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Isola del Gran Sasso e quell'asilo negato...

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Sono una mamma residente in una frazione del comune di Isola del Gran Sasso, poco distante dal centro, ho tre bambini, due maschietti di pochi mesi e la mia mamma non autosufficiente, che chiamo anch’essa “bambina”. Ho più volte chiesto al comune una risposta se l’asilo nido riaprisse, quali fossero i tempi,  ma le risposte sono state sempre molto fumose. So che non c’è stata nemmeno la volontà amministrativa di indire una gara per l’affidamento del servizio. Siamo ad ottobre oramai…e la speranza l’ho persa.

L'asilo nido, che costituisce uno dei beni essenziali di una comunità civile che concilia i tempi di vita e di lavoro delle famiglie, uno strumento a supporto di una migliore organizzazione dei nuclei familiari e mezzo educativo di crescita e socialità dalla primissima infanzia, per me sarebbe stata una sicurezza e un aiuto, ancor prima che un diritto. E così, dopo aver valutato con mio marito diverse soluzioni, sono giunta alla decisione sofferta di abbandonare il mio paese, di trasferirci altrove, in un comune dove, grazie alla presenza di parenti disposti a darci una mano soprattutto nell’accudire la mia mamma, avrei la possibilità di migliorare la qualità della nostra vita e portare a termine anche gli studi, visto che sono prossima alla laurea.

È paradossale che un paese tra i più popolati della Valle Siciliana non investa sui bambini e sulle bambine, uno scenario preoccupante quello di Isola del Gran Sasso dovuto ad un’amministrazione inesistente e scomposta che, ancora una volta nuoce alla crescita del paese e offende i diritti dei cittadini, soprattutto dei più fragili. Le diseguaglianze dei servizi offerti rispetto ai comuni limitrofi sono destinate ad accrescersi e mi rammarico che Isola, il borgo centrale della Vallata Siciliana, sia un paese spettrale.  

Apprendo dal sito istituzionale dell’amministrazione che cospicue risorse sono state destinate a sostenere “strategie operative per una efficace opera non solo di accoglienza e permanenza dei rifugiati e profughi ma soprattutto per mettere in opera percorso formativo, interculturale ed esperienziale, in grado di aprire percorsi di reale integrazione e di inserimento sociale e lavorativo del popolo ucraino presente nel territorio comunale, provinciale e regionale”.

Ben vengano queste forme di inclusione! Sono vicina a tutti i bisogni di chi è in situazioni di disagio. E allora qual è la verità? Si chiama semplicemente “incapacità intellettuale di gestire la cosa pubblica” e scarsità di competenze.

Io intanto con i miei bambini e la mia famiglia faccio i bagagli e la disparità di trattamento dei cittadini mi accompagnerà lungo il viaggio.

Grazie Giancarlo, grazie a I Due Punti perchè ascoltate la voce di chi è in difficoltà.

Mariarita D.G.

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