Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
ll meraviglioso campus che mio figlio aveva frequentato l’anno scorso, purtroppo, quest’anno non è stato organizzato. Alla ricerca di un'alternativa che potesse soddisfarmi, ho valutato un altro campus, sempre nel comune di Teramo. Dopo aver parlato con l’organizzatore, ho spiegato la situazione di mio figlio: un bambino nello spettro autistico ad altissimo funzionamento e con un alto potenziale cognitivo. Ho precisato che sarebbe stato seguito dalla sua tutor privata, pagata da me, anche durante il campus.
Inoltre, ho specificato che mio figlio avrebbe portato il pranzo al sacco per evitare problemi di allergie e che, per mia scelta, avrebbe frequentato solo alcune ore, pur pagando l’intera retta prevista e non usufruendo del pasto. Sebbene mio figlio abbia 5 anni e mezzo e non i 6 richiesti dal bando, ho chiarito che la presenza della sua tutor avrebbe superato questo "requisito".
L’organizzatore, di cui al momento preferisco non fornire le generalità, aveva inizialmente accettato tutte queste condizioni, rassicurandomi che mio figlio poteva iniziare quando voleva. L’appuntamento per l'inizio era fissato per il primo luglio, dopo la fine della scuola dell’infanzia.
Inaspettatamente, però, mi ha chiamato mezz’ora fa per comunicare che, a seguito di una "riunione", hanno deciso che "non sono attrezzati". Ma attrezzati per cosa? Questo signore non ha mai visto mio figlio e non conosce neppure il suo nome!
Secondo la legge, spetta al Municipio la vigilanza e il controllo sull'attività dei centri estivi per minori ai sensi dell'art. 12 della L.R. 41/2003. Pertanto, rivolgo al Comune di Teramo questa domanda: qual è la procedura per ricevere l’autorizzazione a organizzare un campus? Come vengono vagliati i requisiti, alla luce delle estemporanee dichiarazioni di questo signore sulla loro presunta disorganizzazione?
Questa situazione evidenzia un'ingiustizia profonda: l'esclusione di un bambino da un'attività estiva basata su motivazioni vaghe e non documentate. Mio figlio, come ogni altro bambino, ha diritto a partecipare a queste esperienze formative, specialmente considerando che erano state predisposte tutte le misure necessarie per garantirne la sicurezza e il benessere. La mancanza di organizzazione non dovrebbe mai essere una scusa per discriminare o escludere un bambino.
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Commenti
Verissimo, dovrebbero vergognarsi
Si parla di inclusione ma siamo ancora lontani, dicono che tutti devono avere pari opportunita partendo dalla propria diversità (non intesa come disabilità) visto che ogni bambino è diverso dall'altro e ognuno funziona in modo diverso. Purtroppo la lettera che ha scritto questo genitore non mi sorprende. Spero però che serva a smuovere la coscienza
La ciucciaggine delle nostre zone non ha eguali..