La ciclovia abruzzese probabilmente è la più lunga d’Europa sul livello del mare.
Ogni giorno operatori turistici e politici cercano di esaltare le bellezze regionali
proponendo diverse ricette, dal cicloturismo alla destagionalizzazione
all’internazionalizzazione.
Qualcuno con passione altri purtroppo speculando politicamente.
E dopo il pasticcio delle DMC con l’eccessiva frammentazione turistica e
dell’aeroporto che non offre un servizio dignitoso, emergono ancora una volta delle
contraddizioni determinate dalla cultura localistica abruzzese.
Infatti, se Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Pineto, Ortona, San
Vito Chietino ed anche Teramo e Chieti offrono un servizio di bike sharing attraverso
un’unica società, a Silvi e Montesilvano opererebbe un’altra azienda. E a Pescara,
sempre per il noleggio di e-bike, addirittura un’altra ancora.
Si ricorda che la Regione è l’ente pubblico deputato all’organizzazione turistica
avendo il compito di coordinare enti locali e operatori del settore.
Nel caso del bike sharing, non si capisce perché l’Ente non abbia armonizzato le
attività dei comuni progettando un servizio omogeneo e funzionale, magari
coinvolgendo pure le Marche vista l’imminente costruzione del ponte sul Tronto.
Di conseguenza per noleggiare le e-bike i disagi appaiono evidenti, in quanto oltre a
doversi registrare ogni volta a una società differente, occorre persino calcolare le
diverse tariffe stando attenti a transitare nei comuni non autorizzati.
Insomma, l’antitesi delle politiche bike friendly, contro le famiglie, contro il turismo
internazionale e in ogni caso a sfavore dell’intermodalità metropolitana. Pensandoci
bene infatti, la frammentazione non facilita neppure le dinamiche cittadine di
Montesilvano-Pescara-Chieti.
Tuttavia, colpisce la differenza della tariffa standard per utilizzare una bici elettrica,
un’ora a Pescara costa infatti 15€ (0,25 al minuto). Quando invece ad Alba Adriatica
o Giulianova o Chieti e Teramo per esempio un’ora costa appena €2 (1€ ogni
mezzora).
Precisando che tra una bici e un’altra non si notano motivazioni tecniche tali da
giustificare la clamorosa differenza di prezzo.
Inoltre, vista una tale disorganizzazione occorrerebbe quantomeno mettere nelle
condizioni gli utenti di portarsi le proprie bici elettriche (e non) da casa.
Al riguardo, la Regione farebbe bene a implementare le carrozze dedicate al
trasposto delle due ruote sui treni. A proposito, piuttosto indicativo che persino la
tanto reclamizzata “Trabocchi Line” non abbia spazi sufficienti, ricordando che il
Capo Treno in questo caso può decidere per ragioni di sicurezza di non caricarle a
bordo.
A quanto pare, la Regione continua a lasciare a piedi turisti e residenti.
Carlo Clementoni
FCCN – Coordinamento Nazionale Fusione Comuni
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Si può avere uno sconticino?