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Prati di Tivo. 12 giorni senza Giorgio. Fa male chi dice di controllare anche in altre zone del Gran Sasso?

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Immaginate il dolore dei famigliari di Giorgio Lanciotti. L'escursionista di Roseto, scomparso e non più disperso, fa la differenza la denuncia depositata dai carabinieri da parte dei genitori, ai Prati di Tivo dopo l'ascesa sulla Vetta Orientale del Gran Sasso. Le ricerche sono state tutte concentrate nel percorso inverso, utilizzando elicotteri, droni, squadre da terra. L'attesa è ogni giorno fonte di una sofferenza lancinante, quel tormento che aumenta quando le voci sulla reale posizione di Giorgio, crescono con il passare del tempo. Per la famiglia bisogna insistere a cercare il proprio figlio  nella zona del Corno  Grande e  in particolare nella parete est  comunemente  chiamato  " Paretone "; alcuni volontari preferirebbero estendere  le ricerche in altre zone del Gran  Sasso, considerando  che l'escursionista  disperso  aveva parcheggio  la sua vettura  nei pressi  del bivio del campeggio dei Prati  di  Tivo  sulla strada che conduce  a Cima Alta. Per tutti fa fede il video postato da Giorgio sulla vetta Orientale. Le domande che aleggiano sul piazzale dei Prati di Tivo sono stante e molte raggiungono anche il fatto che Giorgio è arrivato con un paio di bermuda e due panini. Possibile che nessuno gli abbia sconsigliato visto gli indumenti e il tempo di rinunciare alla salita? Ciò che rassicura le squadre è la convinzione propria dell'anima dei soccorritori che esiste anche oggi la speranza di trovare in vita Giorgio Lanciotti. Noi con loro. 

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