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Il Corrosivo. Che cosa succede a Nereto?

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

Che cosa succede a Nereto?
C’è un virus di qualche particolare ceppo che da qualche tempo si è diffuso e ha geneticamente mutato i caratteri culturali e sociali ereditati da un illustre passato?
Il paese che viene considerato la vera capitale della Val Vibrata è sempre stato un centro di propulsione sociale, economica e culturale.
Si è sempre distinto per la grande apertura mentale dei propri abitanti, per la valenza delle iniziative culturali e per la massima tolleranza nei confronti di qualsiasi tipo di opinione, al di là dei contrasti politici del momento.
Sia durante il fascismo che nella rinata democrazia, Nereto è stata ospitale e paziente, aperta, sapiente e prudente.

Pur mostrando sempre una vocazione politica caratterizzata da una tendenza ad accogliere le tesi del socialcomunismo, rientrando a pieno titolo nell’ambito di quella che viene definita “la zona rossa”, la popolazione ha sempre manifestato tanto amore per la libertà da essere concretizzato in fatti specifici, dall’alto valore simbolico ma anche dalla grande  valenza culturale. E’ sempre stato consentito, in piena libertà, a tutti gli oppositori, di qualsiasi epoca, di esprimere le proprie opinioni e i propri orientamenti, senza conseguenze negative, senza censure, senza pressioni, senza intimidazioni, senza vendette.

Ricordo quando, in tempi difficili, ho avuto l’occasione di tenervi comizi in piazza per un partito di estrema destra senza essere minimamente disturbato da chi era assolutamente contrario alle idee che pubblicamente manifestavo.
Ricordo di aver partecipato a convegni organizzati dallo stesso mio partito senza il minimo segno di avversione e senza la minima intenzione di frapporre ostacoli di sorta. Il che capitava spesso in altri centri, sia vibratiani che di altre zone della provincia.
Ricordo quante volte mi sono recato a far visita, molti anni fa e sempre in tempi difficili, ad un amico che militava nel mio stesso partito. Era un umile e laborioso artigiano, faceva il sarto, si chiamava Leone Garzarelli. Aveva le mie stesse idee, che non piacevano alla maggioranza dei neretesi, ma tutti lo rispettavano, per quel che era e per quel che faceva, senza arrecargli il minimo disturbo e senza nemmeno tentare ai suoi danni la minima ingiustizia. Quando ha voluto intitolare la propria sala municipale, Nereto ha scelto Salvador Allende, primo Presidente marxista democraticamente eletto nelle Americhe, ma anche vittima del golpe cileno del 1973 e considerato perciò un simbolo della libertà politica.
 
Tutto, quindi, a Nereto e in ciò che rappresenta la storia di Nereto testimonia uno spiccato amore per la libertà e per la tolleranza e un’avversione per ogni forma di censura e di limitazione della possibilità di espressione culturale, di qualsiasi orientamento politico e religioso. Per questo esprimo il mio stupore e la mia sorpresa di fronte ad alcuni fatti che mi inducono a pormi l’interrogativo che ho espresso all’inizio: che cosa succede a Nereto?
Recentemente mi è capitato, come ho ricordato in questa stessa rubrica, di essere pesantemente censurato in una scuola, che avrebbe dovuto essere, come tutte le scuole, una palestra di libertà, e interrotto, invitato bruscamente a chiudere un mio intervento in occasione della presentazione agli studenti di un libro scritto da un giovanissimo studente, in opposizione alle tesi che stavo sostenendo.

Come si può impedire a qualcuno di esprimere in libertà le proprie opinioni, quali che siano, e come lo si può fare in una scuola?
Come si può esercitare una qualche forma di pressione, o con inviti perentori o con bruschi richiami ad una chiusura del discorso non prevista e non programmata, su chi si sta rivolgendo a degli studenti riuniti in assemblea senza incorrere in reati previsti dalla legge e solo per presunti “delitti di opinioni non condivise”?
Come ci si può rivestire dell’autorità di dirigente scolastico per contestare con forza (il che sarebbe ancora ammissibile su un piano puramente dialettico), ma anche per determinare la brusca interruzione di una argomentata serie di proposizioni e di convincimenti?

Sempre a Nereto si è ancor più recentemente verificato un altro spiacevole episodio che mi ha stupefatto e sorpreso.
Avendo dedicato il mio ultimo libro della collana “Processi celebri teramani” a tre vicende accadute a Nereto tra il 1926 e il 1931, mi era sembrato naturale, come sempre, programmare una presentazione del volume a Nereto. Le vicende che racconto sono relative ad eventi criminali, di cui però mi servo per perseguire un fine di valenza culturale diversa da quella di una pura e semplice narrazione giudiziaria dei fatti in sé. Infatti in tutti i volumi della collana ricostruisco lo sfondo socio-culturale delle vicende narrate, fornendo un quadro complessivo assai utile per un’analisi che ha implicazioni che attingono all’osservazioni tipiche dell’antropologia culturale.
In ogni centro della provincia dove ho presentato i volumi della collana per vicende legati al “luogo” in cui si erano verificati gli eventi narrati, questo aspetto è stato perfettamente colto: Mosciano, Atri, Cortino, Teramo, Bellante. Mai nessun problema, nemmeno ad Atri, dove pure le vicende narrate riportavano alla luce fatti nei quali erano stati compromessi non sempre in luce positiva famiglie potenti e di storico lignaggio. Ma, alla 25a occasione... a Nereto, il problema c’è stato, a sorpresa.

Il sindaco aveva concesso il patrocinio del Comune e l’uso della sala municipale per la presentazione del volume e perfino mostrato interesse all’iniziativa, di cui riconosceva la piena valenza culturale. Un’associazione culturale locale aveva anch’essa concesso il proprio patrocinio, si stavano per stampare le locandine e gli inviti a cura dell’editore.... quando, improvvisamente, lo scenario è cambiato.
Il sindaco di Nereto ha ritirato il patrocinio, lo stesso ha fatto l’associazione locale ed è iniziata una serie di pressioni, anche sullo stesso sindaco, per far sì che la presentazione del libro non avvenisse o fosse contrastata. Si è così determinato uno stato di tensione che ha indotto, giustamente e per prudenza, l’editore e l’autore a rinunciare alla presentazione di Nereto del volume, limitandosi a confermare la presentazione teramana (alla quale, peraltro, un relatore di origine neretese, che aveva accettato di parlare del libro e il cui nome era stato riportato sulle locandine e sugli inviti, non ha partecipato, risultando assente ingiustificato e senza dare spiegazioni di sorta).

Ecco perché sono qui a chiedermi che cosa stia accadendo a Nereto.
Che cosa ha di diverso Nereto da tutti gli altri paesi nei quali ho potuto portare i miei libri e parlarne senza problemi?
Sembra che ad esercitare le pressioni che hanno indotto il sindaco e il presidente dell’associazione neretese al ritiro del loro patrocinio e a determinare in pratica l’annullamento di ciò che era a tutti gli effetti un evento culturale (trattandosi della presentazione di un libro che, tra l’altro ha come protagonista, con le sue perizie psichiatriche, il dott. Marco Levi Bianchini, che proprio nel 1925 fondò a Teramo la Società Italiana di Psicoanalisi), siano stati personaggi più o meno influenti, parenti più o meno vicini o lontani di alcuni protagonisti delle vicende narrate, avvenute (si badi bene) nel 1926. Pare che non fossero contenti che certi fatti venissero riesumati, anche per il buon nome di Nereto!
                               
 

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In riferimento all'articolo del prof. Elso Simone Serpentini, il sottoscritto tiene a precisare che la partecipazione dell' amministrazione comunale era legata alla concessione gratuita della sala e non al patrocinio, che non essendo mai stato concesso, ha portato al divieto dell'uso del logo comunale sul materiale pubblicitario dell'iniziativa.( lettera all' editrice del 13/5/20013 prot. 3379 ) Per quanto riguarda la rinuncia all'utilizzo della sala, è stata una decisione della casa editrice, concordata con il sottoscritto dalla titolare, per evtare ulteriori disagi. Colgo l'occasione per ringraziarla, sperando che ci possano essere altre iniziative a breve per poter presentare altri eventi. Per quanto riguarda gli altri episodi citati nell'articolo, il sottoscritto non conoscendo i fatti non può esprimere alcun parere, tenendo a sottolineare la grande apertura della nostra amministrazione a qualsiasi evento culturale proposto sul nostro territorio. Sidaco di Nereto Dott. Stefano Minora
Chi non osa nulla, non speri in nulla. (Friedrich von Schiller)
Sindaco, può tradurre per favore? Il patrocinio, Lei dice, non era stato concesso: era stato richiesto? Se sì, perché non è stato concesso, visto che il patrocinio non viene di solito non concesso nemmeno alla sagra della "porchetta"??? E poi questa frase è incomprensibile "Per quanto riguarda la rinuncia all'utilizzo della sala, è stata una decisione della casa editrice, concordata con il sottoscritto dalla titolare, per evtare ulteriori disagi". Cioè? L'ho letta tre volte, sarò stupida ma visto che non ci arrivo, me la può spiegare??? Aspetto con ansia.
Cara "amica".....stai pur tranquilla che non ti risponderà mai. Saluti.
sindacooooooooooo! rispondaaaaaaaa! Amica
Che cosa soccede a Nereto? http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/05/27/news/riaprite-le-i… Il racconto dei fatti della presentazione del libro, a Nereto, mi incuriosisce e, non vedo l'ora di poter acquistare il lavoro del prof. Serpentini, per giudicare meglio. Forse perché anche delitti più recenti hanno avuto una risoluzione di delitto perfetto. Il Sindaco di Nereto non mi toglie nessun dubbio sulla esistenza di omertà locale.
Caro Carlo, l'accostamento che fai era venuto in mente anche a me, tanto che il corrosivo aveva inizialmente una conclusione diversa, che poi ho creduto opportuno eliminare e che qui ripropongo: "A questo punto, viste queste premesse, non mi meraviglio più di tanto che un efferato duplice delitto, quale quello dei coniugi Masi, possa essere avvenuto nel cuore di Nereto senza che nessuno avvia visto né sentito niente, senza che nessuno ne sappia niente e con una così frettolosa rimozione da parte della cittadinanza, che oggi mostra un certo fastidio perfino quando lo si evoca o si richiedono nuove indagini. Anche questo per il buon none di Nereto?" Avevo eliminato questa conclusione perché avevo timore che l'accostamento potesse sembrare forzato, ma dopo che tu hai evocato questo duplice delitto irrisolto, la mia riflessione al riguardo mi pare si rafforzi nel mio convincimento. Quanto al sindaco di Nereto, davvero credo che la pezza del suo rattoppo sia perfino più grave della sua decisione di ritirare il patrocinio del suo comune ad un evento culturale quale la presentazione di un libro che aveva in precedenza concesso e che si risolveva non in un contributo in denaro ma solo nella possibilità di scrivere sugli inviti "con il patrocinio del Comune di Nereto". Quando le è stato comunicato il ritiro del patrocinio e in seguito a telefonate con lui intercorse, l'editore ha deciso di rinunciare all'evento (per il quale rimaneva comunque la concessione gratuita della sala municipale) rendendosi conto dell'estremo imbarazzo del sindaco per le pressioni su di lui esercitate. D'altro canto il sindaco, informato dell'annullamento della presentazione, è parso assai sollevato e come sgravato da un peso, tanto da ringraziare vivamente per la decisione presa di rinunciare. Questa è la verità dei fatti, stando a quanto mi risulta. Confermo che al 25° libro della collana, è la prima volta che la ricostruzione di antichi delitti del teramano, assai utili per un'analisi antropologica dellle nostre comunità, è stata così fortemente contrastata. In nessun altro centro della provincia (Teramo, Atri, Bellante, Cortino, Roseto, Giulianova, Montepagano, Mosciano, Valle Castellana, Rocca Santa Maria, ecc.) è mai avvenuto quanto è avvenuto a Nereto.
Bellissima la conclusione "diversa", Prof... Sulla vicenda Masi ho sentito troppo cercare motivazioni piuttosto che colpevoli! E l'unica motivazione è che tra noi vivono dei mostri. Sindaco, restituisca la fascia!
Pensare che in data 15 settembre 2010 al quotidiano La Città pervenne per fax da parte del presidente dell'Associazione di Volontariato "Vibrata Picena", Giancarlo Viscioni, un ringraziamento per i servizi realizzati sulla Val Vibrata e, contestualmente per la "goduria" delle "perle di autentico, nobile giornalismo che sono i "corrosivi" del mitico Elso Simone Serpentini" a cui, si leggeva nel testo "daremo volentieri, con il suo consenso, la tessera di socio onorario della ns, Associazione di impegno civile, sociale per la tutela e difesa del cittadino". Quale "socio onorario" dell'assocazione neretese, mi sono sentito doppiamente "turbato" da questo trattamento riservatomi a Nereto. E quasi provocato ad occuparmi di un altro delitto, un veneficio, avvenuto a Nereto, in circostanze misteriose e mai chiarite fino in fondo, del 1957. Chissà che non ne tratti in uno dei prossimi gialli... Ma che direbbe, poi, il sindaco, che ce l'ho con la sua città. E pensare che sono in tanti, ma non a Nereto, ad invitarmi ad occuparmi del delitto Masi. Ma io sono abituato a lavorare con i fascicoli processuali... e quelli, sia pure essendo stato il caso archiviato, sono di accesso piuttosto difficoltoso per chi non è avvocato.
Si occupi del caso, Prof, con quello che c'è... Nessuno deve morire così... Io non li conoscevo e non mi interessa cosa facessero. Ma davanti alle ingiustizie mi arrabbio e una morte così violenta non può non esserlo! Potrebbe essere un modo per far riaprire il caso o farlo conoscere non solo localmente. P.S.: io questi politici che prima rispondono in politichese e poi fanno finta di non leggere più, li...