Mi è spesso capitato di dire, anche in questa rubrica, che, a leggere alcune cronache teramane anche di più di cento anni, sembra che non sia cambiato nulla, o che sia cambiato assai poco, nella nostra vita cittadina, sociale e politica. Ci si lamentava nell’Ottocento come ci si è lamentati nel corso del Novecento e come ci si lamenta in questo inizio del Terzo Millennio degli stessi vizi e degli stessi guasti. Si ha l’impressione che, per molti versi, in più di cento anni non sia cambiato nulla nei nostri comportamenti pubblici e privati, nei rapporti reciproci, nel modo di amministrare, in alcune tendenze e in alcune debolezze. Un’altra prova? L’ennesima. Rileggiamo un articolo pubblicato sul giornale teramano “La Luce” (il titolo la dice lunga sull’orientamento massonico del periodico, di cui era proprietario responsabile Feliciano Alessandrini e che nella testata si definiva “Giornale della democrazia abruzzese”) di giovedì 7 aprile 1892. Il titolo è: “Povera Teramo!”
L’articolista, Fiorello Spada (certamente uno pseudonimo), intendeva difendere da alcuni attacchi ritenuti ingiusti (condotti sia con “armi palesi” che con “brigantesche aggressioni”) il comm. Giuseppe Cerulli, definito “fiero capitano della opposizione municipale, scomparsa dopo i patti di pace solennemente sottoscritti sull’altare della concordia cittadina”. [Nato a Teramo il 13 marzo 1846, era stato deputato ininterrottamente dal novembre 1876 all’ottobre 1890, in quattro legislature consecutive]. Ma l’articolo andava al di là della difesa dell’uomo politico ed estendeva le proprie considerazioni sul piano più generale, sostenendo che a Teramo si era perduto “fin l’ultimo resto di pudore” e che l’immoralità regnava sovrana.
Esuliamo dagli aspetti specifici delle accuse rivolte all’uomo politico e agli argomenti difensivi contenuti nell’articolo, e soffermiamoci a riflettere proprio sulle considerazioni generali, perché sono proprio quelle nelle quali si leggono giudizi che risultano del tutto attuali e sottoscrivibili ancora oggi nel descrivere la realtà teramana, che, appunto, pare non essere punto mutata.
Fiorello Spada scrive (nel 1892): “In Teramo a questo siamo ridotti: i buoni vengono maltrattati in tutti i modi perché si ritirino e lascino massima libertà di fare e disfare ai cattivi, alla camorre costituite. E’ un male che tutti vedono, che tutti deplorano; ma pochi hanno il coraggio di alzare la voce, di protestare in nome della morale e del decoro paesano. Finirà questo stato di cose? E’ doloroso dirlo, ma a noi sembra che no.” Certa gente, denuncia l’articolo, ha un’ambizione così sfrenata da essere superiore anche “al sentimento dell’affetto per il loco natio”, e le aggressioni personali sono penetrate nell’aula comunale, per responsabilità degli stessi che hanno invocato la pace e la concordia cittadina.
“Povera Teramo!” conclude l’articolo, che nella prima parte parla del “decadimento in cui è caduto un popolo”, scrivendo: “…è impossibile per noi serbare silenzio su talune manifestazioni morbose della nostra vita pubblica. Precipitiamo troppo in basso per non sentire il dovere di muoverci per tentare di arrestare le cause che ci spingono giù.”
E’ il caso di precisare che in quel momento, aprile 1892, Giuseppe Cerulli non era più deputato e che tornerà ad esserlo nel mese di novembre di quello stesso anno, rieletto nella XVIII legislatura, poi ancora per altre cinque legislature, fino alla XXIII, e morirà deputato a Teramo il 15 aprile 1912. Era un uomo di potere, anche se la sua scheda da parlamentare, alla voce professione, riporta non proprietario terriero (e grosso) quale era, ma “agricoltore”, facendolo passare quasi per un contadino. Eppure in quel mentre, dall’ottobre 1890, quando si era chiusa la XVI legislatura, e non rieletto nella XVII, Cerulli non era più deputato e capeggiava l’opposizione in consiglio comunale, contro il sindaco Berardo Costantini, eletto nel 1889, al quale subentrerà nel 1895, Luigi Paris, massone come Cerulli, ma massone anche come Costantini, a prova che la lotta politica ed amministrativa era sempre all’interno della consorteria e della fratellanza, in schieramenti contrapposti che continuamente si bilanciavano e si controbilanciavano nella gestione delle cariche e del potere.
“Povera Teramo!” gridava ad alta voce “La Luce” nel 1892. “Lo combattono perché lo temono” scriveva per giustificare le accuse contro l’uomo politici, perché cercano di indurlo ad abbandonare la vita politica, perché dove c’è lui c’è cultura amministrativa, competenza indiscussa in materia di bilanci, c’è rettitudine, c’è serietà, c’è assenza di ogni mistificazione, perché non intende subire atti di camorra. Tutte buoni argomentazioni a difesa dell’uomo e del politico, tutti buoni argomenti per descrivere il degrado morale di una città, tanto maggiore quanto più grande era l’attacco nei confronti di chi rappresentava il male al quale si contrapponeva il male.
I teramani del 2014 rispetto a quelli del 1892, hanno un solo motivo in più per lamentarsi e non poco. Essere costretti a confrontare la statura di uomini come Costantini e Cerulli con quella di Brucchi e Gatti e Tancredi… c’è da rimanere basiti e senza parole. Povera Teramo! Anche sul piano dei giornali... Il giornale “La Luce” non c’è più. Non sarebbe il caso di fondarne un altro, intitolato “L’Ombra”?
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