In silenzio.
"Dopo la sconfitta tedesca inflitta dai partigiani presso Bosco Martese, i soldati del Reich reagirono con azioni di rappresaglia e rastrellamento contro patrioti e civili della zona. Il 26 settembre 1943, i nazisti avviarono una vasta operazione congiunta, impiegando reparti di fanteria e artiglieria, per stanare i partigiani radunati al Ceppo. Un'unità di 60 soldati tedeschi occupò la caserma dell'Arma dei Carabinieri a Valle Castellana-Pascellata, arrestando i militari italiani presenti, accusati di collaborare con i partigiani.
Durante l'operazione, il Brigadiere Leonida Barducci e i carabinieri Settimio Annecchini e Angelo Cianciosi furono disarmati e fatti prigionieri. Dopo un interrogatorio sommario, i tedeschi, di fronte al loro rifiuto di rivelare informazioni sui partigiani, li condannarono a morte e li fucilarono a Sella Ciarelli.
(Comando OB Süd/XI. Fliegerkorps ed due battaglioni della 2. Fallschirmj-äger Division: I./Fallschir miägerRegiment 2; II./ Fallschirmjäger- Regiment 7; III./ Fallschirmjäger- Regiment 6; I Legione “M”. Secondo il database della Commissione storica italo-tedesca – Commissione parlamentare di inchiesta si tratta di SS.)
Tra le vittime vi fu anche il Sergente Maggiore degli Alpini, Donato Renzi, legato da un profondo rapporto di amicizia con Settimio Annecchini. Dopo l'armistizio dell'8 settembre, Renzi, che viveva a Pascellata vicino alla caserma dei Carabinieri, si era ritrovato in licenza forzata a causa dello scioglimento delle divisioni. La sua colpa, agli occhi dei tedeschi, era quella di aver ospitato un soldato neozelandese. Quest'ultimo, una volta catturato, tradì Renzi, sperando di ottenere la libertà, rivelando il luogo in cui era stato accolto. Renzi fu così arrestato e giustiziato insieme ai carabinieri e allo stesso neozelandese.
I corpi delle vittime, per ordine di un ufficiale tedesco, rimasero sul luogo dell'esecuzione fino al 6 ottobre 1943, quando, su autorizzazione dello stesso ufficiale, furono sepolti nel cimitero di Pascellata, dove riposano tuttora. ( Fonte)".
Ogni volta che scrivo sull'Arma dei Carabinieri mi sfioro il portafoglio dove avevo il tesserino, la tasca sinistra delle manette e controllo la fondina che non si prendeva con l'anca.
Erano movimenti ripetuti, quotidiani ma fatti con un profondo rispetto per la Benemerita che mi rende orgoglioso.
Il Capitano Cenisio Fusi avrebbe ripetuto nei Secoli Fedeli per questo motivo, in via Savini, un cittadino di Teramo, un turista, un viandante, un uomo e una donna dotati di spirito e di cura, avranno la possibilità di contemplare l'opera dedicata a degli eroi.
Semplicemente a degli eroi. A chi ha preferito sopravvivere morendo ma morendo vivendo da eroe. Il nostro onore è per l'autore dell'opera, il maestro Giuseppe Palombo; per la sua donazione al Comune di Teramo e per la sensibilità culturale e storica di tutti i Carabinieri della provincia di Teramo e a loro, al colonnello Pasquale Saccone, a chi ha reso di bellezza la manifestazione, all'alto esempio di virtus e virtus che nutre i cuori degli uomini giusti, giunga il nostro vanto.
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