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Il corrosivo: Teramo democristiana

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Non pochi si sono chiesti, nel corso degli anni, come mai a Teramo la sinistra, o il centro-sinistra, non abbia espresso valide alternative al potere, o (in alcuni anni) allo strapotere democristiano o post-democristiano. Io non me lo sono chiesto e, se me lo fossi chiesto, avrei saputo la risposta da tempo immemorabile. Le valide alternative vengono espresse se e quando si è alternativi e la sinistra (o il centro-sinistra) teramano non è mai stata alternativa. A parte l’ala estrema, più o meno rifondaiola, assolutamente minoritaria e di pura testimonianza (alla pari dell’ala estrema all’altro estremo, quello di destra, altrettanto minoritaria e di pura testimonianza), la sinistra teramana è sempre stata più centro che sinistra e, in definitiva, consociativa e spartitoria, peraltro sempre disposta a spartire le briciole più che la sostanza delle cose. Se penso, e ripenso, a tutti i maggiori esponenti della sinistra teramana degli ultimi decenni, anzi (azzardo), di tutto il dopo guerra, non vedo giganti e, anzi, vedo dei nani. A parte Tom Di Paolantonio che, se non altro, aveva un diretto potere di rappresentanza delle masse proletarie, gli altri deputati del vecchio PCI chi furono?

Burocrati di partito,
personaggi grigi, senza caratura, senza spessore culturale e senza altro merito all’infuori di quello di essere stati designati a candidature e ad elezioni quasi sempre scontate e sicure. I candidati a sindaco di Teramo che la sinistra ha espresso, in alternativa ai candidati democristiani, erano tutti inattendibili e quei pochi attendibili (Antonetti, Befacchia) li ha mandati allo sbaraglio come profeti disarmati. Eppure…. Eppure anche i due che ho citato poco fa (tra parentesi) sono di sinistra come il freddo sta all’estate e il caldo all’inverno. Infatti anche loro, come molti altri che nella sinistra hanno agito, detto, fatto, si sono proposti o sono stati proposti, rientrano nel novero, assai più largo, di una categoria dello spirito, ancor prima di una categoria politica, che io chiamo “democristianeria”. 

Non voglio qui occuparmi della “fenomenologia del democristiano”. Prima o poi scriverò qualche cosa di più ampio, in merito. Per il momento chiedo di poteri esimere da spiegazioni molto dettagliate e di potermi limitare all’essenziale nel dire che tutta la vita politica e amministrativa di Teramo capoluogo (per la provincia l’analisi sarebbe più complessa e diversificata) è sempre rimasta nell’ambito della “democristianeria“. Teramo è democristiana, nella testa e nelle viscere, nell’amina e nel corpo, nei vizi e nelle virtù. Se non ci si serve di questa chiave di interpretazione, non si capisce nulla di quello che è avvenuto nella storia antica di questa città e di quella presente così come di quella futura. Il potere è a Teramo democristiano. Lo diceva già nel 1849, quando la Democrazia Cristiana vera e propria non c’era o non si chiamava così, Felice Orsini, quando fu delegato della Repubblica Romana nell’ascolano e ci conobbe stando al di là del Tronto. Teramo è democristiana e il potere è democristiano. Non si può essere sindaci di Teramo se non si è democristiani, o di destra o di sinistra, o di centro.

Stando alle cronache, la sinistra teramana sarebbe stata al governo di Teramo per ben nove anni, quelli del sindaco Sperandio. Ma Sperandio era un politico di sinistra? Già si fa fatica a immaginare che sia stato un politico, si fa ancora più fatica a pensarlo politico di sinistra. Era un democristiano e democristiano era chi lo sfidò e perse contro lui (sia il primo che il secondo), e democristiano era chi lo aveva preceduto (QUELLI che lo avevano preceduto) e quelli che gli successero. Anche quando il partito della Democrazia Cristiana non esisteva più, e militavano (però “militare” è una parola grossa) in partiti che si chiamavano in un altro modo, i politici e gli amministratori che vennero dopo non erano forse democristiani, sia che si dicessero di destra (Castellani) sia che si dicessero di sinistra (Di Pietro) sia che si dicessero di centro (Chiodi)?

E oggi? Non sono forse tutti democristiani? Brucchi, Di Dalmazio, Gatti jr, Dodo, Tancredi (uno e due) e tutti gli altri della compagnia cantante non sono democristiani? E non sono democristiani i loro elettori nelle frazioni, quelli che una volta mettevano la croce sul simbolo della Croce scudata e ora la mettono su altri simboli, ma sempre come clienti del padronato democristiano e del clientelismo che esso esprime nelle sue varie forme?

Teramo è democristiana. Anche quando fa finta di esprimere opposizione, o di rappresentare il dissenso, o di proporsi come alternativa, Teramo è democristiana, vive nella palude di un centro indifferenziato che fa solo finta di ospitare differenze.  Gli accordi più o meno sottobanco che vengono stretti, più o meno indecenti, sul piano elettorale e sul piano amministrativo, sono democristiani e gli uomini sono democristiani. D’Alfonso è democristiano, come Chiodi lo è, Mariani il camplese è democristiano, come Monticelli pinetese lo è, e perfino Morra, per poter fare l’assessore, dovette diventare (o almeno far finta di esserlo diventato) democristiano. Si illudeva chi pensava di essere teramano e di poter non morire democristiano. Anche nell’ultima elezione, lo abbiamo capito assai bene dopo, tra i tanti candidati sindaci che si sono confrontati, erano quasi tutti democristiani, a destra come a sinistra come al centro, e quei pochi che non lo erano avrebbero voluto diventarlo e speravano di poterlo diventare.

Teramo è democristiana, lo fu, lo è stata, lo è e lo sarà. Ci fu un tempo in cui fu rimproverato a Tancredi senior di non sbarazzarsi per sempre del suo rivale Nisii nei momenti di maggior forza, quando avrebbe potuto farlo. E ci fu un tempo in cui a Nisii fu rimproverato di non sbarazzarsi per sempre del suo rivale Tancredi senior nei momenti di maggiore forza, quando avrebbe potuto farlo.

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Commenti

Condivido totalmente l'analisi del prof Serpentini a cui aggiungerei una logica e storica conseguenzialita': il grave ritardo nella crescita culturale,economica e politica di teramo sono l'effetto della democristianita' imperante oggi e nel passato. De gustibus non est disputandum
Condivido anche io l'analisi del Prof, che potrebbe essere estesa anche a livello di governo nazionale dove sono rimasti solo vecchi e "giovani" democristiani delle varie e avariate parrocchie. Non è un caso che peggio di così le cose non potrebbero andare, a Teramo come in Italia. Solo un appunto: il Di Pietro teramano non lo collocherei a sinistra, ma al massimo, proprio al massimo, nella sinistra dc, molto più a destra di Rosy Bindi e a prescindere dalle tessere di partito che ha avuto in tasca.
Grande professore, Lei si dimentica sempre di me........ Eppure io La stimo veramente
infatti anche io, pur andando in chiesa, condivido l'analisi e la previsione per il futuro, non mi sono mai piaciuti, perché, pur definendosi di cultura cattolica, sono solo dei clericalfascisti, quindi degli idolatri: denaro e potere, infatti non mi ci sono mai mescolato e mai mi ci mescolerò perché io sono cattolico(che vuol dire chiesa universale) e non clericale, io non ho idoli come loro! ma un Dio che vedo negli altri: per chi è pratico di scritture matteo capitolo 25