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Il corrosivo. I segni della decadenza

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

I segni della decadenza li noti dovunque in questa città, nelle strade, nelle viuzze, negli slarghi, nelle piazze, sulle facciate di edifici pubblici e privati che si fanno compagnia senza conoscersi l’uno con l’altro a causa della troppa differenza di stile e di linguaggi architettonici. Noti i segni del degrado nel tessuto urbanistico slabbrato, nei muri sbocconcellati, nelle erbacce che si sono impadronite di spazi verdi e di giardini, mentre altri terreni si mostrano incolti e sterili ove più potrebbero apparire lussureggianti. Il degrado morale lo avverti in questa teramanità avvizzita, ormai improduttiva, che attende il domani senza speranza e vive l’oggi come se fosse un tempo eterno. Il degrado politico ti manda molti segnali e non puoi non coglierli, negli esiti delle scelte fatte, sciagurate, e in quelli delle scelte non fatte, altrettanto drammaticamente esiziali. La decadenza è ovunque, ti circonda, ti sommerge, ti angoscia.

Il pensiero va a ciò che era e non è più, a quello che poteva essere e non è stato, al poco che ci resta e quanto poco si pensi, o si speri, di conservarlo e di renderlo seme per le fruttificazioni future. La caduta verticale dei sogni e delle aspirazioni la noti in questo stare in piazza a parlare del nulla, in questo scambio di ruoli tra gli stessi personaggi, che, dopo aver fallito, si ripropongono per altri fallimenti, riuscendo a strappare per vie misteriose il consenso che gli serve per continuare ad amministrare il nulla basandosi sul nulla.
La decadenza culturale la vedi - e ti spaventa - in questa malattia mortale che ha infettato le nostre istituzioni, in cui più pontifica chi ha meno letto e scritto e langue chi ha tanto pensato e tanto riflettuto, proponendo inutilmente il risultato delle proprie riflessioni e indicando vanamente soluzioni.
La decadenza la noti in queste librerie che chiudono o che stentano a sopravvivere, nel numero dei lettori di libri e di giornali, nel basso livello delle discussioni e degli interventi nei blog ai quali pure si affida gran parte della ricerca di senso della comunicazione dell’incipiente terzo millennio.
La scorgi nel tentativo di pochi di rinnovare la quantità e la qualità della partecipazione democratica, dello stile di vita e dell’amministrare la cosa pubblica, nello scarso seguito che essi hanno, preferendo la massa seguire come gregge pigro e indolente i vecchi capipopolo di cui non si comprende come siano riusciti a meritarsi il credito di cui ancora godono.

Quello che è stato grande e decade porta i segni di un trucco svanito, il sapore di un cibo andato a male, l’odore di cose stantie e il sentore ovattato di ascolti ormai non più basati sulla percezione chiara e distinta dei suoni; presenta l’immagine di foglie ingiallite che cadono dai rami sempre più spogli e rinsecchiti. Il liquido dell’acquario in cui siamo immersi è sempre più sporco e meno trasparente per la putredine e il marciume che si accumula.
Non riusciamo più a trovare una ragione per vivere - ma nemmeno una ragione per non vivere - in questa città che lentamente, ma inesorabilmente, muore.
Dove sono le discussioni animate dei giovani che si aprono alla vita con il desiderio di cambiare le cose?
Dove sono i luoghi in cui i dibattiti prendono corpo perché dal confronto di opinioni nasca l’idea geniale, la novità, la trovata?
Dove sono gli spazi e i tempi da dedicare all’immaginazione e che cosa s’è fatto perché essi fossero ampi e non angusti?
Che s’è fatto in questa città perché spirasse l’aria del cambiamento e non quella mefitica di un immobile permanere nelle consuete usanze?
Dove si nasconde l’amore per la conoscenza?

Conosciamo gli esecutori e i mandanti di un delitto atroce commesso ai danni di questa città, eppure li lasciamo circolare liberi e impuniti in mezzo a noi, o di persona o nella nostra memoria. Di alcuni di essi celebriamo ancora periodicamente i fasti, invece di ripensare meriti non meritati e di rimettere in discussione lodi sperticate e immotivate. Perfino le provocazioni volute in questa città rimangono senza risposta e non trovano un’eco, quale che sia, come se ogni voce dissonante avesse l’amaro destino di finire in una caverna profonda da cui ogni suono che vi entri non fuoriesce in alcun modo.
Ogni suono viene assorbito e si perde, ogni movimento si spegne, ogni colore svanisce e ogni respiro evapora. In questa città si è condannato a morte l’antico perché lo si è scambiato per il vecchio; si sono distrutte le prove di una aristocratica antichità perché sono state interpretate come indizi di una decrepita vecchiaia;  si è anelato al nuovo solo perché lo si è considerato l’effimero segnale di una diversità transeunte.
In questa città abbiamo, tutti, la comune colpa grave di aver cancellato la memoria pensando che fosse un orpello pesante, un bagaglio gravoso, insopportabile, lungo un cammino di cui, avendo smarrito il ricordo del punto di partenza, non si è più saputo quale fosse la meta.

Chi ci salverà dal declino finale? Saremo ridotti come Aquileia, che fu una capitale e l’incuria dei propri abitanti la ridusse al rango di un paese tra i cui resti storici venivano lasciate a razzolare le galline? Chi ci salverà dal precipitare nel gorgo a spirale che ci inghiottirà senza possibilità di sfuggire alla sua presa?
Ci sono tra noi traghettatori sufficientemente arditi da provare a portarci sull’altra riva, visto che in questa la polvere dell’ignavia sta ricoprendo ogni cosa?
Teramo sarà un giorno una città sepolta come Pompei ed Ercolano?
Fermiamoci. Arrestiamo questo incedere insulso e includente. Riflettiamo. Ragioniamo. Pensiamo. Analizziamo i problemi, cerchiamo soluzioni. Dobbiamo trovare il capo di un gomitolo aggrovigliato e provare a riordinare il filo della nostra storia e della nostra vita politica e civile. Non lasciamoci vincere dalla rassegnazione. Ricominciamo a studiare.

Leggiamo di più. Frequentiamo le librerie e le biblioteche. Ridiamo dignità al lavoro e alla competenza, basiamo sul merito e sul suo riconoscimento le nostre espressioni di stima. Apriamo linee di credito, morale, sociale e politico, verso chi se ne mostra degno. Riconosciamo i nostri errori, pubblici e privati. Impegniamoci a non farne più.
Smettiamola di credere che tutto abbia un prezzo, anche la dignità. Ricominciano ad apprezzare ciò che vale e a disprezzare ciò che va biasimato, non lodato.
Liberiamoci dalla schiavitù verso padroni che per troppo tempo hanno approfittato di noi. Troviamo nuove parole per parlare e per scrivere.
Allarghiamo i nostri orizzonti, pretendiamo nuovi comportamenti, da tutti, da politici e amministratori, da tutti i cittadini che tali vogliono essere e non sudditi.
Raddrizziamo la schiena. Non confondiamo i reati con i peccati, pretendendo di essere assolti dai primi confessandoli, come facciamo con i secondi.
Non viviamo alla giornata e ricominciano a progettare. La nostra città va ripensata, ricostruita. E’ ancora possibile.
Ma salviamoci dal canto delle Sirene, perché come ad Ulisse, esso potrebbero arrecare anche a noi molte insidie e molti pericoli, che dobbiamo evitare ad ogni costo.     
                           
                                   
 

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Gent.mo Professore concordo pienamente con il Suo appello di oggi,rivolto più alle coscienze e alla volontà che allo stato della politica odierna. Finalmente solo un intellettuale limpido come Lei poteva dare voce alla disperazione in cui la città viersa da tempo e,quantomeno,immaginare una via d'uscita. I politicanti dominanti,piccoli potentati autoreferenziali,incapaci di pensare al di la delle carriere dei singoli. Il degrado della nostra città imperversa e non credo nelle soluzioni meramente tecniche,il problema di Teramo e' soprattutto civile. Si impone un cambiamento:come riunire i cittadini di buona volontà ? Teramo si risolleva a condizione che siano i Teramani a farsene carico. Grazie Professore.

Un capolavoro. Grazie.


Professore, lei è un Poeta!
"......................Allarghiamo i nostri orizzonti, pretendiamo nuovi comportamenti, da tutti, da politici e amministratori, da tutti i cittadini che tali vogliono essere e non sudditi." E' proprio questo il problema.............cittadini senza senso civico che imbrattano al città, maggioranza politica non all'altezza e un'opposizione ancor meno all'altezza, anzi INESISTENTE. Blog che continuano a fare polemiche, molte pretestuose, ma senza dare soluzioni. Senza considerare, poi, il momento economico che stiamo attraversando: CRISI NERA su tutti i livelli!!! Un saluto Prof.
Mi è piaciuto tanto ma tanto. all'altezza come sempre. Ps, caro Gabriele, questo Blog fa anche inchieste e i diretti interessati hanno cambiato molte storie di Teramo. Ma anche l'invidia è segno di decadenza. Falconi, Francia, D'Egidio, Di Salvatore, Serpentini, Marroni, Gagliano, le Redazioni di Teramo e Giulianova, avanti tutta.
" Teramanità avvizzita, ormai improduttiva, che attende il domani senza speranza e vive l’oggi come se fosse un tempo eterno". Alta poesia!! Scolpite queste parole a porta madonna, porta melatini e porta romana... e se volete aggiungete pure "Lasciate ogni speranza voi ch'entrate"!
Ho quasi 80 anni e mi mostro davanti al suo Corrosivo come un bambino. Uno stupore leggerla.
Non ho votato Grillo ma concordo con lui sul potenziale della rete, il web ci salverà, ne sono certo...tra facebook (se utilizzato come si deve) e altri potenti mezzi di internet sento che sta arrivando aria di cambiamento...con internet riesci a far sentire la tua voce più di quanto ci si potesse riuscire fino a qualche anno fa e soprattutto hai la possibilità di accedere ad un'informazione pulita...diamo tempo al tempo, hanno le ore contate, la pacchia per mafiosi e corrotti sta finendo!!...ciao
L'immagine di degrado che lei, Professore, ha descritto è, purtroppo, pura realtà. La spinta a commentare il suo articolo viene dalle domande che lei si pone sui giovani. Mi sono sentita chiamata in causa come appartenente a questa categoria. Molti di noi sono inglobati in una sorta di sudditanza psicologica, che impedisce di lottare per i propri diritti, che vede calpestati dalla corruzione e dal marciume presente all'interno delle istituzioni, umiliata da quella "strana categoria di giovani" cui invece la stessa corruzione garantisce tutti i diritti. Sono pienamente d'accordo con lei quando propone a tutti noi di riappropriarci di luoghi di cultura come biblioteche e librerie, perché la nostra salvezza sta nella ricerca di cultura. Tuttavia, durante la mia vita non ho ancora incontrato qualcuno che non leggesse, il problema, forse, sta nel fatto che, dopo aver letto, si lasciano nella lettura quelle esperienze, per poi continuare la stessa vita di sempre, senza nessun arricchimento personale. Speriamo che il suo contributo presso questo blog possa ridarci la forza di reagire e di farci ritornare determinati come una volta.
Teramo è e rimarra un feudo in cui il popolino permetterà tutto pur di racimolare le briciole del potere! La maggioranza dei Teramani non si interessa della propria storia, identità, cultura! La maggioranza è in fila questuante del posto fisso alla Asl, Tercas, Ruzzo o zooprofilattico senza nessuna passione per il territorio! Il declino della città è insito nella mentalità della gente! Teramo può salvarsi solo dandosi in comodato d'uso a popoli scandinavi!
Quando ero giovane invidiavo i miei compagni di scuola residenti a Teramo città. Avevano la Villa comunale i giardinetti le vetrine il campetto da minigolf. Oggi non c’é più niente, se rimane qualcosa viene descritto nelle cronace per pericolosità od incuria., nonostante sentiamo continuamente parlare di appalti di stanziamenti ed altro. Una volta pensavo che noi delle frazioni ricevevamo poche attenzioni, per fortuna dico oggi alla luce delle già sufficienti scempiaggini che ho potuto vedere realizzate. La mia protesta continuerà fino a quando vedrò un solo cognome antico tra gli eleggibili.
IL PROFESSOR SERPENTINI COME SOCRATE CI AIUTA A PENSARE. la democrazia ( cheè la chiave di tutto) si regge o cade grazie al suo popolo. socrate molti secoli fa definiva la democrazia " un cavallo nobile ma indolente ", per tenerla sveglia occorre che i cittadini devono coltivare la capacità per la quale socrate diede la vita, la capacità di criticare l'autorita di turno, di analizzare, perennemente, se stessi e gli altridi ,non accettare disorsi o proposte senza averli sottoposti al vaglio del proprio ragionamento. oggi la gente ( anche teramana) tende a sottomettersi all'autorita, a qualsiasi autorità,ed alle pressioni sociali. cosi la democrazia ( che è la chiave di tutto) non può sopravvivere se non poniamo un limite a questi pericolosi atteggiamenti , coltivando l'attitudine a pensare in modo curioso e critico e senza vedere il mondo con gli occhi degli altri....allons enfant.
Una meraviglia leggere le sue parole. Toccano nel profondo. Grazie Professore!
Retorica, del solito spettatore. Meglio i protagonisti, loro fanno la storia. Adesso aspettimo,il risultato di tante porole parolanti.... Magari, dopo l'inciucetto del voto a marzo 2014, (anzichè novembre 2013), chiodi di nuovo presidente...venturoni di nuovo assessore, varrassi ancora dg asl, scuteri padrone e sotto, tancredi.
Sottoscrivo ogni parola di Serpentini, ma voglio soffermarmi su alcune di esse per i miei buoni propositi. 1) "Non lasciamoci vincere dalla rassegnazione". Ci proverò sempre. 2) "Apriamo linee di credito, morale, sociale e politico, verso chi se ne mostra degno". Mi eserciterò in tal senso. 3) "Riconosciamo i nostri errori, pubblici e privati". Umiltà e onestà intellettuale. 4) "Smettiamola di credere che tutto abbia un prezzo, anche la dignità". Riscoprire il valore delle persone, il loro prezzo è già noto. 5) "Ricominciano ad apprezzare ciò che vale e a disprezzare ciò che va biasimato". Qui mi trovo già in linea, non lesino mai il disprezzo. 6) "Pretendiamo nuovi comportamenti, da tutti, da politici e amministratori, da tutti i cittadini che tali vogliono essere e non sudditi". La cosa più difficile, ma lotto anche per questo. 7) "Raddrizziamo la schiena. Non confondiamo i reati con i peccati, pretendendo di essere assolti dai primi confessandoli, come facciamo con i secondi". Purtroppo duemila anni di cristianesimo hanno dissolto ogni senso civico, limitando l'intelligenza dei cittadini al desiderio di lucrare l'indulgenza dai propri peccati/reati. In tale commistione si annida la radice della nostra squilibrata vita sociale. 8) "Non viviamo alla giornata e ricominciano a progettare. La nostra città va ripensata, ricostruita. E’ ancora possibile". Anch'io lo credo possibile. 9) Chiudo con D'Annunzio: "Semper adamas" e "numquam deorsum". Grazie Professore.
La decadenza è sentire un Presidente di Provincia, anziché dimettersi, dire: 1) di essere contento della chiusura indagini e della formulazione di diversi capi di imputazione 2) che almeno adesso potrà parlare, quando invece poteva parlare anche prima della chiusura indagini 2) di avere carte che la Procura non ha e invece la Procura le carte ce l'ha e se non ce l'ha potrebbe addirittura aggravarsi la posizione del gentile Presidente 3) che la Fenice riaprirà, ma non dire come Cretarola abbia potuto selezionare le psicologhe che vi prestavano servizio, visto che non solo non è uno psicologo ma non è nemmeno laureato 4) che gli altri centri antiviolenza non sono stati più finanziati e invece non è vero (perchè il nostro no?) 5) che riaprirà la Fenice anche grazie alle donazioni e invece noi vogliamo sapere esattamente la provenienza dei fondi, perchè se le donazioni sono la minima parte e la restante ce li mette la Provincia, si deve rendere conto dell'improvviso arresto delle attività di un simile servizio con la scusa della mancanza di soldi: se ora i soldi ci sono, si deve dire alle donne maltrattate perchè per 3 mesi non hanno avuto sostegno... Perchè c'era un'indagine? Solo per i fatti vostri gli utenti sono rimasti senza assistenza? Scusate l'intrusione... Ma anche questa è decadenza!
COME AL SOLITO IL SIG.FRANCIA HA FATTO LA PIPI' FUORI DEL VASINO soffermandosi e sentenziando sul punto 7 del bell'affresco realizzato dal prof. serpentini. C O M E i re pagani dell'anno 1000 e gli anticlericali del 1700 che attribuirono il declino dell'impero romano all'introduzione del cristianesimo che predicava con successo la pazienza e la temperanza scoraggiando il residuo spirito gerriero, quando, invece, avrebbero dovuto sorprendersi che l'impero romano abbia retto così tanto tempo ( 13 secoli, sì tredici secoli)! C O S I' gli odierni atei attribuiscono al cristianesimo e ai suoi esponenti la responsabilità di avere rimbicillito la gente con quelle idiozie che vanno ripetendo da 2000 anni; forse il sig. francia ritiene che gesù sia il pazzo di nazareth che si diceva figlio del dio padrone ? forse il sig. fracia ritiene che il vangelo sia un romanzo troppo lungo e noioso ? non sono un buon credente, ma le sue affermazioni mi hanno proprio offeso. in realtà a me sembra che la società moderna da tempo è immersa in una cultura " liquida", instabile, mutevole, inconsistente che impatta profondamente anche sulle relazioni sociali. la società " liquida"ha abbandonato il culto dei martiri e degli eroi - religiosi o civili -ha abbandonato il culto delle date storiche, delle guerre vinte, delle tradizioni e lo ha sostituito con l' ammirazione delle " celebrita'", di ogni specie, che è molto meno impegnativo.........occidente goodbye.
"... Purtroppo duemila anni di cristianesimo hanno dissolto ogni senso civico...". Forse. O forse anche l'hanno fatto duemila anni di freddo Diritto. Puoi fare tutto ciò che non è proibito sulle tavole della Legge. Puoi fare anche ciò che è proibito sulle tavole della Legge, se sai farlo senza che la Legge possa punirti. L'Onore è scritto sulle tavole della Legge. Il resto non conta. Avessero vinto i Sanniti, chissà...
@ANONIMO .nessuna cultura è mai resistita più di 2000 anni. ci siamo mai chiesti perchè il cristianesimo è così durevole? ritengo perche ha seminato alcuni semi indistruttibili nella nostra cultura, pprima fra tutti l'attenzione all'altro, il rispetto, il riconoscere l'altro. il linguaggio cristiano l'ha chiamato "amore al prossimo"........ questo sarebbe, forse, il senso civico " dissolto"?..THE END.
Non essendoci altro "anonimo" negli intervenuti... E che stavo a fare il processo al Cristianesimo? Semmai a quel Leviatano che si chiama Stato del Diritto, figlio degenere del Diritto Romano (pagano in origine, poi anche cristiano). Più che la violazione del principio in sé, contano i modi in cui lo violi... senza contare poi le possibilità che il vil denaro può concederti in sede di giudizio... e mica tutti possiamo rivolgerci a Ghedini!
@ANONIMO. lei è stalo il mero pretesto per meglio precisare il mio precedente commento. buona sera