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Blogger & Giornalisti...tre domande a Paolo Mieli

di Giancarlo Falconi
7 minuti

Parliamo di giornalismo e potere.
Da un articolo di stampa, di certa stampa, http://www.certastampa.it/index.php?id=8&itemid=5962
 e Abruzzo web www.abruzzoweb.it/contenuti/giornalismo-mieli-tifa-laquila-e-boccia-il-web--chiodi-cronisti-imparziali-una-minoranza/524017-360/ risulta che lei avrebbe affermato, “il giornalismo dei blog non è libertà di informazione, dare migliaia di notizie significa non dare nessuna notizia, il giornalismo deve gerarchizzare le notizie, il compito del giornalista è quello di dare un valore alle notizie, raccontare la realtà scegliendo i fatti che devono essere raccontati, non tutte le notizie sono uguali, perché la realtà non è fatta di eventi uguali, devono essere i giornalisti a scegliere, gerarchizzare e raccontare"…mi sembra un pezzo decontestualizzato e strumentale .

1. La comunicazione dei blogger riconosciuta in ogni parte del mondo, sempre più contro informazione e specchio fedele di una realtà ovattata da penne ingessate e in crisi di editori, non potrebbe essere definita come uno stimolo per la Politica, il Giornalismo e la Giustizia?

1.Rispondo volentieri alle sue domande, nel senso che, intendevo dire e ho detto,che accanto al giornalismo dei blogger, che per me vale quanto quello dei giornalisti iscritti all’albo (non faccio nessuna differenza fra i due), ci deve essere una attività di investigazione e di ricerca che sia finanziata.
Perché se io devo affrontare un caso come quello del Kazakistan, devo poter mandare dei giornalisti in Kazakistan o dei blogger (perché non faccio alcuna differenza) in ogni parte del mondo, devo poterli pagare per tutto il tempo che a loro sarà necessario per svolgere l’inchiesta e se viene a mancare questa possibilità, viene a mancare una risorsa importante, che ha contraddistinto tutti i casi più rilevanti che sono esplosi negli ultimi cento anni.
Nei casi più rilevanti degli ultimi cento anni, non bastavano, almeno nella stragrande maggioranza di questi casi, le volontà di singoli individui, ma ci voleva un lavoro organizzativo e finanziato per fare questa inchiesta.
Chi può finanziarlo (a parte dei Mecenati e dei generosi) deve essere una persona che abbia un interesse editoriale.
Le inchieste devono essere fatte da giornalisti o blogger che guadagnino e che vengano riconosciuti meritevoli, solo queste attività retribuite possono fare quel di più di informazione, che è necessaria per vincere importanti battaglie.
Inoltre penso, che ci vuole una gerarchizzazione, stabilita dal mercato o da chi crede a delle notizie, perché è vero, questo lo penso, che se uno da in un giorno un miliardo di notizie, è come se non ne desse nessuna . L’importante è la tenacia per battere e ribattere su un tasto e l’autorevolezza per dare la gerarchia delle notizie, per dire qual è a prima, qual è la seconda, qual è la più importante.
Poi il pubblico sceglierà magari che il giornalista autorevole o che il blogger autorevole, ha detto che quella è la prima, quella è la seconda, quella è la terza, il pubblico potrà scegliere che la terza è più importante della prima, ma una proposta delle gerarchie è molto importante. Ben inteso, penso che i blogger e i giornalisti siano la stessa cosa, se ho fatto una distinzione terminologica è perché pensavo ai giornalisti come alla generazione precedente a quella dei blogger, ma oggi mi rendo conto che un blogger combattivo può essere più efficace di mille giornalisti.


2.Giornalisti come Giuseppe D’Avanzo e il senso dell’inchieste, nascono dal sottotetto delle strade, dal rapporto con la gente, dal sudore delle carte, dal mestiere del passeggio. Nel nostro immaginario il giornalista è una puttana da marciapiede, che ascolta, vede, sente, parla, si confida, scrive e denuncia.
Le fonti come unica risorsa e come passione viscerale. Oggi i giornalisti su internet aspettano il comunicato stampa e poi copia e incollano di un mestiere diventato simile ad altri.
La Politica dovrebbe temere il giornalismo e non il contrario.
Un equilibrio di rispetto e di rigore. Oggi i giornali appaiono come organi di partito e di schieramento.
La crisi dell’editoria è per mancanza di un vero editore, di giornalisti o di lettori?

2 
Parto dall’inizio.Giuseppe D’avanzo era un giornalista a cui dei giornali prima Repubblica poi il Corriere della Sera, pagavano uno stipendio, dei viaggi, dei pernottamenti.
Poteva fare le sue inchieste grazie al suo indubbio talento, ma grazie al fatto che c’erano delle strutture editoriali, che credevano in lui e lo retribuivano per il lavoro che faceva. E’ fondamentale che esistano delle strutture editoriali, che siano alle spalle e che paghino i giornalisti in cui credono.
Quindi queste strutture, per non essere finanziate da editori impuri (cioè dalla politica, dalla finanza e quindi prendere il giornalista o il giornalista di internet per un servitore) devono essere fatte da editori che guadagnino con la loro impresa editoriale. Insisto su questa cosa del guadagno, perché produrre ricchezza, è una risorsa importante per la libertà e la democrazia.
Solo chi guadagna può mettere a disposizione dei soldi, che sostentino questi giornalisti o blogger.
Se non guadagni vuol dire che ci sarà un diverso tipo di padrone che ti pagherà e quello, farà quel giornalista di copia e incolla, di cui alla domanda. Se il mio padrone è un imprenditore o uomo politico io dovrò fare un copia e incolla per il padrone o l’uomo politico che mi paga e che mette i soldi.
Noi dobbiamo capire quindi che, strutture editoriali che siano capaci di guadagnare e tenere in vita delle persone che hanno bisogno di mangiare a pranzo e a cena, di mandare a scuola i figli a scuola etc.. sono fondamentali per la libertà di informazione. Non dobbiamo pensare che il giornalismo si faccia gratis e spesso è come se lo pensassimo.
Quindi bisogna inventare modi di essere dei giornali (carta, internet, televisione o digitale) come si vuole, ma che producano guadagni, ricchezza,che producano persone che paghino per avere quella informazione. Una delle cose più pericolose del mondo di internet e forse anche del mondo dei blogger è che sta facendo passare un idea, che tutto è gratis, che è un mondo che si frequenta, che si fruisce e si pratica gratuitamente. Io sono convinto che il gratis non porti lontano. Ci vuole una capacità di stare nel mercato e di retribuire le persone, blogger e giornalisti che fanno le inchieste.


3.Oggi protestiamo per una sanità di eccellenza, per la distanza sempre più marcata tra Politica, giornalismo e cittadini. Perché i giornalisti si sono dimenticati di rappresentare la voce degli ultimi, ma rammendano di cucire gli abiti ai politici?

3. Lei che mi sta ponendo questa domanda non è una persona ad ogni evidenza che rammenda o cuce abiti ai politici ed è la dimostrazione pratica che Italia c’è una grande libertà, perché noi possiamo avere un confronto sereno e non ho difficoltà a rispondere alle sue domande.

 

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Commenti

Ora è tutto chiaro. Seguoa da sempre Mieli che per me rimane un uomo di un fascino incredibile e mi dava fastidio leggere quei pezzi sui blogger. I blogger che hanno vinto il pulitzer. Falconi tu per me sei e rimani da altri lidi, per questo ti invidiano e malelinguano. Grazie per quello che fai per noi.
Woow... Grazie...
Caro Giancarlo conosco Mieli. Diversi convegni e posso raccontarti mille aneddoti. Ottimo professionista e gli basterebbe poco per comprendere il tuo valore e il talento viscerale. Teramo è senza politica e imprenditori di passione. Altrimenti I Due Punti sarebbero diventati un modello economico senza precedenti. Un abbraccio e ci vediamo a Roma.
When you walk through a storm Hold your head up high And don't be afraid of the dark At the end of the storm Is a golden sky And the sweet silver song of a lark Walk on through the wind Walk on through the rain Tho' your dreams be tossed and blown Walk on, walk on With hope in your heart And you'll never walk alone You'll never walk alone FALCONI YOU'LL NEVER WALK ALONE
http://www.regione.abruzzo.it/portale/index.asp?modello=articolo&serviz… 2013-07-19 STAMPA E POTERE: CHIODI E MIELI NE DISCUTONO A CIVITELLA (Regflash) Civitella del Tronto, 19 lug - Si è aperta nella Fortezza borbonica di Civitella del Tronto, nella chiesa a navata unica di san Giacomo, la conversazione tra il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi e il presidente del Gruppo editoriale Rizzoli - Corriere della Sera, Paolo Mieli, la conversazione sul tema "Stampa e Potere - l'informazione e la crisi italiana". Dopo il saluto del sindaco del comune teramano, che ha auspicato che iniziative così importanti come quella di oggi possano ancora avere come scenario quello della Fortezza di Civitella del Tronto, ha preso la parola Paolo Mieli che ha inziato il suo intervento a partire da un auspicio: quello che la città dell'Aquila, colpita dal terremoto del 2009, possa ritornare al più presto ad essere un luogo dove si possa condurre una vita normale: "Spero che L'Aquila possa tornare ad essere al più presto una città della festa della cultura". Dopo un excursus sulla storia dell'informazione in Italia, a partire dalla nascita delle Gazzette che rapprersentavano la comunicazione istituzionale del potere costituito, Mieli si è soffermato sull'informazione al tempo di internet: "il vero modo di nascondere una notizia è quello di darne un miliardo, proprio come avviene sul web dove ognuno può dire quello che vuole e che pensa". "Solo una selezione e una classificazione della notizia, fa la vera informazione e questa gerarchizzazione avviene oggi soprattutto sui giornali più autorevoli". Finchè, quindi, non si produrrà questo tipo di gerarchizzazione, il valore delle notizie su internet sarà pari a quello di una comunicazione affissa sui muri. Secondo Paolo Mieli, la figura del giornalista è centrale nel sistemma dell'informazione, a condizione, però, che questo sia libero e indipendente da ogni potere. L'unico faro che deve illuminare la professione giornalistica è quello del rispetto della verità che rappresenta l'unico modo per conquistare la fiducia e la stima del pubblico dei lettori. Della figura e della funzione del giornalista ha parlato anche Gianni Chiodi che si è soffermato sul ruolo di "guardiano del potere" che questi svolge quando compie con coscienza e con responsabilità il proprio delicato lavoro. Chiodi: "tuttavia, nell'arco della mia esperienza politica, mi è capitato di imbattermi in giornalisti che usano la loro professione come un arma per colpire e per danneggiare quello che viene considerato come una controparte: mi riferisco a giornalisti di parte, che per fortuna sono pochi e che forniscono informazioni militanti con le quali si rivolgono esclusivamente a una nicchia di persone". In proposito Chiodi ha riferito di alcuni episodi che lo hannno visto involontario protagonista di una informazione parziale e non obiettiva; "ma per fortuna - ha concluso - questo tipo di giornalismo è praticato da una minorasnza dei professionisti dell'informazione" (Regflash) CG130713
gianca' lo sanno pure le pietre che il grande gianni chiodi ti odia....perche' non organizziamo una partita a calcetto??e??dopo vedi come si cambia il presidente!!!!!!!!
Che Mieli sia un professionista della carta stampata è indubbio, ma per quanto mi riguarda è un giornalista schierato dalla parte dei potentati economici. I suoi interventi sono prevedibili, direi scontati, sempre a difesa del sistema mercantile, dove il pesce grande divora quelli piccoli. Non è un caso che nella sua carriera sia stato scelto a dirigere le testate portatrici di acqua della grande borghesia italiana. Un pò come Panta Rei che con il suo commento in inglese e senza traduzione, ritiene giusto escludere dalla lettura coloro che conoscono solo la lingua italiana.
Il m7gliore, giancarlo falconi
Un uomo e professionista di gran classe e grande rilievo, che si tratti di diplomazia o di reale convinzione non ci è dato saperlo ma certamente ha disteso gli animi ed era proprio necessario.
Io leggo Mieli da sempre. L'avviso di garanzia di Berlusconi e il ko tecnico a Sallusti. Uomo di gran Classe con cui mi prenderei volentieri un caffè. anche due. Anche il dopo caffè.
Dall'intervista di Mauro Tedeschini, direttore de "il Centro", a Paolo Mieli, ospite a Civitella del Tronto: http://ilcentro.gelocal.it/regione/2013/07/19/news/la-stampa-e-il-poter… (...) La velocità dell’informazione digitale assesterà un colpo letale ai giornali? «Sta succedendo quello che accadde al teatro all’inizio del secolo scorso, con l’avvento del cinema. Per 2.500 anni il teatro aveva prosperato, una forma di spettacolo unica. Poi non è scomparso, ma oggi vive solo grazie alle sovvenzioni pubbliche. I giornali di carta continueranno a vivere, ma con un ruolo non più così centrale. Anche se sta emergendo un paradosso». Quale? «Su Internet tutto sembra possibile, tutti possono dire la loro, tutti gridano e ci si sente più liberi. Ma alla fine si rischia che tanti parlino e nessuno ascolti. E sa perché? Perché manca la capacità di dare una gerarchia alle notizie, che è poi quello che caratterizza i bravi giornalisti. Guardi il caso Ablyazov, con made e figlia rispedite in Kazakistan: sul web se ne parlava già da diversi giorni, ma la vicenda è deflagrata quando i grandi giornali ne hanno capito l’importanza e messa in prima pagina. Fino ad allora aveva viaggiato sotto traccia». (...) Nonostante Mieli non abbia mai nascosto la sua (...) avversione per Silvio Berlusconi, (...), e quindi dovrebbe suscitare in me tanta solidarietà, non riesco a capire a fondo le sue tesi sul web. Se si rileggono le dichiarazione del giornalista sul caso Ablyazov, più o meno viene fuori che prima dell'interessamento dei giornali, di quelli grandi che si vendono in edicola, come Repubblica, Corriere, La Stampa... anche se la notizia già correva in rete, avrebbe viaggiato, sempre secondo quanto da me capito dalle parole scritte da Tedeschini e attribuite a Mieli, sotto traccia. Come dire: "O la diamo noi la notizia, oppure non vale, peggio ancora, non è "legittimata". Adesso, non è una mia intuizione, ma è regola da "vita da bit", che la rete non è un sinonimo tecnologico della TV, della carta stampata. Siamo indietro, stavo per dire "davanti", a un nuovo modo di pensare che, per quanto bravo egli sia il grande Mieli, questa condizione umana, pare stia sfuggendo perfino a lui.
Mieli & Falconi. Godo.
Ciao Giancarlo, fratello. Qui il solito casino di mafia, droga e Stato. Ti aspettiamo per consegnarti delle carte. Al limite ci si vede a Roma. Per quanto riguarda il Direttore Mieli, bella intervista. Mi sono piaciute le sue risposte un pò super cazzola, ma con un ottimo scappellamento. Diciamo che il giovane ancora funziona. Anche perchè se non avesse smentito tra noi e voi potevamo raccontargli cento inchieste che i suoi giornalisti non hanno ritenuto di seguire. Poveri cuccioli pagati dai padroni. Grazie capo e ci sentiamo a presto. La Sicilia ti aspetta... Davide
Buongiorno no dott. Mieli, ho 26 anni e vorrei fare la giornalista. Mi potrebbe dare dei consigli? Magari vengo a trovarla. Le lascio il mio numero di tel xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
"Il presidente della regione Puglia, Nicola Vendola, chiama la direzione di un giornale, il Corriere della Sera, per lamentarsi di un giornalista, Carlo Vulpio, e per chiederne la neutralizzazione. Lo stesso Vendola si pronuncia pubblicamente su tv e giornali contro Vulpio, perché non gli sta bene che sul Corriere della Sera siano pubblicate le sue inchieste sul modo in cui è stato eletto governatore alle regionali del 2005, sulla sanità, sulle discariche, sulla mafia dell'eolico in Puglia. Insomma, su tutte le magagne vendoliane. Vulpio è stato costretto ad occuparsi di altri temi e non sfiorare più nemmeno di striscio le inchieste su Vendola. Che, importante ricordarlo, non ha mai potuto querelare il giornalista. Il resto è storia più recente. Nel 2008 Carlo Vulpio, occupatosi poi dell'inchiesta "Why not" sempre per il Corriere della Sera, è stato candidamente licenziato dal direttore Paolo Mieli via telefono". Perché non ci spiega questo signore esattamente cosa intende per "editori impuri"?! E "stampa libera"...?
cari giornalisti con questa intervista Falconi vi ha messo tutti in riga, d''ora in poi evitate di criticare poiche' non siete piu' credibili, sopratutto chi e' servo di qualcuno. Giancarlo non mollare sei la speranza di riscatto di questa martoriata citta'.
Vorrei segnalare un altro dialogo d'autore. Chi è interessato alla libertà di stampa e ai meccanismi che in Italia regolano tali concessioni all'intelletto e al libero arbitrio, può appuntarsi questo appuntamento imperdibile: di Davide Giacalone, "Rimettiamo in moto l'Italia" Un libro edito da Rubbettino Editore. Dialogherà con l'autore il Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. Venerdì 26 luglio 2013 - h. 21:00 "Auditorium Petruzzi" - via delle Caserme, Pescara https://www.facebook.com/events/277307592411160/ A seguire, per rendere servizio e suscitare curiosità per l'evento, alcune notizie sull'autore del libro: 16 maggio 2013 - (...) Stamane partecipo ad Agorà su Rai Tre, insieme a Marco Lillo, per parlare di Imu, intercettazioni, impoverimento nazionale e altri cenni sull’universo. In più, per fare a capocciate con il non gradevolissimo Davide Giacalone, oggi mimetizzato quale giornalista di Libero ma più “noto all’ufficio” in quanto assistente di Oscar Mammì al tempo lontano (si era ancora nella Prima Repubblica) della prima spartizione “al di sotto di ogni sospetto” tra Rai e Mediaset. (...) http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/16/agora-gelmini-colaninno-e-le… (...) Coinvolto in Tangentopoli nel 1993, con l'accusa di avere smistato tangenti per il Partito Repubblicano Italiano,[1] fu arrestato e confessò di avere ricevuto denaro da Giuseppe Parrella, direttore dell'azienda di Stato per i servizi telefonici, e di averle consegnate a Giorgio Medri, chiamando in causa anche Oscar Mammì e Giorgio La Malfa.[2] Nel 2001 fu assolto nel filone maggiore dell'inchiesta, e prosciolto per prescrizione in un filone minore[3]; affermando la propria completa innocenza, Giacalone ricorse in Cassazione contro la prescrizione, ma quest'ultima decise di archiviare comunque il procedimento [4]. (...) http://it.wikipedia.org/wiki/Davide_Giacalone (...) Davide Giacalone di cui si conosce il suo passato da consulente per Fininvest e anche il suo coinvolgimento in Tangentopoli da cui è uscito grazie alla prescrizione. (...) http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/22/noi-padri-non-padroni/165701/ Nessuna diffamazione ma una semplice ricerca di fatti storici e notori
@Lucrezia, i conti non mi tornano. Che interessi avrebbe avuto Paolo Mieli a bloccare le inchieste di Carlo Vulpio che riguardavano Vendola, considerato che l'ex direttore del Corriere della Sera si è sempre dimostrato vicino alle posizioni politiche degli avversari dello stesso Vendola? Non sarà che Mieli si sia preoccupato per le querele che sarebbero potute arrivare a causa dell'infondatezza degli argomenti? Magari mi sbaglio, ma se il Governatore delle Puglie fosse quello che tu pensi, perchè cercherebbe accordi con il M5S e non con E. Letta e Alfano?
Mieli è una persona gentile, risponde a chiunque gli ponga delle domande serie o vuole capire meglio le sue opinioni. Ma non beve caffè (a limite solo decaffeinato) e non dispensa consigli gratuiti a giornaliste in carriera. Buonasera.
Che bella figura ha fatto certastampa.it a fornire una lettura delle parole di Mieli esattamente contraria al significato che voleva attribuirgli colui che le ha pronunciate!!! Ma una cantonata è sempre possibile, specie per un sito così ben fatto... Sintetizzo le parole di Mieli: bisogna gerarchizzare le notizie, fornire analisi ed interpretazioni dei fatti che poi il lettore elaborerà personalmente, cioè esattamente quello che fa da quasi tre anni (cioè da quando è nato) il blog Iduepunti.it, che non pubblica le centinaia di comunicati insulsi che affollano la rete ogni giorno, bensì cerca le notizie, fa gli scoop, non serve alcun padrone, attacca senza timori reverenziali tutti coloro che ritiene stiano sbagliando, fornisce analisi e letture dei fatti mai banali o convenzionali...