Fino a quando i consiglieri comunali di maggioranza a Teramo continueranno ad essere utilizzati come marionette senza fili? Fino a quando potranno sopportare di essere quella mano alzata di un metodo che non riconosce la partecipazione e la condivisione? Fino a quando crederanno alla litania liturgica del Primo Cittadino? "Domani mattina presto ti chiamo; ci vediamo; prendiamoci un caffè; assolutamente ci tengo e altre amenità simili; una promessa è una promessa; che sono diventati un meme e una norma, fino alla scomparsa per giorni. Verso Roma e la candidatura parlamentare con i Cinque Stelle e quella sinistra del verde. Tutto lecito, tutto giusto fino a quando gli alza mano non avranno un moto d'orgoglio.
Il sindaco D'Alberto non solo non condivide le scelte e le visioni ma pone tutti davanti al fatto compiuto chiedendo una volta al mese solo l'atto finale e l'applauso del circo.
Dal Pums, ai parcheggi, all'assenza di nuovi insediamenti industriali, alla gestione dei cantieri in Città, alla sicurezza, al sociale, all'edilizia sociale, al nuovo ospedale, alla Sanità, allo stadio, al parcheggio dell'ospedale, alla pista ciclopedonale fino al finto Delfico.
Lo stesso Primo Cittadino non rappresenta l'apice della Città che una volta era anche il capoluogo politico della Provincia ma si trova davanti al fatto compiuto dal Presidente della Provincia, Camillo D'Angelo che ha comprato i Moduli scolastici prima del permesso di poterli installare, prima del parere del consiglio comunale dando tutto per scontato come il presente del Delfico con l'istanza di dissequestro e la visione urbanistica della Città.
Chiedete ai tecnici o ai genitori nella loro ultima riunione.
Quel Camillo D'Angelo che diventa un gigante davanti alla passività e l'inerzia di Gianguido D'Alberto che dovrà ricordarsi prima o poi, di essere il sindaco di Teramo e non il vice sindaco, scusate, consigliere comunale entrato in surroga di Valle Castellana.
Una fattoria degli animali che lo stesso Orwell avrebbe chiosato " “Se la parola libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentire”.

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