In una città in cui si sta progressivamente degradando l’amore per la cultura, riservato ormai a pochissimi, e in cui gli eventi culturali, quali presentazioni di libri, convegni, reading letterari ed altre iniziative, si svolgono davanti ad uditori sempre meno numerosi, credo sia giunto il momento che gli intellettuali teramani e gli operatori culturali, i pochi rimasti, si riuniscano, al di là dei diversi orientamenti concettuali e ideologici, per preparare e firmare un manifesto in cui ribadire alcuni principi semplici ed elementari, ma essenziali e individuare degli obiettivi non certo irraggiungibili.
La cultura teramana è ancora in grado non solo di sopravvivere a se stessa e ai tentativi, consapevoli o no, di spegnerla come un cerino in un catino d’acqua, ma di rilanciare l’idea e la connotazione di una città che l’ha sempre considerata, fino a poco tempo fa, un elemento fondamentale di caratterizzazione della propria identità e della propria storia. Chi è ancora convinto che sia proprio la cultura che può contribuire in maniera determinante a rilanciare le sorti morali e materiali, e perfino economiche, di Teramo, è chiamato in questo momento cruciale, che sembra di svolta, a dare il proprio contributo alla diffusione di idee e concetti preziosi, quali quello della libertà di opinione, della partecipazione democratica, della crescita, dell’allargamento dei propri orizzonti, della concretizzazione di ideali e obiettivi di largo e lungo respiro.
Auspico che il manifesto possa essere l’unitario contributo del maggior numero di intellettuali teramani e avere il maggior numero di adesioni.
Auspico che, oltre alla indicazioni di alcuni principi cardine e teoriche considerazioni, il manifesto contenga l’indicazione di obiettivi pratici da realizzare nel medio e nel lungo periodo, tra i quali la valorizzazione di realtà e strutture esistenti e da far esistere nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti.
Auspico che siano individuati progetti di ri-valorizzazione di strutture urbane e di luoghi abbandonati e/o, trascurati per un rilancio della teramanità e un ri-uso creativo e produttivo e per una rivitalizzazione ormai improrogabile ed utilissima.
Auspico che le associazioni culturali escano dal loro individualismo esasperato e possano fattivamente cooperare tra di loro in vista di progettualità comuni, collaborare per coordinare le loro iniziative.
Auspico che esse richiedano finalmente la costituzione di una entità, non di un ente o di un carrozzone costoso, che quanto meno realizzi un calendario unico degli eventi culturali, evitando così che per lunghi periodi a Teramo non ci siano appuntamenti ed iniziative e che poi, in qualche giornata, ce ne siano molti, coincidenti e sovrapposti, sì da essere costretti a spartirsi lo scarso pubblico potenziale o a costringere le persone interessate a scelte difficili e dolorose.
Auspico che si possa organizzare un convegno sulla cultura teramana, una sorta di Stati Generali, che faccia il punto sulla situazione difficile del momento e ponga le basi di un futuro diverso e migliore, ma senza le astratte elucubrazioni e le mirabolanti pretese ed ambizioni che hanno caratterizzato iniziative come Teramo Cult o Teramo 2020.
Auspico che la forza unitaria di quanti hanno a cuore la cultura teramana costringa o induca le amministrazioni pubbliche ad una diversa e accresciuta attenzione ai fenomeni e alle iniziative culturali, al di là delle sempre più limitate risorse a disposizione in un settore pur tanto importante.
Auspico che siano individuati spazi e luoghi, tra cui sale a costo zero, destinati ad eventi culturali e pubblici confronti, che siano assicurati sempre di più margini di libertà nell’espressione delle proprie opinioni e dei propri orientamenti.
Auspico una tensione verso un rinnovamento radicale di usi inveterati ed abitudini ormai stanche e una attenzione maggiore verso la creatività di giovani artisti e di talento, alla quale vanno offerti spazi espositivi gratuiti e opportunità.
Auspico che da un’ansia di rinnovamento possa nascere quello spirito che torni a rendere il cittadino teramano più vivo e partecipe, meno indifferente ed apatico, e la città di Teramo meno rassegnata ad un declino che a volte fa temere che possa essere inarrestabile.
Auspico che siano in molti quanti sono convinti che in quella che pare essere una sorta di decadenza collettiva della vita delle città e dei borghi, di degrado civico e di crisi dello spirito pubblico, si trovino i pochi elementi capaci di trasmettere un cauto ottimismo e di trasformarsi in catalizzatori di rinnovate speranza in una ripresa.
Auspico che anche da questa rinnovata fiducia nella cultura teramana possa nascere una ripresa delle attività economiche e di iniziative intelligenti anche nel campo giornalistico ed editoriale, in uno sforzo comune per la ri-acquisizione di spazi e di strumenti di informazione e di formazione, di dibattito e di confronto, di rottura delle barriere ideologiche e di formulazione di propositività.
Auspico che siano molti ad essere convinti che sia assolutamente necessario cogliere una delle ultime opportunità che ha la cultura teramana di non naufragare definitivamente e irreversibilmente.
Auspico che non restino, come unica alternativa a questa possibilità di una nuova “rinascenza teramana”, un lungo e definitivo sonno, la fine di ogni illusione e una morte eterna.
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