Come raccontare Laura Ciafardoni assessore dai super poteri della Giunta Ruffini?
La pantera rosa.
La mia prima intervista per il quotidiano La Città.
Vi ricordate Libriamoci con il buon Federico Ioannoni?
Si potrebbe continuare con tutte le manifestazione di cuore dentro e fuori i centri di volontariato, le scuole e quella filastrocca su Giulianova che porta la mia penna.
Voglio bene a Laura perchè dietro quel sorriso e quegli occhi verdi, non c'è altro che la bellezza di quel sorriso e quegli occhi versi.
Tutto il resto è la mediocrità e piccole invidie che albergano nella provincia di tutto il mondo.
Laura è Laura e scrive di getto....
Vi dico subito che il mio non sarà un intervento lungo, anche perché (è psicologia spicciola) quando i discorsi sono carichi di parole o partono da troppo lontano significa 1- che si intende confondere chi ascolta 2- che le idee di chi parla non sono chiare.
Bene, questa sera le mie idee sono chiarissime e, anche per questo, ruberò pochi minuti alla vostra attenzione, nella speranza che ciò che sto per dire non vi confonda e non si presti a letture ambigue.
Questa di oggi è la mia ultima presenza in consiglio comunale. Nella prossima seduta, ci saranno altri al mio posto: il centrodestra avrà un capogruppo diverso.
Lascio, è ovvio, in un momento storico in cui la cosa più facile, anzi la più ovvia, sarebbe stata rimanere. Con un Pd giuliese ai minimi storici, una sinistra che è l’ombra di se stessa, una cittadinanza scontenta ma sensibile alle proposte dei movimenti civici e alle iniziative personali, sono in tanti, oggi, a pensare di avere la strada in discesa. C’è chi sogna ribaltoni epocali, chi organizza correnti, chi è convinto di stare già dalla parte giusta, quella vincente. Laura Ciafardoni, invece, si guarda intorno e, nel rispetto di sé, dei giuliesi e di questo consesso, decide invece di rinunciare. Rinunciare, si badi, non all’ impegno civile che gli elettori le hanno attribuito, ma ad un mandato politico che, per colpe non sue, ha perso di significato e consistenza.
Continuare ad essere tra di voi, per me, significherebbe continuare ad interpretare un ruolo in una commedia senza capo né coda, una farsa senza trama, dove tutti i personaggi cercano, oltre all’ autore, un posto solo per sè, sotto i riflettori. In queste farse, scusate, io non so recitare.
Lo dico ai colleghi di opposizione: ma vi guardate ogni tanto allo specchio? Vi piacete? Vi pare un’attività edificante rincorrere questa allegra compagnia di teatranti, che sgomita per prenotare una candidatura? Ma li vedete o no, questi soggetti che si aggirano come morti viventi in cerca di presunti appoggi elettorali e non si accorgono di far parte di un passato che la gente ha bocciato e già sepolto? In quel passato, signori, non voglio mettere neanche il dito mignolo.
Non ci sto. Non ci sto a restare qui a “giocare alla politica” e a prestare il fianco a gente che non riesce neanche a convocare un consiglio comunale, che dice di soccorrere i deboli e non sa dare neanche una piccola, piccola opportunità a chi ha solo la pretesa di sopravvivere. Non ci sto, ancora, a restare in ballo senza che una sollecitazione venga accolta, senza che ci sia spazio per il confronto e, se serve, lo scontro.
La democrazia, ve ne sarete accorti, è morta. Sepolta dalle chiacchiere, dalle trovate dell’ultim’ora, dalla logica del tirare a campare e dei tanti finali al limite del ridicolo. Il risultato di questa etica dello “sfascio” è una città direi “cimiteriale”. Scuole chiuse, manifestazioni inesistenti, strade e piazze trasandate, intere categorie tradite, turismo fermo al palo. Io, su questo quadro, la firma non ce la metto.
E sono contenta di non aver messo la firma anche sulla pagliacciata dell’ospedale. Quanto doveva essere detto, era stato detto. Mancavano solo i fatti. E i fatti, nonostante lo sgambettare di chi si era autoproclamato salvatore della patria, sono quelli decisi e confezionati altrove, nelle bottegucce dei partiti, alla faccia della partecipazione e dell’ascolto.
Domani consegnerò le mie dimissioni al protocollo e non addurrò scuse, non i soliti “sopravvenuti impegni familiari e professionali.” Quella che è sopravvenuta, piuttosto, e la noia, unita ad un senso di disgusto che guida altrove i miei passi. In queste stanze si boccheggia. Ho bisogno di ossigeno e come me, tanti cittadini, non ultimi gli amici della Protezione civile, che sentono parlare da anni e che ancora aspettano una casa.
Vado a respirare altrove. A me e alla città servono aria pulita e vernice fresca. LEGGEREZZA! Serve leggerezza, in un mondo che voi avete voluto pesante, inconcludente e scioccamente rombante.
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Ce ne faremo una ragione
Carissima Laura,
sicuramente il.tuo vecchio amico Luca,che tutti
noi abbiamo amato e che da da anni purtroppo ci
ha lasciato,credo che leggendo sopra quanto
da te scrito, ti avrebbe subito telefonato,
per condividere serenamente la tua decisione.Decisione saggia la tua,sicuramente per
te dificillisima da prendere , in un momento
particolarmente delicato per la nostra Italia e per il nostro incerto futuro politico.
Ti faccio i migliori auguri e ti abbraccio
Carlo
Carlo.
Questa lettera mi ha emozionata. Una donna che ha il coraggio di dire, di fare, di denunciare.
RISPONDO AD ANONIMA.........
Signora anche io mi sono commosso nel leggere le motivazioni che hanno portato Laura CIAFARDONI a dimettersi.
LAURA è SICURAMENTE PERSONA SERIA ed ONESTA ,e questa sua onesta' sicuramente l'ha condizionata in questa sua scelta di abbandonare la politica,
in un momento come questo in cui,la politica seria,ha perso i suoi connotati e si
è allontana sempre di più dalle persone pulite ed oneste.
Laura sei una grande donna e questo basta, onesta e coerente con propri principi, sempre attenta alle esigenze dei più deboli e ora così premurosa verso i ragazzi del minibasket. Si specchiassero le democratiche senza arte e nè parte e scendessero dagli scranni, dire che siamo arrivati al ridicolo è poco, noi giuliesi siamo stanchi, arrabbiati, delusi, umiliati e mortificati giornalmente dalla peggiore Giunta di sempre, cosa volete di più da noi cittadini? Vi prego, se avete ancora un minimo di orgoglio e di amor proprio, andatevene