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Il corrosivo: La cultura come fine, non come mezzo

di Elso Simone Serpentini
5 minuti

Inizio da una doverosa premessa: considero la cultura come un fine e non come un mezzo. Divento perciò idrofobo quando mi accorgo della presenza di qualche mercante nel tempio, che cerca di servirsi della cultura per perseguire fini diversi da quelli culturali. Tra questi fini diversi rientra molto spesso l’auto-accreditamento presso i detentori del potere, piccolo o grande che sia, per ottenere qualche cosa. Si può voler ottenere qualcosa in cambio dal servile atteggiamento che consiste nel lisciare il pelo ai politici e agli amministratori sia sul piano economico sia sul piano del conferimento di onori e di incarichi. In entrambi i casi ci si rende responsabili di un’operazione che dovrebbe riempire di vergogna, non di vanto. Recentemente, ma anche in epoche passate, ho richiamato l’opportunità che gli operatori culturali di Teramo, quale che fosse il ruolo e la funzione, oltre che il piano operativo, potessero incontrarsi, confrontarsi in una specie di “stati generali della cultura teramana”.

Sono perciò il primo ad essere convinto che un convegno, un dibattito, un incontro (lo si chiami come si vuole) sarebbe assai utile per prendere la febbre alla cultura teramana e verificarne lo stato di salute. Ma il convegno che si è tenuto l’altro giorno, con il finto obiettivo di fare il punto sulla cultura teramana, è stato uno pseudo-convegno pseudo-culturale, nulla di più.
Gli organizzatori hanno voluto caratterizzarlo come “istituzionale”, senza voler riconoscerne la vera natura di sfacciato servilismo nei confronti di amministratori ai quali, invece di essere collocati su un banco da imputati, si è voluta offrire una comoda passerella, come quella che si mette a disposizione delle soubrettes dell’avanspettacolo. Hai voglia a chiamarlo “istituzionale” un convegno che dovrebbe essere prodromico ad un presunto “tavolo tecnico”, attorno al quale non si capisce bene quali tecnici dovrebbero sedersi. 

Ad alcuni amministratori è stato dato il destro, in questo pseudo-convegno pseudo-culturale, di continuare a coniugare i verbi al futuro riguardo alla cultura teramana e/o dedicarsi ad onanistiche pratiche di vuota illustrazione dei valori della cultura, ma nulla è stato loro rimproverato, pur essendo meritevoli di essere additati al pubblico ludibrio sia per quello che hanno fatto sia per quello che non hanno fatto. L’operazione è stata equivalente a quella di chi invita un assassino a pronunciare l’elogio funebre al funerale della sua vittima.

A fronte delle tetre concioni di questi amministratori responsabili della loro irresponsabilità, che nulla hanno fatto di utile per la cultura e hanno, al contrario, fatto di tutto per affossarla, sono stati concessi soltanto due minuti (diconsi 2 minuti) a tutti quanti gli altri, operatori culturali o rappresentanti di associazioni culturali, che pensavano di avere qualcosa di interessante da dire, sia sul piano dell’analisi sia su quello delle proposte.

Troppo sfacciato è stato l’intento degli organizzatori di mettersi in vista agli occhi di questi amministratori e politici, di guadagnarsi presso di loro crediti e benemerenze, non si sa bene in vista di quali contropartite. Corteggiare il potere non è certo caratteristica precipua della cultura, che non può essere coltivata che sul terreno della libertà e della indipendenza. Un giornalista teramano che ha avuto parole critiche su questo convegno ha parlato di “una manifestazione che ha ampiamente raggiunto gli scopi che paventavo volesse raggiungere”. Condivido il giudizio. Gli scopi sono stati raggiunti, ma essi non erano certamente culturali e rientravano tra quelli che gli organizzatori dello pseudo-convegno pseudo-culturale stanno perseguendo da tempo, con altre recenti iniziative pseudo-culturali che sono risultate sgradevoli e impudiche.

Portare avanti un progetto che approfittava tanto manifestamente e in modo così becero della figura dei bambini e basato su una serie infinta di selfie con tutti i personaggi “autorevoli” capitati a tiro o incontrati di proposito è stato davvero insopportabile. Mettere poi in bocca a questi bambini, sia pure riconoscendo l'ausilio delle maestre a scuola, una definizione della cultura come “tracciabilità del mondo” rasenta la follia e la spudoratezza.
“Retorica a poco prezzo con frasi insensate”, questa è stata la definizione data da un artista teramano a qualche considerazione e a qualche giustificazione di chi ha voluto difendere ad ogni costo la valenza dello pseudo-convegno pseudo-culturale. Espressioni assai più dure sono state usate da un noto commentatore di un blog teramano, al quale, al di là del tono usato, è difficile dare torto.

Non c’è bisogno di convegni “istituzionali” e di “tavoli tecnici” per aprire un dibattito serio sullo stato comatoso della cultura teramana. Non c’è bisogno di esegeti in livrea da servitori in attesa di raccogliere le briciole che cadono dalle tavole degli amministratori che hanno assassinato la cultura, non c’è bisogno dei cercatori di prebende e di commende, che riservano per sé e per i propri corteggiati tutto il tempo che si vuole e a tutti gli altri il misero spazio di due minuti, concessi come generosa elargizione.

Non c’è bisogno di chi si ostina a sostenere che il re è avvolto in splendide vesti riccamente addobbate. C’è bisogno di chi ha il coraggio di dire la verità, sostenendo che “il re è nudo”.

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Commenti

Caro Professore, io la stimo molto ma lei sta chiedendo troppo ad un popolo che ha rieletto i suoi aguzzini e ancor di più ad un'amministrazione che ha come massimo esponente della cultura l'aperitivo in piazza. Basta guardare come viene trattata quel po' di storia ancora presente nella nostra città. All'abbandono. Al degrado. Un po' come hanno fatto gli Olandesi ferendo Roma nel cuore. La cultura e tutto ciò che essa comporta ovvero l'amore intrinseco per la storia per l'arte per la la letteratura e l'amore incondizionato per la conoscenza sono tutte cose per le quali questa città non è pronta e forse non lo sarà mai.
Ero presente all'iniziativa . Ci sono andato con l'intento di intervenire ma ci ho rinunciato, ritenendo che con due minuti a disposizione, poco o nulla avrei potuto argomentare per esporre il mio pensiero, sia sulle responsabilità degli amministratori presenti (escludendo l'attuale presidente della Provincia perchè fresco di incarico) per il ruolo negativo che hanno avuto nei lustri passati in rapporto al tema all'ordine del giorno , ma soprattutto per fare proposte per il futuro , prolisso come sono nel linguaggio e con capacità di sintesi alquanto scarse.
Caro professore, non credo sia necessario aggiungere altro. Lei esprime con la consueta chiarezza e con l’abituale franchezza, ciò che va detto e che molti – troppi (anche chi scrive) – non dicono. Questo post è solo per ringraziarla e in fondo anche per manifestarle l’apprezzamento per ciò che fa; quasi a scacciare il timore che la sua voce possa stancarsi e lasciare questa povera città a se stessa. D’altronde, se nani e ballerine che così lucidamente lei descrive, possono osare tanto senza un minimo di pudore (mentre chi avrebbe titoli, storia, spessore, conoscenza e competenza, si ritrae) davvero l’orizzonte si fa scuro. Come dice Manu in un post precedente, gli aguzzini se la raccontano, tronfi nel loro compiaciuto e autoreferenziale onanismo. E gli altri stanno a guardare. Di chi la colpa, però?
Topitti, dopo la tua uscita sul mio profilo sei la persona meno adatta ad ergersi a paladino della cultura. Saluti
X Angelo .Meno adatta perché l'attuale dirigenza gestionale del PD provinciale mi fa crepare dalle risate? Naturalmente parlando seriamente si ride per non piangerci sopra .
il Re, come tutti quanti, è stato sempre nudo, siamo nudi difronte al Signore, la cultura per me si fa nelle scuole, nelle biblioteche, nelle università, per me il museo è la morte della cultura è il sepolcro della cultura, per me la cultura è scambio, contaminazione con altre culture. sopratutto è una questione personale che va coltivata fin dalla più tenera età: innamorarsi della curiosità, nella cultura del rispetto dell'altro, insegnado che, se vuoi rispetto dei essere il primo a darlo, non sono pratico di citazioni, ma mi piace questa: non condivido la tua idea, ma farò di tutto perché tu possa esprimerla. che se non mi sbaglio dovrebbe essere qualcosa che risale ai principi della repubblica francese, il diritto, cosa che in questi anni ci siamo abbondantemente dimenticati, e dire che abbiamo in città una facoltà di giurisprudenza.