Piove, Governo ladro... Sì, lo sappiamo che questa espressione, molto più antica di quanto non si creda (qualcuno la fa risalire ai tempi del Granduca di Toscana come protesta per la decisione di mettere una tassa sul sale e qualcun altro addirittura a quelli dell’antica Roma) fu poi ampiamente utilizzata nel dopoguerra per fare una bonaria parodia degli slogan dei comunisti contro i governi democristiani e, in genere, per satireggiare l'abitudine diffusa di dare la colpa di ogni cosa al governo, considerato colpevole di tutti i mali possibili e quindi anche della pioggia.
Nevica, Comune ladro... Quindi vorremmo dare la colpa al Comune anche della pioggia, del vento, delle frane, della neve, del ghiaccio, della mancanza di corrente elettrica, del gas e dell’acqua? E delle strade erose dagli allagamenti e dagli smottamenti, degli alberi caduti sotto il peso della neve, dei tralicci crollati e delle esplosioni delle condutture del gas metano? Manca l’acqua, Comune ladro...
Manca la luce, Comune ladro...
Sì, lo sappiamo che non si può dare la colpa di ogni cosa al Comune, sappiamo che non tutto è colpa di Brucchi e dei suoi assessori.
Sappiamo che Brucchi e la giunta non hanno (ancora no) il controllo dell’acqua, della terra, dell’aria e del fuoco, cioè dei quattro elementi e nemmeno del quinto, che, secondo gli antichi, sarebbe l’etere. Sappiamo tutto questo, lo sappiamo benissimo...
Eppure... eppure... Eppure non possiamo fare a meno di fare alcune considerazioni, altre considerazioni... che le responsabilità dirette o indirette degli amministratori e, più in generale, della politica le chiamano in causa.
Un grande scrittore di fantascienza, James Graham Ballard (Shangai, 15 novembre – Shepperton, 19 aprile 2009) è autore di una tetralogia dedicata agli elementi come causa di catastrofi naturali, climatiche, nel genere dei romanzi cosiddetti “apocalittici”.
Nei quattro volumi della tetralogia vengono rispettivamente sviluppate le catastrofi provocate dalle perturbazioni dell’Aria (Vento dal nulla), dell’Acqua (Deserto d’acqua), della Terra (Foresta di cristallo) e del Fuoco (Terra
bruciata).
In questi ultimi giorni a Teramo (e per la verità anche in tutta la regione, ma a Teramo in modo particolare) abbiamo avuto l’impressione di vivere un momento catastrofico, in cui tutti e quattro questi elementi si sono perturbati e scatenati pregiudicando drammaticamente la nostra vita quotidiana e facendoci tornare indietro nel tempo di quasi cent’anni e forse anche di più.
Si sono susseguite per noi giornate e nottate senza luce, senza riscaldamento, al freddo e a gelo, senza acqua, con strade franate, condutture di acqua e di gas rovinate e interrotte, strade franate e alberi crollati pericolosamente sulle sedi stradali sotto il peso della neve, rifiuti non ritirati, differenziati o meno che fossero, scuole chiuse, illuminazione pubblica ridotta all’essenziale e anche di più.
Colpa del Comune? Colpa degli amministratori? Colpa della politica?
Non direttamente, forse. O forse anche sì. Perché molte colpe dirette sembra proprio di poterle individuare. Ma quante ce ne sono di colpe indirette, che hanno le radici nel tempo lontano, nel tempo più vicino a noi, molte nel passato remoto, molte altre nel passato prossimo. Molte le colpe dei padri, molte quelle dei figli, moltissime quelle di chi ha colpevolmente, più o meno consapevolmente, lasciato degradare
Teramo fino a perderle ogni identità di città capoluogo e perfino quella di borgo senza importanza alla quale è stata ridotta dall’incuria, dall’inerzia, dall’indifferenza, dalla sostituzione dell’interesse pubblico con quello privato.
Se una strada frana, se un tetto crolla, se un albero cade, se un traliccio dell’alta tensione si affloscia, se un alveo fluviale erode la base di un tracciato superstradale, se una conduttura dell’acqua si rompe a causa di uno smottamento, se effluvii pestilenziali si effondono e si diffondono da una discarica maleodorante, tutto questo è colpa non della natura, ma dell’uomo e quindi di chi, da politico, non ha saputo prevedere, progettare, provvedere, evitare che la catastrofe si verificasse. Se l’acqua si infiltra in un soffitto o in un solaio, se l’acqua smette di correre dentro le tubature spargendosi sul terreno approfittando di un buco o di una rottura, se l’energia elettrica non arriva nelle case perché la rete è rimasta interrotta, tutto questo non è colpa della natura, ma dell’uomo, e quindi del politico e della politica. La politica si fa carico della gestione dell’amministrazione pubblica e del territorio, delle risorse idriche ed elettriche, della distribuzione dell’acqua e della luce, per questo carico assume su di sé la piena responsabilità, anche perché impone in cambio ai cittadini il pagamento di tasse e di balzelli assai elevati, arrivando in qualche caso al 50% e in una serie quasi ininterrotta di continui aumenti.
La cattiva gestione dell’amministrazione Brucchi è sotto gli occhi di tutti e in questi giorni ne abbiamo avuta ampie prove, anche sul piano della inesistente o pessima comunicazione ai cittadini. Della cattiva gestione delle amministrazioni precedenti avevano avute certezze nel passato e nella riconsiderazione storica attuale di quel passato. Non piove e non nevica per colpa del Governo, né per colpa del Comune, ma le conseguenze drammatiche della pioggia e delle neve non sono attribuibili solo alla natura matrigna. Se poi bastano dieci centimetri di neve per provocare tutto quello che abbiamo avuto e abbiamo ancora a Teramo...
Non ci si può limitare a dire che la pioggia era tanta e che la neve era pesante.
Se a Teramo abbiamo perso tutto quello che potevamo perdere e anche di più, le sedi di principale snodo delle reti del gas, della luce, dei telefoni, facciamo male a chiedere e a chiederci: Quando torna la luce? Quando torna il gas? Quando torna
l’acqua?
Faremo meglio a pensare che, anche quando torneranno la luce, il gas e l’acqua c’è una cosa che non tornerà più: Teramo.
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