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Il solito scandalo. Acqua dal Gran Sasso, laboratori e tunnel: presentato nuovo esposto.

12 minuti

Un nuovo esposto è stato depositato la scorsa settimana presso la Procura di Teramo sulla questione della sicurezza del "sistema" Gran Sasso, dai laboratori alle captazioni passando per i tunnel. Si tratta dell'ennesima corposa segnalazione alle autorità inquirenti sulla vicenda, a partire da quella depositata nell'aprile 2017 che ha portato all'apertura di una prima inchiesta da parte della Procura di Teramo. Questa volta in 15 pagine sono state affrontate numerose tematiche sulla base della grande mole di documentazione - migliaia di pagine - visionata presso una decina di enti in un enorme lavoro di accesso agli atti. 

Tra le "novità":

1)Rischio sismico. Nei Laboratori vi è una faglia attiva addirittura passante, di un sistema di faglie che in pochi millenni è stato responsabile di diversi terremoti di Magnitudo 7-7,5 e dislocazioni del terreno di diversi metri. Gli apparati e le strutture sono progettate tenendo però conto del solo scuotimento ma non della dislocazione e non risulta neanche svolta la microzonazione sismica di terzo livello con apposizione di fasce di rispetto;
2)Titoli edilizi, permessi e valutazione di incidenza. Abbiamo chiesto ai comuni di Isola del Gran Sasso e di L'Aquila e all'ente parco del Gran Sasso; per diversi grandi esperimenti non risultano titoli edilizi, permessi dell'ente parco e valutazioni di incidenza ambientali, obbligatorie per legge.
3)Progetto Luna Mv. Nei Laboratori vogliono realizzare un bunker con pareti di cemento armato di 80 cm che serve per schermare le radiazioni del nuovo acceleratore di particelle Luna MV. È una macchina radiogena la cui installazione cozza con l'attuale normativa in materia di acque potabili, come evidenziato anche da una nota dell'Istituto Superiore di Sanità del 2013.

Oltre a queste novità per il pubblico, nell'esposto sono entrate alcune questioni emerse e divulgate dalla Mobilitazione negli ultimi mesi che non erano state trattate nei precedenti esposti. In particolare abbiamo scritto su:
a)irregolarità dello stoccaggio e mancato allontanamento di sostanze pericolose: si tratta di 1.000 tonnellate di acqua ragia per l'esperimento LVD e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene di Borexino, il cui divieto di stoccaggio e obbligo di allontanamento sono previsti dalle norme a partire dal D.P.R.236/1988, del D.lgs.152/1999 e del D.lgs.152/2006;
b)gravissime omissioni ed inadempienze sulla Direttiva Seveso per la prevenzione e gestione degli incidenti rilevanti: per quanto riguarda Rapporto di Sicurezza, mai approvato in 12 anni tra il 2006 e il gennaio 2018, Piano di Emergenza Esterno, approvato come provvisorio nel 2008 e scaduto nel 2011, e Piano di Emergenza Interno, trovato scaduto in un'ispezione di fine 2017;
c)mancata perimetrazione delle aree di salvaguardia da parte della Regione Abruzzo nonostante gli obblighi di legge derivanti dal D.lgs.152/2006 e mancata approvazione dello studio ormai disponibile da ottobre 2017 che allarga di molto le fasce di incompatibilità, anche sulla base dello "studio Marrone" che nel 2003 con la fluoresceina dimostrò il collegamento tra eventuali sversamenti nei laboratori e rischi di contaminazione degli acquedotti di Teramo, L'Aquila e addirittura delle sorgenti in versante;   
d)mancata chiusura della captazione: la ASL di Teramo aveva disposto la temporanea chiusura della captazione nei laboratori ad aprile 2017; sarebbe stata invece attuata solo a dicembre 2017;
e)incidenti avvenuti negli anni nei Laboratori, compreso l'incendio dell'1 giugno 2016 addirittura non segnalato ai Vigili del Fuoco. 

La Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso ha organizzato per sabato 23 giugno alle ore 10:30 davanti agli uffici della Regione Abruzzo in viale Bovio un sit-in di protesta per chiedere l'immediata approvazione della perimetrazione delle aree di salvaguardia per l'acqua potabile e l'allontanamento delle sostanze pericolose dall'acquifero del Gran Sasso.
Tutti i particolari sulle diverse materie sono nell'esposto. Qui inseriamo alcuni estratti relativi ai temi finora non trattati presso il grande pubblico.

RISCHIO SISMICO
I Laboratori del Gran Sasso e le gallerie autostradali insistono in un’area a fortissimo rischio sismico.
Dalla documentazione consultata, sia quella fornita dai Laboratori relativa alla stima del terremoto di progetto sia quella pubblicata su riviste, risulta:
a) che i laboratori del Gran Sasso sono sostanzialmente attraversati da una faglia attiva e capace (in basso a destra nello schema seguente);
b) che il sistema di faglie del Gran Sasso che interessa anche l’area dei Laboratori (sistema di Assergi-Campo Imperatore) può essere responsabile di eventi sismici anche di Magnitudo 7-7,5;
c) che le faglie in questione possono addirittura dislocare per metri il terreno (15 metri in 18.000 anni in 4 eventi), come si evince chiaramente dal seguente estratto di una delle relazioni consegnate dai Laboratori.

Dalle relazioni che abbiamo potuto consultare sono stati esaminati e modellati gli effetti, esclusivamente per quanto riguarda quelli di scuotimento, di un terremoto di magnitudo 7 con sorgente localizzata in maniera arbitraria a 5 km. Non entriamo nel merito di questa scelta, anche se evidenziamo che:
a) tra M7 e 7,5 vi è una sostanziale differenza;
b) in alcune elaborazioni la localizzazione della sorgente non solo è stata posta arbitrariamente a 5 km ma doveva essere, a nostro avviso, di tipo areale e non puntiforme.

Negli studi comunque il problema dell’azione del terremoto dal punto di vista dello scuotimento viene affrontato e sono stati anche depositati al Genio Civile Regionale i relativi elaborati. Su questo versante forse sarebbe da approfondire il tipo di normativa rispettato fino al 2008, data di entrata in vigore delle nuove norme tecniche dell’edilizia, tenendo conto che L’Aquila era classificata solo in fascia 2 all’epoca della progettazione di alcuni degli apparati sperimentali. Invece, nei documenti consultati, in sostanza non si tiene in alcun conto (se non con una breve e generica disamina bibliografica degli effetti dei sismi sulle gallerie) degli eventuali effetti di dislocazioni determinati dalle faglie attive e capaci presenti sulle infrastrutture stesse (sale; gallerie) e, di conseguenza, sugli apparati sperimentali e su tutte le questioni relative alla sicurezza (vie di fuga ecc.). Come abbiamo già avuto modo di evidenziare in una precedente nota facciamo notare che recentemente nel terremoto del Vettore del 2016 lunga la faglia principale si è registrata una dislocazione con punte di 2 metri e movimenti di 30-40 cm su piani secondari distanti anche km. Impressionanti gli effetti di questo sisma proprio su una galleria che è stata letteralmente devastata e resa inagibile. 

Gli effetti delle dislocazioni devono essere considerati.
Il Dipartimento della Protezione Civile ha elaborato delle Linee guida sulla Microzonazione Sismica con particolare riferimento al problema delle Faglie Attive e Capaci. In tale documento, tra l’altro, si evidenzia la necessità di prestare più attenzione (analizzando periodi di tempo più lunghi, 50.000 anni) ai siti in cui siano presenti proprio Impianti a Rischio di Incidente Rilevante!

Nel caso di presenza di faglie attive e capaci dovrebbe essere redatto uno Studio di Microzonazione Sismica di Livello 3 in cui siano evidenziate Zone di Rispetto e Zone di Suscettibilità la cui ampiezza è funzione delle caratteristiche locali della faglia e in cui devono essere imposti limiti stringenti per la realizzazione di manufatti. 

TITOLI EDILIZI, VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE E NULLA OSTA DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO
Gli esperimenti più consistenti realizzati all'interno delle tre sale dei laboratori negli ultimi anni sono costituiti dagli apparati sperimentali propriamente detti e da control rooms situate di solito nelle immediate vicinanze.
Ricordiamo che i laboratori sono situati all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga istituito negli anni '90 del secolo scorso e, quindi, sono sottoposti alla sua disciplina (D.P.R.5/06/1995 e Legge 394/1991).
Sono, inoltre, situati all'interno della Zona di Protezione Speciale istituita sulla base della Direttiva 409/79 (ora  147/2009/CE) e del Sito di Interesse Comunitario individuato nel 1995 sulla base della Direttiva 43/92/CE.
Tutti gli interventi che direttamente o indirettamente possono avere incidenza su specie e habitat di SIC e ZPS devono obbligatoriamente essere assoggettati a Valutazione di Incidenza Ambientale (Art.6 del D.P.R.357/19997). 
In Abruzzo per gli interventi concernenti un unico comune è competente il Comune, sentito l'Ente Parco.
Si evidenzia che si parla di potenziale incidenza; basti pensare allo sversamento del 2002 avvenuto nel Torrente Mavone (oppure alle conclusioni dello Studio Marrone del 2003 già citato) per comprendere che vi possono essere effetti anche a grande distanza sui SIC e ZPS a causa di eventuali malfunzionamenti o incidenti presso gli apparati sperimentali. Inoltre basti pensare ai momenti in cui vi è lo scarico delle captazioni, ad esempio quando vi è stata la contaminazione da Diclorometano che, quindi, ha raggiunto l'ambiente esterno alle gallerie.

Abbiamo preso ad esempio tre grandi esperimenti installati tra il 2000 e il 2010, uno per ciascuna sala (Gerda, Xenon, Borexino), e chiesto a Comune di Isola del Gran Sasso, Comune di L'Aquila ed Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga 
- se vi erano le relative Valutazioni di Incidenza Ambientale;
- se avevano rilasciato eventuali titoli edilizi, tenendo conto che non sono edifici interrati secondo le definizioni edilizie. 

Le risposte dei tre enti sono state inequivocabili:
1) non sono rintracciabili richieste e/o rilasci di titoli edilizi di alcun genere in questi anni relativamente agli apparati sperimentali;
2) non sono rintracciabili richieste e/o rilasci della Valutazione di Incidenza Ambientale;
3) non esistono nulla osta o autorizzazioni da parte dell’Ente Parco del Gran Sasso e Monti della Laga.

IL PROGETTO LUNA MV
Nei laboratori sono è stata già autorizzata nel passato l’installazione di due piccoli acceleratori di particelle nell’ambito del progetto Luna. Questi apparati sono classificati ufficialmente come macchine radiogene e sono quindi sottoposti alla relativa procedura autorizzativa per quanto riguarda le norme sulla radioprotezione.
A gennaio 2018, periodo degli accessi agli atti, era in fase autorizzativa presso la Prefettura di L’Aquila il progetto per l’installazione di un terzo acceleratore di maggiore potenza, LUNA MV.
Dobbiamo fin da ora stigmatizzare come, nonostante l’iter ancora aperto per l’autorizzazione all’installazione, i Laboratori avessero già proceduto ad espletare le gare relative alla costruzione del “bunker” di cemento armato con pareti spesse 80 cm per schermare le radiazioni nella sala che dovrebbe ospitare l’esperimento, come se fosse scontato il rilascio dell’autorizzazione all’installazione.
Tra l’altro facciamo notare che l’esperimento in questione è quello oggetto di una ormai famosa nota dell’Istituto Superiore di Sanità del 2013 in cui si chiarisce che, pur posti in essere accorgimenti progettuali di mitigazione dei rischi, in ogni caso sarebbe rimasta una sostanziale irregolarità per quanto riguarda l’Art.94 del Testo Unico dell’Ambiente D.lgs.152/2006. Infatti, l’ISS evidenzia che il proprio intervento non poteva certo sollevare dalla responsabilità, in capo ad altri enti, di far osservare le norme di legge.
Ovviamente non entriamo nel merito dei calcoli e delle simulazioni contenute nelle relazioni.
Da un punto di vista procedurale facciamo però notare che:
a) non viene citata la Relazione per la Valutazione di Incidenza Ambientale di cui al DPR.357/1997. Questa procedura è stata fatta?;
b) è stato chiesto il Nulla Osta dell’Ente Parco? Sono state rilasciate le autorizzazioni edilizie?
c) in ogni caso, questa macchina produce radiazioni sia nella fase di funzionamento (schermate quasi totalmente dalle pareti del bunker, se le simulazioni sono adeguate) sia come produzione di una limitata quantità di rifiuti radioattivi. Come già rilevato dall’ISS, a nostro avviso è evidente il contrasto in radice con l’Art.94 del Testo Unico dell’Ambiente.

Evidenziamo, inoltre, che anche queste macchine sono soggette a incidenti. Ovviamente con le dovute differenze (potenza; modello di macchina; tipologia degli esperimenti) vogliamo ricordare che nel 2013 al J-PARC, uno dei maggiori centri di ricerca fisica in Giappone, si verificò un incidente con rilascio di radioattività proprio a causa di un malfunzionamento di un acceleratore (il problema si verificò a partire dalla macchina) e di una serie di errori e sottovalutazioni nelle procedure di emergenza che determinarono la chiusura del centro per 3 anni.



MOBILITAZIONE PER L'ACQUA DEL GRAN SASSO
Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua 

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Commenti

HANNO ROTTO LE PALLE !!!
I Laboratori vanno chiusi, sono stati solo una gigantesca speculazione sulla pelle della gente d'Abruzzo.

Quel buco va chiuso