'obbligo statati e del mercato. START -UP? Tenetevela Voi ! Saluti BL
Una delle migliori iniziative attuate dal Governo Monti, sotto la spinta dell’allora Ministro dello Sviluppo Economico Passera, fu il Decreto Legge 179/2012, convertito con modificazioni con legge 17 dicembre 2012 n.221, che tra le varie cose negli artt. 25-32 regolava le agevolazioni per le startup innovative. L’art. 29 del D.L. 179 ha previsto delle agevolazioni fiscali per i soggetti che investono in tali startup. L’articolo ha fatto rinvio a un decreto attuativo per l’applicazione della norma. Con oltre un anno di ritardo tale decreto è stato finalmente pubblicato (D.M. 30 gennaio 2014, pubblicato in G.U. 20 marzo 2014 n.66). E qui dalla mera attuazione si è passati alla rivoluzione peggiorativa: - Art. 3d) introduce un limite soggettivo: non possono beneficiare dell’agevolazione i soggetti che alla data dell’investimento possiedano più del 30% della startup. - Art. 4 co.8) introduce il limite complessivo ai conferimenti nella startup a 2,5 milioni anno, pena la perdita del beneficio fiscale per tutti investitori. - Art 5b): per detrarre l’imposta, gli investitori devono ricevere e conservare “copia del piano di investimento della startup innovativa, contenente informazioni dettagliate sull’oggetto della prevista attività [...], sui relativi prodotti, nonché sull’andamento previsto o attuale delle vendite e dei profitti”. Sembra che sui primi due punti il problema sia di vincoli della Comunità europea. Il limite dell’articolo 4 comma 8 (i 2.5 milioni) dovrebbe essere presto superato da una revisione della normativa europea che lo innalzerebbe a 15 milioni. Ci sono ancora troppi paletti e i ragazzi che hanno un sogno non sono in grado di abbatterli. Le semplificazioni non incidono sulle vere pastoie burocratiche.
Caro Fabio Fidanza, perchè solo innovazione tecnologica e scientifica e non pure quella organizzativa? Qui in Abruzzo c'è un gran bisogno anche di quella...

Grande Susanna. Grazie a te che tieni sempre in cima ai pensieri il tuo Abruzzo. Il dr. Passera è stato un grande banchiere che può sicuramente essere un faro per chi come te la pensa in grande.

Amelie, io sono assolutamente dell'avviso che l'innovazione organizzativa venga prima di quella tecnologica, ed anzi gli innovatori dei processi sono ben più che benvenuti! Sono fermamente convinto che la connessione ottimale di persone e competenze sia un elemento chiave di ogni gruppo efficace, grande o piccolo che sia. L'idea di innovazione che sosteniamo non è relegata alla scienza e alla tecnologia ma anche alle discipline umanistiche ed artistiche.
Parole, parole, parole. I fatti invece sono altri e ci raccontano, come dice giustamente Bruno, che chi apre una partita Iva in Italia e' "massacrato" e abbandonato come un cane al suo destino. Solo da noi una partita Iva ha come minimo 500 € di tasse fisse al mese anche se ne guadagna solo 100 € o addirittura nulla. Partita Iva. Una partita persa a tavolino...
Il discorso è molto ampio e articolato. Personalmente sono un piccolo anello del "sistema" che quotidianamente si confronta con tutti gli attori del "Teatro Italia". Perchè "Teatro Italia"? Perchè l'Italia è diventato un palcoscenico. Non importa chi lavora dietro le quinte, in quanti hanno lavorato per scrivere la sceneggiatura, realizzare la scenografia, i costumi, gli impianti, conta solo chi è sul palcoscenico. Questo per dire cosa? Che talvolta, anzi spesso, chi vediamo non è chi effettivamente merita la nostra stima. Senza voler entrare nello specifico dei problemi dell'Italia, ci sono due concetti che meritano una riflessione: la meritocrazia e i valori. In Italia non li abbiamo più! La meritocrazia è un concetto tramontato da decenni (salvo rarissime eccezioni), questo comporta che chi merita non ha, chi non merita ottiene. Nessuno ha stimoli nel migliorare e migliorarsi quando si viene depredati di un'idea, valutati non per ciò che si fa ma per come ci si pone e ci si presenta. Per i valori il discorso è similare, valori umani persi nel corso degli anni. La sana competizione professionale, quella che porta allo sviluppo di idee, progetti, intuizioni è minata da sentimenti disumani che non possono che demotivare e far implodere le aziende. È evidente che nessun sistema/azienda/famiglia/gruppo può durare nel tempo senza meritocrazia e valori. Tante volte si parla di lavoro in team, spirito di squadra, spirito di gruppo, ecc... ma quante volte bisogna pensare a girare con una mano avanti e una dietro per tutelarsi invece che profondere energie in attività ben più redditizie e gratificanti? L'Italia può continuare a legiferare quanto vuole in ogni ambito, ma senza un cambio di cultura e di mentalità siamo destinati all'oblio in breve, brevissimo tempo!
Articolo decisamente interessante che dovrebbe infondere un po' di fiducia nei giovani con voglja di fare. È bello leggere queste cose, speriamo però che questi provvedimenti non vengano cancellati e che si affronti la questione con un'ottica di lungo periodo!! Certo...ne devono cambiare di cose prima che i giovani riacquistino fiducia in questo paese. Vedremo, intanto buona la prima.