Abruzzo 11937 – 609.
Prendete la targa.
L'Abruzzo è stato investito da un camion di decreti.
In realtà sono numeri che nell'ordine costituiscono la numerosità degli impianti fotovoltaici ed i MW di potenza, al 2012, registrati nella nostra Regione.
Un grande debutto del fotovoltaico in Abruzzo, che rischia di essere eroso dai desiderata delle famose slides del Presidente Renzi.
Si vocifera che il governo voglia rimpicciolire del 10% ( e temo non basterebbe “zipparla”)…. la bolletta energetica.
Uno dei possibili interventi riguarda il taglio della componente relativa all’energia verde.
Il fotovoltaico, in particolare, sarà il bersaglio di questa operazione.
Al vaglio ci sarebbe la riduzione del 20% degli incentivi accordati dallo Stato.
Ma se davvero si procedesse su questa strada il comparto imploderebbe, anche se il taglio venisse spalmato, come si ventila, in un arco di tempo lungo: 27 anni.
Una necessaria premessa.
Il Fotovoltaico è già stato fortemente colpito negli ultimi 2 anni da una serie di interventi che ne hanno eroso buona parte della marginalità
Sono già nove le operazioni che hanno fagocitato gran parte dei margini del fotovoltaico, nel particolare: la revisione dei coefficienti convenzionali di perdita sulle reti; l’estensione della Robin Tax; le commissioni introdotte per i servizi resi dal GSE; la revisione dei coefficienti di ammortamento fiscale ….ed ancora l’inasprimento del regime IMU; l’introduzione degli oneri di sbilanciamento; l’abolizione dei prezzi minimi garantiti; gli obblighi di retrofit per esigenze di sicurezza della rete e …dulcis in fundo la riforma del trattamento fiscale degli investimenti in fonti rinnovabili da parte delle imprese agricole.
Il decreto fa tremare il sistema.
E’ necessario sottolineare che lo «Spalma-Incentivi» determinerebbe gravissime conseguenze a livello sistemico. In particolare: il sistema bancario si troverebbe con circa 50 miliardi di euro di crediti o in sofferenza o incagliati, in quanto le società del settore avrebbero difficoltà a pagare i finanziamenti ricevuti; lo Stato Italiano otterrebbe 0,5 miliardi di euro di minor gettito erariale a fronte di 1,5 miliardi di euro di minori costi in bolletta; ci sarebbe una forte perdita di credibilità per l’Italia che decide di modificare retroattivamente una norma;
gli investitori perderebbero gran parte dei capitali messi sul piatto in questi anni ed a livello occupazionale si registrerebbe un’ennesima contrazione di impiego nella filiera.
L’esempio.
Prendiamo un impianto “tipo” da 1MWp, III Conto, con un capitale investito di 725.000 euro ed irraggiamento Centro Italia
Con le condizioni normative definite dallo Stato, al momento in cui veniva effettuata la valutazione e la contestuale realizzazione dell’investimento, l’impianto fotovoltaico «tipo» da 1MW generava €100.000 di utile ante imposte, ed €65.000 di utile netto che, rispetto ad €725.000 investiti, rappresentava una percentuale del 9%.
Con gli interventi normativi degli ultimi due anni si è arrivati ad un 50% in meno di utile prima delle imposte e ad un utile netto di circa ~30.000 euro a fronte di 725.000 euro investiti.
Ad oggi, nessun investitore si sarebbe speso nella realizzazione di questo impianto “ tipo” da 1MW, se gli fosse stata palesata la successiva introduzione di queste norme. Infatti nello scenario attuale, la percentuale dell’utile netto rispetto al capitale investito dell’impianto analizzato è passato dal 9% al 4%.
Ma perché quest’azione del Governo sta bersagliando soprattutto il fotovoltaico?
Una possibile lettura è legata al fatto che il mercato è frammentato ed il potere d questa tribù energetica non è poi così forte. D’altra parte l’idea dominante nell’opinione pubblica è che in questo settore (che oggi pesa al 9% sulla produzione energetica complessiva a livello nazionale, secondo le stime di Terna) ci siano stati tanti furbi approfittatori, in quanto le condizioni iniziali d’investimento erano particolarmente vantaggiose.
Ad ogni caso, quello che non si dice è che il fotovoltaico, come tutte le rinnovabili, ha allargato l’offerta, abbassando i costi dell’energia.
Proposte per ”zippare” la bolletta.
Invece di guardarci alle spalle, perché non impariamo a guardare avanti… sono molte le alternative possibili, per evitare un default del sistema.
Per esempio… la Carbon tax, che produrrebbe benefici di gettito pari a 4 miliardi di euro con 10 euro per tonnellata di emissioni di CO2. Tale tassa (ahivoi, una tassa positiva) inoltre migliorerebbe la competitività delle fonti rinnovabili rispetto a quelle fossili, per quel che riguarda i nuovi investimenti
Per esempio…un riallineamento del prezzo di vendita dell’energia: 10,5 miliardi è la differenza (margine) tra quanto incassato dai distributori che operano la vendita al dettaglio e quanto pagato per la fornitura ai produttori.
Ancora… una riduzione oneri di sistema: ci si riferisce ai famosi oneri presenti in bolletta in riferimento ai regimi tariffari speciali per la società Ferrovie dello Stato (componente A4) e oneri per la messa in sicurezza del nucleare e compensazioni territoriali (componenti A2 e MCT).
Ed ancora…la cartolarizzazione di incentivi futuri dal 20° al 27° anno mediante l’emissione di obbligazioni da parte del GSE.
Alla fine del pozzo…uno “spalma incentivi” volontario: prevedendo la possibilità, per gli aderenti, di sanare una serie di tematiche amministrative che ad oggi generano incertezza per gli investitori (come ad esempio Autorizzazione «DIA»).
Il finale...
Eccoci…ancora una volta abbiamo a che fare con una “commediola all’italiana”, che non riesce a calare il sipario.
Ancora una volta la nostra politica, dopo aver innescato generosi meccanismi di incentivazione, ritira il braccino, facendo saltare i budget di chi aveva investito in fotovoltaico (fondi nazionali e non) e dimostrando per l’ennesima volta la sua inaffidabilità.
Si sta pertanto delineando l’ennesimo “golpe” da parte del governo italiano verso gli investitori…
E poi… ci si stupisce se i capitali stranieri, fuggono a gambe levate!
Quale futuro, quindi, per l’Italietta dell’energia?
Darei poche attenzioni alle nuove incentivazioni, versione briciole da topolino, che di certo non condurranno alla “virata” del sistema Italia-Energia.
Per andare oltre, bisogna guardare oltre… leggendo l’articolo di un collega…darei grande attenzione “ a Google, che per esempio, mette in campo i suoi enormi capitali e grandi economie di scala per ideare una soluzione di fotovoltaico in affitto che promette di installare nei prossimi anni pannelli per 1 miliardo di $ sui tetti degli americani.
Guarderei anche alle soluzioni di Crowdfundig che permette di partecipare a investimenti in fotovoltaico acquistandone anche solo una piccola quota, senza preoccuparsi di location e gestione, e incassandone proporzionalmente la redditività.
Guarderei allo sviluppo dei materiali verso soluzioni a più alta efficienza.
Guarderei allo sviluppo della smart grid e dei sistemi di accumulo che permetteranno in futuro di aumentare la fruibilità e l’interconnessione degli impianti rinnovabili senza intaccare le prestazioni e la stabilità della rete.”
A guardare sono buoni tutti.
Ci vogliono i fatti.
La politica non dovrebbe staccare la spina al rischio d'impresa, che è pur sempre un'energia alternativa.
L'unica che potrebbe ricaricare tutti.
[fonte: Rapporto Statistico Energie Rinnobavili 2012 GSE; Terna; http://ecosmartsocial.wordpress.com;gruppo FER]
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