“Il 3 ottobre 2024, come molti sapranno, il nostro amato Liceo, simbolo di tutta la città, è stato sequestrato dal tribunale di Teramo. È stato chiesto agli studenti di evacuare, di prendere le loro cose e dire addio alle aule, di scendere per l’ultima volta quelle scale, senza sapere nulla riguardo al loro futuro. I convittori sono stati costretti a fare le valigie in fretta e a lasciare quella che per loro era, più che per chiunque altro, una seconda casa.
Poche ore dopo il sequestro, il Liceo era vuoto, l’intero edificio chiuso, spento. Non più le voci dei giovani che animavano la piazza, non più i convittori che trasformavano le scale nel loro salotto intellettuale, e non più i genitori ad attendere i figli uscire da quelle porte. Da lì non usciranno bambini e ragazzi per molto tempo: i sigilli ormai vegliano giorno e notte le entrate.
Non c’è molta chiarezza riguardo alla chiusura, ed è anche per questo che vogliamo far sentire la nostra voce, per reclamare i diritti che ci sono stati tolti. Ci è stato detto che l’edificio non rispettava le norme di sicurezza o che non era conforme ai parametri sismici, ma ciò significa che, fino ad ora, centinaia di persone hanno rischiato la vita? I sorrisi degli studenti erano solo spensieratezza e ignoranza della situazione? I genitori salutavano i figli al mattino, convinti di mandarli in un luogo sicuro? E i docenti e collaboratori venivano a lavorare rischiando la vita?
Non è accettabile pensare che una struttura scolastica, che dovrebbe costruire il futuro, possa essere la stessa che lo distrugge. A noi studenti è stato leso il diritto allo studio, e tutto questo perché? Perché le istituzioni preferiscono investire altrove, piuttosto che su noi giovani, sul nostro futuro e sulla nostra educazione.
NOI NON RESTEREMO A CASA.
Anche solo due o tre giorni senza scuola sono inaccettabili, figuriamoci una settimana. Ancora più inaccettabile è non sapere cosa fare, non avere una direzione. Ci hanno lasciati allo sbaraglio. Hanno sparato a sangue freddo sulle nostre vite e, se non si interviene subito e in modo concreto, siamo destinati a scomparire. Colpendo il Delfico, hanno ferito un’intera comunità, un’intera città. Oltre ad essere arrabbiati, siamo in lutto, per una morte inaspettata e repentina. Ma, del resto, può succedere quando chi è pagato per fare il proprio lavoro non lo svolge adeguatamente.
Nelle ultime ore sono circolate varie voci riguardo al nostro futuro, ma nessuna davvero concreta o duratura. Si è parlato di scuola pomeridiana, di chiedere ospitalità ad altri plessi, di DAD. Si è discusso anche di una possibile struttura di prefabbricati che ci ospiti a partire da gennaio. Insomma, tante parole, ma ora è arrivato anche il nostro momento.
A chi dice di ascoltarci, non chiediamo tanto: una sede sicura, una scuola mattutina e non pomeridiana, un edificio che possiamo chiamare casa, come un tempo, e non quattro mura di prefabbricato. Tutta la città ha un sogno: rivedere piazza Dante viva, colorata al mattino dalle chiacchiere degli studenti, gremita di ragazzi per strada, e illuminata la sera dalle luci del convitto. Noi abbiamo una voce e non abbiamo paura di farla sentire: non aspettiamo altro che gridare ai quattro venti il nostro dolore. Siamo giovani e ci crediamo, siamo ragazzi, e non eravamo quelli del Delfico: SIAMO quelli del Delfico.
I rappresentanti del Liceo Classico e liceo scientifico Delfico “
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Con la scuola di pomeriggio costringete i ragazzi a non rincorrere più i loro sogni, la speranza di incontrare la ragazza o il ragazzo che gli fa battere il cuore, seguire lo sport o passione che lo spinge a studiare e sperare di diventare qualcuno! Invece di pensare al pallone di serie D pensate ai giovani che sono il futuro di una città che sta morendo!
Il problema ben piu’ grave di piazza Dante vuota e di un edificio deserto e’ il rischio di indurre chi ha 14,15,16 anni a concludere che l’organizzazione della Societa’ civile sia una bufala. Questo si puo’ essere tentati a credere davanti a questi conflitti istituzionali (altro che beghe amministrative). Quando un magistrati pone (a sorpresa) sotto sequestro il liceo convitto della citta’ e l’amministrazione scolastica e politica di una Provincia appena balbettano una risposta, un sedicenne -e anche un adulto- sono
indotti a pensare che i bastioni della Repubblica siano popolati da Buffoni, e si chiedono -che studiamo a fare? Che lavoriamo a fare? Che paghiamo tasse a fare?
Instillare insicurezza e sfiducia nelle nuove generazioni e’ un crimine
Venite tutti a San Nicolò....
A noi che FUMMO e RESTIAMO quelli del Delfico dispiace anche di più...