Non è un articolo dove mi piacerebbe leggere le solite lezioni di morale, quella morale che ricorda la perfezione della vita. Non siamo perfetti, siamo esseri umani.
Vi raccontiamo una storia. La storia di tanti ragazzi e la storia di un ragazzo. Un ragazzo della provincia di Teramo che non era mai stato bocciato; mai rimandato a Settembre e che ha perso il sorriso. Quel maledetto giorno, in cui il padre, un uomo che ha avuto un ruolo socialmente importante e che rappresenta l'eroe nell'immaginario dei figli, tutti i genitori sono degli eroi, è venuto, improvvisamente a mancare. Sarà probabilmente un processo a decidere eventuali responsabilità ma quel decesso ha sconvolto una intera comunità, ha sconvolto un figlio che si è trovato smarrito, rapito, in un altro mondo fatto unicamente di dolore. Quelle due materie a settembre e le tante ripetizioni estive. Perchè la scuola è importante, lo è sempre stata in famiglia. Poi l'esame di riparazione dove l'empatia non esisteva, dove tutto si è diviso a metà, dove quel ripetere scritto durante l'esame ha riempito di lacrime un ragazzo che ha subito tanto, troppo.
Questo non è un articolo di denuncia, i professori sentenziano e le sentenze vanno rispettate, eppure, quel ragazzo avrebbe avuto bisogno di una scuola capace di sentire, di accarezzare, di ascoltare, di sentire, di abbracciare. Ecco, di abbracciare. Questi ragazzi hanno perso due anni di vita con la pandemia, questo ragazzo ha perso il suo eroe e il finale, ci ha fatto tanto male. Troppo. Quel dolore, quella mortificazione che ha ucciso troppi adolescenti. Quando riusciremo a recuperare il senso di una Scuola che deve saper insegnare ma soprattutto costruire il faro della Pietas Humana.
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