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Il Corrosivo. Le (in)decisioni di Paolo

di Elso Simone Serpentini
9 minuti

Ricordo il Paolo Gatti giovane liceale, un leoncino che cercava di affilarsi le unghie. Ricordo quando suo padre, in un incontro con Walter Mazzitti e altri che stavano preparando le liste dei candidati di Forza Italia per le elezioni amministrative (anche  regionali), vistosi preclusa personalmente ogni strada a causa di una delle ansie ricorrenti di rinnovamento, gridò, con voce stentorea: “Allora candido mio figlio!”.
Paolo era presente, muto. Muto, ma pronto ad assumersi l’incarico di subentrare ad un padre al quale si voleva tagliare la strada.
Negli anni successivi, Paolo trovò un suo sentiero e lo percorse, sempre più velocemente, fino ad arrivare al traguardo che ogni padre sogna e spera che suo figlio tagli vittorioso: quello il cui raggiungimento dimostra che un figlio ha superato suo padre, che un discepolo ha superato il suo maestro.

Non tutti riescono a tagliare questo traguardo e, anche confermando di un padre o di un maestro i vanti e il “cursus honorum”, si può restare inferiori e solo claudicanti prosecutori di un cammino tracciato da altri. Nella nostra città non sono pochi gli esempi di questi eredi che fanno perfino fatica a mostrarsi all’altezza delle eredità ricevute, il cui comportamento giustifica che ci si possa chiedere fino a quando riusciranno a conservarle più o meno integre senza dilapidarle, essendo a tutti chiaro che mai riusciranno ad accrescerle.

Paolo Gatti è politico che in politica ha già comprovato di aver superato, in abilità e capacità, padri e maestri e di essere in grado di accrescere l’eredità ricevuta, di percorrere con maggiore velocità l’ultimo tratto di una staffetta nella quale ha ricevuto un testimone mostrandosene degno.
C’è stato un momento in cui Paolo Gatti ha fatto pensare di essere in grado di raggiungere qualsiasi traguardo e di poter sfruttare al massimo i vantaggi offerti a chi, essendo giovane, si trova in quella posizione favorevole che può essere raffigurata, metaforicamente, seguendo la lezione di Henri Bergson e della sua immagine del cono rovesciato.
Più che ad un cono, però, preferisco pensare ad un imbuto, che in fondo è anch’esso un cono.
La posizione favorevole a cui alludo è quella dell’imboccatura larga dell’imbuto (e cioè della base del cono non rovesciato).
Stando lì, si ha tutt’intorno una molteplicità di sbocchi possibili, di possibili intraprese, di opportunità favorevoli.
Si può ipotizzare di fare di tutto o quasi, di godere di una larga possibilità di scelte, di poter fare questo o quello, di aspirare a qualsiasi carica e a qualsiasi incarico, di diventare nella vita, indifferentemente, un sindaco, un consigliere regionale, un deputato, un senatore e anche qualche cosa di più.

Con il passare del tempo, e con il crescere dell’età progressivamente con il passare delle stagioni della vita, l’imbuto si restringe, la “larghezza” e la molteplicità delle opportunità si riducono, la molteplicità delle opzioni si riduce e le cose che si possono fare si riducono di numero. Anche i sogni e le aspirazioni perdono vigore e la possibilità di realizzarsi. A mano a mano che si cresce, ci si rende conto che non si potrà più diventare un calciatore famoso, un grande alpinista, uno scrittore celebre o un grande statista. Ma resterà la possibilità di continuare a credere, o a sperare, di fare qualche altra cosa o di raggiungere qualche altro prestigioso traguardo. Poi l’imbuto diventerà sempre più stretto, fino a diventare uno stretto pertugio, come quello che passava attraverso lo Stige e la Caina, e poi una strettoia filiforme, che qualsiasi granellino, anche piccolissimo, potrà ostruire ponendo fine ad ogni pervietà.

Ora, Paolo Gatti ha imboccato anche lui, a suo tempo, il suo imbuto di vita e di percorso politico, trovandosi nella invidiabile situazione di poter credere, e sperare, di poter fare di tutto e di diventare “chiunque” avesse voluto. La platea dei suoi elettori e la grandezza dei suoi consensi gli hanno garantito per gran tempo una molteplicità di soluzioni e di sbocchi possibili alla sua carriera politica.
Ha potuto scegliere in piena libertà verso dove andare e che cosa fare, con chi andare e a quale velocità, a chi accompagnarsi e da chi stare lontano.

Non so se si è mai reso conto (ma sono sicuro di sì) che anche lui aveva imboccato, dalla parte larga, un imbuto e che la larghezza dell’apertura anche per lui andava, e si va, restringendo.
Una volta fatte certe scelte, alcune di loro si rivelano irreversibili, altre consentono ancora qualche ripensamento e qualche conversione ad “U”, e perfino funambolici contorcimenti per chi non ha pelo sullo stomaco. Ma, poiché Paolo ce ne ha abbastanza, certi spericolati passaggi di campo e certi incongrui ritorni al passato, gli sono preclusi.

Non sono certamente io a poter dare consigli a Paolo Gatti, perché gliene potrei dare solo da perdente di successo, e riguardo alla dignità del perdere e non al piacere del vincere. Però voglio lo stesso proporgli delle riflessioni sull’attuale suo momento politico, e suggerirgli all’orecchio, senza che altri senta, quanto è importante fare le scelte giuste nel momento giusto e quanto possa essere perniciosa ai fini del successo l’indecisione.
Se c’è qualcosa di più dannoso di una affrettata decisione è certamente una prolungata indecisione, specialmente quando ci si trova nella parte larga dell’imbuto che però già comincia  restringersi in maniera assai pronunciata.
Paolo Gatti ha potuto, ad un certo momento, rovesciare il tavolo delle trattative interne al suo partito, il Pdl, quello dove si pesavano le forze e si valutavano i numeri, imporsi e imporre la sua linea, contrapponendola a quella dei maneggioni e dei maggiorenti.
Non l’ha fatto.

Poteva imporsi come leader e ha accettato di rimanere gregario. Poteva aspirare a qualcosa e ha lasciato che a raccogliere il frutto di ciò che aveva seminato fossero altri, assai meno meritevoli di lui. Poteva criticare certe scelte e non lo ha fatto o lo ha fatto tardivamente, con poca convinzione e senza pentimento.
Ha continuato a fare l’assessore regionale di una giunta le cui scelte e le cui decisioni non condivideva pienamente, ma ha continuato a darle il suo apporto e ad assicurarle il suo prestigioso assenso, o, il che è lo stesso, le ha fatto mancare il suo dissenso.

Ad un certo momento ha deciso di candidarsi al parlamento, ma per non fare una guerra fratricida con l’altro Paolo, sponsorizzato (affinché potesse sopravvivere) dal presidente della giunta alla quale lui si è mostrato tanto fedele, ha deciso di cambiare partito, passando in quello fondato da ex pidiellini ma anche ex di AN.
Però, si badi bene, sempre in alleanza di schieramento con il suo ex partito, e quindi senza una più netta scelta di campo.

Ha perso, sia pure per pochi voti (ma una sconfitta elettorale è sempre una sconfitta), e ha dovuto rimandare l’appuntamento con la sua elezione parlamentare, festeggiata invece dall’altro Paolo, intronato più e meglio di lui. Adesso potrebbe decidere di fare il sindaco di Teramo, ma deciderà, forse, di non farlo, pur potendolo fare.
Forse non deciderà nemmeno di puntare a candidarsi a presidente della Regione, per non fare la guerra al “suo” presidente e continuerà a fare l’assessore, ma forse nemmeno quello, se vincerà il centrosinistra, come è probabile. Paolo, l’imbuto si restringe, attento!

                                                    
 

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Commenti

I sosia, alla lunga, non hanno successo. Se il metodo e' la questua ed i cittadini sono sempre e solo clientes, la gente vota l'originale e non l'omonimo.
w vittorio il fenomeno,quanti ne sono della famiglia di vittorio che lavorano in comune?????????????????????????????????????????
Rimane una risorsa futura. Ho votato per Fratelli D'Italia a malincuore. Non comprendo l'idea di appoggiare la Giunta Brucchi. La peggiore che ricordi. Ho votato anche per loro. Due errori?
All' assessore Gatti imputo una grande colpa: la sua militanza acritica nella compagine berlusconiana. Peccato, perché ha buone qualita' politiche.
Gatti ha perso i suoi voti Teramani perchè si è allargato troppo verso altre provincie e altre lobby....... forse era inevitabile ma ognuno deve guardarsi allo specchio e vedere chi è e da dove viene e chi rappresenta. Io non mi sento rappresentato dalle lobby aquilane..... lobby che vengono frequentate da molti politici teramani che siedono alla regione.

Non ho ben capito dove volesse arrivare il caro Professore Serpentini... ma a cosa dovrebbe stare attento l'assessore Gatti ... ad un eventuale compromesso che gli potrebbero proporre per restare in regione? ... o a un benservito di coloro che si sentono traditi ma che quei voti orgogliosamente gattiani alle ultime elezioni gli hanno proprio fatto comodo? ... la verità, caro Professore, è che Paolo Gatti, l'Assessore Gatti, con la A maiuscola, di coraggio ne ha dimostrato molto più di quanti ora, stanno cercando di trasformare l'Italia in una grande carrozzone ... e qualsiasi cosa deciderà, qualsiasi cosa succederà, potrà vantarsi di camminare a testa alta, perchè lui, la politica, la sa fare, la conosce, la mette in pratica con i fatti e non con le parole ... lui ci crede e la sua passione ce la trasmette... e la sua passione per la nostra città , per la nostra regione, è qualcosa che fa bene a tutti ... in un momento in cui ALTRI non hanno nemmeno avuto bisogno di fare una campagna elettorale perchè sapeva già chi gli parava il sedere , Gatti si è spremuto come un limone per stare il più possibile in mezzo alla gente e far conoscere ciò che voleva proporre nella nuova politica da lui portata avanti con onore ... dunque di cosa dovrebbe aver paura? di chi gli vorrebbe fare le scarpe? ... mbè certo ... noi gattiani alla fine ce lo aspettiamo ... perchè lo abbiamo visto alle ultime elezioni ... come a trionfare sia stata l'ignoranza ... a Paolo Gatti solo il mio personalissimo GRAZIE per esserci sempre stato e per esserci ancora ... con l'augurio che continuerà ad esserci ancora per molto, molto tempo ... Monica C.

Caro professore, i miei complimenti per l'articolo. Detto questo, mi piacerebbe trovare risposta ai seguenti quesiti: Vero è che Gatti ha perso voti a Teramo? Vero è che ha perso voti in provincia, considerando il recente esito e la somma dei voti ottenuti da Gatti e Di Matteo alle ultime regionali? Vero è che in alcun modo ha scalfito, dal punto di vista elettorale, i consensi di Tancredi? Verò è che la gran parte della notorietà di Gatti si deve alla delega assessorile conferitagli da Chiodi? Vero è che mai Gatti ha dimostrato di voler rompere con i suoi amici e compagni storici di viaggio e di quartiere? Vero è che Gatti non è e non sarà mai un'alternativa a Tancredi? Detto questo non è da escludersi che, dopo la sconfitta, Gatti rientri nei ranghi in attesa di tempi migliori. E questi non lo sono
Caro anonimo, forse non hai letto bene i risultati. Gatti aveva 10.000 voti alle regionali 2008, altra epoca, altro tipo di elezione, quasi sul velluto. Stavolta ha fatto 13.300 in condizioni proibitive. Fratelli d'Italia a Teramo e in provincia ha fatto, guarda caso, i migliori risultati d'Italia. Non ha scalfito Tancredi? Solo a Teramo l'armata pdl, nonostante chiodi e tutta la comitiva non arriva neanche al 20% La delega assessorile, per stessa ammissione di Chiodi era quella che non voleva nessun altro e comunque pare che anche prima qualcuno lo conoscesse (e' stato il più votato in Abruzzo) Caro anonimo, o Gatti non ti e' simpatico (a volte non lo e' neanche a me) oppure sei proprio di parte. Di quella parte un po' ottusa di centrodestra che pensa di poterne fare a meno e di solito ci sbatte il muso....
caro prof. serpentini lei ci insegna che le così dette (IN) DECISIONI in politica sono anche necessarie per favorire il dialogo e fare emergere soluzioni oggi non ancora visibili. proprio come le (IN) DECISIONI palesate dall'esperto presidente napolitano nel tentativo di salvare la neonata legislatura dei " nominati". caro prof. serpentini, oggi la vita di alcuni politici è scomoda non c'è che dire. quando la politica è sentita come un modo di vivere al servizio degli altri, diventa il mestiere fra i più ingrati e incompresi . anche quando il politico si è prodigato con la generosità più pura,sovente viene attorniato da un pulviscolo di sospetti. spesso è costretto a difendersi dalle aggressioni della critica mordace, dalla perfidia della ironia subdola, dal travisamento delle intenzioni più pulite , dal livore di parte o dalla manipolazione degli avversati. non c'è che dire, oggi, è davvero una vita scomoda quella di alcuni politici affetti da ardore. come dissse qualcuno sulla politica " ARTE NOBIILE CHE SENZA PASSIONE DIVENTA MESTIERE IGNOBILE ". i concetti che ho tentato di esprimere mi sembrano molto simili a quelli da lei , professore, palesati in occasione del suo inopinato e doloroso (per tutti noi) abbandono della politica attiva, sottraendosi " dallo strano fragore dei gandi uomini e dal pungiglione dei piccoli uomini".....l'homme mesure le temps, le temps mesure l'homme.
Ho provato a militare in un sindacato, ho provato a seguire la politica, ma presto mi sono reso conto che il mio apporto era inutile, direi quasi dannoso. Nel sindacato ho visto come si davano i colpi bassi alle persone più capaci ed oneste. In politica, nel giro di poco tempo, ho potuto misurare di quanto mi restringessero il cono dell'imbuto gli invidiosi e quelli che temevano il mio seguito, andare in politica per combattere giornalmente quelli che cercavano di distruggere gli elettori mi ha fatto prendere la decisione di non collaborare per nessuna organizzazione delinquenziale. Mi piacciono le persone geniali, che potrebbero dare una svolta alle situazioni di stallo create, ma so che non li lasceranno lavorare.
Quanto è vera la metafora dell'imbuto (per tutti, non solo per Paolo). Soffocante e triste, ma VERA.