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Il corrosivo: Il Gatti a nove code

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

Gli antichi romani usavano uno strumento fatto di fibbie di cuoio, con degli artigli metallici, ossa di pecora o palline di piombo alle estremità, con il quale veniva fustigato un condannato ad una  specifica pena, che assai di rado sopravviveva dopo la punizione, davvero terribile, in quanto le sue carni venivano lacerate in profondità. Lo strumento veniva chiamato "gatto a nove code", in quanto le fibbie di cuoio, i lacci, erano nove. Questo genere di punizione venne in seguito usato sulle navi della marina reale e nell'esercito del Regno Unito. Rimase in vigore a lungo, bandito solo negli anni successivi al secondo conflitto mondiale.

Lo strumento di punizione che sarà usato, invece, sul povero rieletto sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, mettendone in pericolo la sopravvivenza, è anch’esso a nove code, ma lo si dovrà chiamare “Gatti a nove code”, considerato chi lo userà per fustigarlo e dato il numero degli assessori, appunto nove, che potrebbe essere costretto a nominare per poter varare la sua giunta dopo che, per essere rieletto, ha dovuto affidarsi a ben sei liste di candidati. Gli assessori saranno tre di più del numero delle liste, perché, anche se dovesse essere rispettata, nella spartizione assessorile, la proporzione di un assessore per ciascuna lista, bisognerà tener conto delle eccedenze necessarie per far quadrare i conti di una maggioranza che si è rivelata subito rissosa.

Nei pollai dove ci sono troppi galli non si fa mai giorno, e nelle giunte dove ci sono troppi assessori non è mai il sindaco che decide. Nel caso di Brucchi, poi, il nostro sa bene che lui ha vinto come vinse Pirro e che a vincere come vinceva Cesare è stato Gatti e sarà Gatti a dettare le regole del gioco, oltre che quelle dell’uso della frusta, a nove code, o a nove assessori.

Nove, come nella prove del nove, che Brucchi dovrà superare e non è detto che ci riesca.
Nove come i giorni consecutivi nei quali la devozione cristiana prescrive di pregare per avere una novena, una delle tante che lo stesso Brucchi dovrà recitare per campare giorno per giorno con i pochi soldi che si ritrova nelle casse comunali, tanto che ha già dimenticato le promesse elettorali e ha annunciato ai teramani lacrime e sangue, un programma amministrativo del quale in campagna elettorale non aveva parlato e si era guardato bene dal parlare.

La poltrona da sindaco di Brucchi per stare in piedi ha bisogno di nove piedi, non gliene bastano tre e nemmeno cinque. Altrimenti potrebbe traballare. Pare poi che il rieletto sindaco nominerà un assessore alla spending review, il quale come primo atto non potrà che constatare che senza di lui già si risparmierebbe un bel po’ sulla spesa e, per essere coerente, dovrebbe o dimettersi subito o caldeggiare il ritiro della sua delega. Le proposte dell’opposizione sono state subito molte e alternative: si è andati dalla proposta di nominare soltanto cinque assessori (Manola Di Pasquale del PD), a quella di nominarne nove ma di pagarli la metà (Maria Cristina Marroni della Lista Pomante), a quella di nominarli in base ai curricula anziché secondo le consuete ed inaccettabili logiche spartitorie elettorali. (i due consiglieri grillini).

Il primo nodo gordiano di Brucchi è il numero degli assessori. Se fosse per lui, arriverebbe anche a dodici, ma poi avrebbe paura di un Giuda, la cui presenza probabilistica, come è stato dimostrato è, appunto, di uno su dodici. Arrivare a dieci sarebbe pure possibile, anche per dare pari opportunità di genere, ma poi qualcuno potrebbe sfidare lui e la sua giunta ad una partita di calcio, attratto dal numero undici, che è quello di un team calcistico.

Numeri a parte, Brucchi sfoglia la margherita (si fa per dire), ma sempre sotto l’assillo dell’incombente Gatti, perché è Gatti che distribuisce le carte, poker o ramino che sia il gioco, nel quale Brucchi sarà sempre perdente, perché dovrà solo ubbidire e non potrà mai comandare. Uno a te, uno a te, uno a me, tanti baci amor… ricordate la canzone di Dalida? Non sappiamo se la spartizione dei pani e dei pesci sarà indolore o se avrà qualche strascico polemico, con qualche dolore di pancia di qualcuno che si sarà visto escluso o penalizzato o non sarà fatto salire a bordo della zattera, ma ricacciato con un colpo di remo tra le onde. Sappiamo però che gli assessori che scalpitano non sono certamente il meglio di quanto la città di Teramo potrebbe esprimere, sia pure in un momento così particolare della sua decadenza senza fine.

Certo, a Teramo ne abbiamo avuto di peggiori, ma anche di migliori, quindi qualche speranza c’era. Invece… siamo qui ad aspettarci delle minestre riscaldate, che già quando erano appena cotte erano immangiabili, e qualche nuova minestrina senza sale e perciò insipida, a cui nemmeno una spessa coltre di formaggio pecorino potrà dare un qualche sapore. Non pochi degli assessori, vecchi e nuovi, sono gattiani, o gatteschi, a seconda delle definizione che preferite, o “micetti”, come li chiama Romanelli, il quale però nonostante il successo elettorale, potrebbe rimanere senza uno scranno e doversi accontentare di un ruolo da presidente del consiglio, che, conoscendo l’attivismo del soggetto, sarebbe per lui prestigioso ma deludente.

Certo è che gli assessori qualificano una giunta come nessuna cosa, e quelli “brucchiani” o “brucchini” (a seconda della definizione che preferite) c’è il pericolo che la squalifichino invece di qualificarla, almeno quanto a insuccessi acquisiti e demeriti accumulati (sempre sul piano politico ed amministrativo, perché sul piano personale sono persone squisite, tutte, nessuno escluso).
Le scelte che dovranno compiere, o accettare dopo che le avrà compiute Gatti, sono molte e tutte decisive per Teramo, almeno nel tentativo di salvare il salvabile e non far deperire ciò che ancora (assai poco, ma sempre troppo) può deperire e danneggiare quel che ancora può essere danneggiato.

Le frazioni continueranno a fare aggio sul capoluogo, dove l’apatia è così tanta che molti nemmeno hanno fatto caso al fatto che si votava per rinnovare sindaco e giunta. L’urbanesimo ha portato a Teramo dai principi del novecento tanta di quella gente che ormai li “cachimpìte”, come venivano chiamati i teramani secolari, quelli veri, quasi tutti di Porta Romana (tanto che venivano chiamati pure “li portarumìne”) non ce ne sono più ed è naturale che ad amministrare Teramo sia le gente del contado (come avviene da decenni).

Il termine “cachimpìte” derivava ai residenti di Porta Romana, e per estensione ai teramani autentici, dal fatto che le loro case erano così strette che i cessi erano ancora più stretti e quindi bisognava fare i bisogni quasi stando in piedi sulle tazze, non comodamente accoccolati come avveniva in campagna, all’aria aperta.

Lo sviluppo edilizio e la cementificazione, portati dall’urbanizzazione delle residenze, hanno fatto sì che oggi i cessi dei residenti nel capoluogo non siano più così stretti, sono dei veri e propri bagni, anche doppi e tripli, e questa accresciuta comodità li ha resi così contenti e soddisfatti dall’essere disinteressati a qualunque altra cosa, a chi è sindaco e a chi non lo è, a chi è assessore e a chi non lo, e anche al fatto che gli assessori siano tre, cinque o nove, se siano pagati a prezzo intero o a metà prezzo, come nei saldi di fine stagione.

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Varata la nuova Giunta, si potrà dare un'occhiata ai curricula, alla storia e alle competenze di ciascuno degli assessori. Poi capiremo a quali logiche avrà risposto l'assegnazione delle deleghe assessorili.
LA CAMPAGNA ELETTORALE E' FINITA, IL BALLOTTAGGIO PURE, LA SUA "NUOVA " RIVE GOSCHE HA PERSO CARO PROFESSORE! quindi, forse, sarebbe opportuno ritornare alle critiche intellettuali e propositive senza insistere più con le critiche acritiche e faziose del tifoso da divano. Limitarsi a sostenere, ad oltranza, che tutto va male che tutto va nel peggiore dei modi, che non c'è più speranza e che le cose non possono che peggiorare, L'ESISTENZA diviene estremamente faticosa, vengono sottratte energie e "vampirizzata" la resistenza, la vitalità, l'efficienza della nostra comunità. Il suo perseverare, il suo impuntarsi, il suo ostinarsi, il suo tener duro, come se il " ballottaggio " non si fosse ancora concluso democraticamente (con la vittoria del dott.Maurizio Brucchi ), mi fa venire in mente quel soldato giapponese ritrovato nella giungla, in assetto di guerra, nel 1974. Quando gli fecero sapere che l'imperatore Hirohito nel lontano 1945 aveva annunciato alla radio che la guerra era persa, il nostro eroe imbracciò il fucile sospettoso e dichiarò " L'IMPERATORE NON PARLA ALLA RADIO "! sans souci
BRUCCHI SI ACCODA A GATTI ! Mai e poi mai avremmo immaginato che un politico più che navigato come l’ex assessore regionale Gatti, al quale si è subito accodato il sofferente rieletto sindaco Brucchi, per giustificare la nomina di una inutile miriade di assessori prendesse a riferimento il numero di abitanti del territorio da amministrare (con termine di paragone specifico la cittadina costiera di Giulianova). Gatti dice che quando il comune di Giulianova (che fa la metà della popolazione di Teramo) nominerà solo due assessori, allora si che Teramo ne nominerà cinque come chiede il PD. Premesso che superato un certo numero di abitanti, a prescindere dalla quantità dei residenti, le problematiche a cui fare fronte non si differenziano più di tanto , vogliamo rilevare a Gatti e all’accodato Brucchi che, essendo Giulianova una località turistica, per un terzo dell’anno la popolazione quadruplica e se poi andiamo a valutare il prodotto interno lordo comunale, non crediamo sia molto al di sotto di quello del comune di Teramo. Rimandando al mittente certi strumentali termini di paragone, facciamo notare a Gatti che se le sue affermazioni fossero cosa plausibile, le metropoli con milioni di abitanti avrebbero bisogno di centinaia di migliaia di assessori. Al comune di Teramo Brucchi ha una maggioranza di 20 consiglieri su 32. Da indiscrezioni a mezzo stampa, per una equa ripartizione tra le liste che lo hanno supportato, nominerà 9 assessori più due o tre consiglieri con rispettive deleghe . In concreto più della metà degli eletti avranno incarichi amministrativi con capacità di spesa, a prescindere dalle competenze. Tutto questo in un periodo di spending review in cui le casse comunali sono vuote tanto quanto quelle dei cittadini, con l’aggiunta che spesso gli assessori hanno ruolo marginale nell’amministrazione attiva perché surrogati dai dirigenti che puntualmente a fine anno presentano le loro parcelle. Brucchi ha “sbroccato” per la risicata conferma ma ancora di più lo ha fatto Gatti non più ricoprendo ruolo di governo regionale e di conseguenza non potendo fare fronte alle oltre diecimila promesse elettorali . Evidenziamo inoltre che debbono decidere se tali scelte vanno fatte per capacità e competenze, perché si è stato in grado di prendere più voti o adottare entrambi i criteri. Ci auguriamo che i nominati siano in grado almeno di amministrare un condominio e siccome il condominio è il Comune di Teramo e a pagare sono i cittadini residenti, ci permettiamo di consigliare al riconfermato sindaco di fare nomine in sintonia con i tempi e soprattutto di sceglierle fra i più competenti e capaci. I Perdavvero
Caro Prof Mi insegni che chi vuole essere leader in politica deve saper ingoiare anche bocconi amari, soprattutto ora che si affaccia alla politica che conta Lì misureremo le sue capacità di leader e il futuro che gli potrà essere riservato Non è un Gatti a nove code ma un Gatti in erba ancora...
Quindi, se l'amministrazione comunale dovesse proseguire anche nei prossimi anni con le cagate pazzesche già tristemente note ai teramani, sapremmo chi ringraziare. Lo stesso varrebbe se le cose dovessero migliorare.
Caro Topitti ti ripeto ancora una volta...lascia perd.. Percheè'non ci descrivi l'unione comunale del PD di qualche sera fa? Ai limiti della pazzia......