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Accesso agli atti. Cannoni sparaneve e Bilancio della Gran Sasso teramana

di Giancarlo Falconi
7 minuti

Presto sapremo la verità sui cannoni spara neve o margherite custoditi a Montorio.
Sono veramente inservibili da aver costretto all'affitto costosissimo di altre erogatori di neve artificiale?
Quanto ha speso la Gran Sasso teramana per meno di una settimana di utilizzo?
Il comune di Pietracamela ha contribuito, da delibera, con ben sette mila euro.
Oltre mille euro al giorno.
In attesa dei riscontri documentali, vi riproponiamo una sintesi della Lettera di Pasquale Iannetti, storica guida alpina e autore degli accessi agli atti.


 

La Gran Sasso Teramano non finirà mai di stupirci con i suoi “effetti speciali”.

Come forse quasi tutti sanno il  6 dicembre 2016 l’Assemblea dei soci della Gran Sasso Teramano S.P.A. ha approvato lo scioglimento e la liquidazione volontaria della società ai sensi di legge ed ha deliberato di nominare liquidatori, con firma congiunta, il dott. Sergio Saccomandi e l’avv. Luca Di Eugenio (quest’ultimo successivamente ha rinunciato all’incarico). 
Facciamo un passo indietro, ricostruendo le fasi delle varie gestioni degli impianti che hanno portato a questa situazione.  Il 20 dicembre del 2009 viene ufficialmente inaugurata la nuova funivia, la cui gestione viene affidata alla Società Sangritana. Dopo tre anni la stessa abbandona con alcuni mesi di anticipo sulla regolare scadenza del contratto. Inutili furono allora i tentativi di fare abbassare il prezzo di affitto della gestione.(credo fosse di 300 mila euro l'anno).
Nel 2012 viene indetta una gara per la gestione degli impianti, per la durata di un anno, e questa viene vinta dalla società Siget, che però dopo un paio di anni di conduzione rinuncia alla conduzione. Subentrarono poi in alternanza i due Corsorzi degli Operatori dei Prati di Tivo che comunque non riuscivano a garantire il pagamento del canone annuale che credo fosse di 165 mila euro.
Nella primavera del 2017 i liquidatori della Società G.S.T. prendono in mano la guida diretta degli impianti e qui inizia il balletto delle aperture e chiusure “a singhiozzo”.
Alla luce di tutto ciò, faccio questa riflessione: ma come fanno due stimati professionisti, nel loro campo, a pensare di poter gestire una stazione sciistica? Ma perché si vogliono trasformare in imprenditori turistici quando questo non è il loro mestiere? Per come hanno gestito gli impianti in questi due anni forse era meglio che la stazione sciistica rimanesse chiusa, in quanto sono stati collezionati tali e tanti di quei disservizi da spargere ulteriore discredito alla località già fortemente provata da tutti i problemi che conosciamo.
I nostri due simpatici professionisti hanno aperto la stagione estiva con la messa in funzione della funivia dei Prati di Tivo il 27 luglio 2017, in forte ritardo rispetto ai tempi usuali di utilizzo da parte di alpinisti, turisti ecc.
Tralasciamo questo dettaglio ed analizziamo invece un altro aspetto della faccenda. In una località gestita seriamente e con competenza, dopo la stagione invernale appena gli impianti (seggiovie e funivie) si fermano, vengono subito fatte le manutenzioni ordinarie e straordinarie (vengono tolte le sedie dalla fune portante, rimosse le rulliere, ingrassati i cavi e tutte le verifiche tecniche agli impianti elettrici. I battipista rimessi nei garage vengono sollevati da terra e tolti i cingoli. Una situazione analoga, se non peggiore, si è verificata anche a Prato Selva. 
Tutto questo i nostri due baldi “liquidatori” lo hanno sorvolato e tutte le costosissime attrezzature sono state lasciate in un pietoso abbandono (il battipista parcheggiato vicino alla stazione di base della funivia esposto a tutte le intemperie, le attrezzature per la produzione di neve artificiale abbandonati in un garage), le sedie delle due seggiovie sono state stranamente tolte a fine settembre (dopo che la stagione sciistica si era conclusa regolarmente a fine marzo!!!)  per poi rimontarle un mese dopo. Mistero!!!!!
Il 15 agosto 2017, ferragosto, l’impianto della funivia subisce un guasto tecnico e si ferma. Forse qualche verifica in più, forse, si sarebbe potuta fare.
A fine settembre hanno pensato bene di chiudere e non garantire il funzionamento almeno nei fine settimana per tutta la moltitudine di alpinisti che a frotte frequentano le pareti del Gran Sasso.
Si arriva finalmente all’apertura della stagione sciistica invernale con il ponte dell’Immacolata (8-9 dicembre). A Prati di Tivo è tutto pronto?
Certamente no.
La seggiovia del Pilone è ferma perché deve avere il collaudo che sarà fatto solo a metà gennaio.
La neve va e viene, spesso c’è il vento forte, ma per fortuna ci sono delle basse temperature e si potrebbero mettere in funzione gli impianti per la produzione della neve artificiale, ma……i cannoni non ci sono. Perché? Veniamo a sapere che stanno in un magazzino- deposito a Montorio al Vomano. Sono inutilizzabili. Forse avrebbero avuto bisogno di qualche manutenzione. Vengono noleggiati e si spendono settemila euro per questo. 
Però funziona il tappeto mobile.
Sembra che tutto sia a posto, ma la parete nord del Corno Piccolo è carica di neve e c’è il rischio che vengano giù le valanghe. Si chiude, giustamente.
Subito dopo Pasqua l’annuncio: la funivia chiude e riaprirà a giugno, forse!!!!

Ogni commento è superfluo.
Il 24 aprile ci sarà l’Assemblea dei soci della Gran sasso Teramano. Non sarebbe il caso che il Consiglio di Amministrazione revochi il mandato al liquidatore della Società, il dott. Saccomandi?

Faccio dunque anche un tentativo di invitare gli operatori turistici dei Prati di Tivo, che mi leggono in copia, a chiedere la rimozione dall’incarico il dott. Saccomandi e a sollecitare chi di dovere a cercare le risorse, soprattutto umane, che siano davvero interessate ad occuparsi di una stazione di impianti di risalita montani e che, più di tutto, siano in capaci di farlo. Vi ricordo, se mai ce ne fosse bisogno, che qui si tratta di salvare da morte certa, una località turistica e alpinistica di interesse non solo nazionale, vi ricordo, scusate se insisto, che stiamo parlando dell’unico accesso diretto al Gran Sasso d’Italia, tra le cui rocce svetta la cima più alta di tutto l’Appennino ed il ghiacciaio più a sud d’Europa. Non credo sia poco, come non lo è la sopravvivenza di tutti gli operatori turistici e commerciali che lavorano, troppo spesso con grandissimi sacrifici, in questa magnifica località.
Nella speranza di non rimanere inascoltato


Molto cordialmente
                                                                                      Pasquale Iannetti


 

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Frequento Prati di Tivo come alpinista da oltre 20 anni e lo sfacelo di questa bellissima località mette solo tanta rabbia. Da queste parti (sorvolando sul versante aquilano che se vogliamo versa in condizioni ancora peggiori) l'imprenditoria è una parola di cui non ci conosce il significato. Forse se nello splendido Abruzzo vivessero i Trentini o Altoatesini avremmo delle piccole Dolomiti anche noi..... tutta la mia solidarietà e stima a Pasquale Iannetti.

Ciao Giancarlo. Mi trovo in Sierra Nevada.....Sto parlando del Gran Sasso ma non dei Prati di Tivo. Mi vergogno.