Non sono mai stato un fan dell’America perché ritengo che la cultura, il primo dei principi che reggono la civiltà, parli ancora europeo e parli ancora italiano.
Ma quando ho visto il nuovo Sindaco di New York, Bill De Blasio, ringraziare la città per averlo incoronato con oltre il 73% dei consensi, mi sono commosso per le capacità straordinarie che hanno gli americani e che a noi mancano cronicamente.
I cittadini di New York hanno dimostrato una capacità di lettura della realtà che è lucidissima e ammirevole. Hanno compreso in maniera chiarissima che un’epoca si stava chiudendo e hanno deciso di sigillarsi la porta alle spalle senza rimpianti di sorta. Il cambio di rotta è netto e inequivocabile.
Di De Blasio entusiasmano la coerenza ad oltranza, le idee chiarissime, i principi inderogabili, l’empatia con gli emarginati, la guerra alle disuguaglianze che fanno male anche ai ricchi, l’onestà intellettuale. Ma soprattutto è la sua famiglia a renderlo imbattibile. La moglie Chirlane, certo. Ma in primo piano sono stati i figli Dante e Chiara, decisivi pure in campagna elettorale.
Un Sindaco che rivolge le sue prime parole al paese di Origine, Sant’Agata dei Goti, e rivendica con orgoglio le sue origini, riconoscendo l’importanza delle radici nella sua formazione umana e politica, è senza dubbio un uomo che sapendo da dove viene, saprà bene dove andare.
Un Sindaco che parla ai suoi concittadini anche in spagnolo e in italiano è uno che corre incontro alle persone piuttosto che aspettarle in Municipio. Uno che ama l’Italia medievale e Dante Alighieri al punto da incorniciare la sua passione intellettuale nel nome dei figli è persona di talento ed orgoglio.
Lo stesso orgoglio che noi italiani abbiamo perso per strada, umiliando noi stessi e la nostra storia. Lo stesso orgoglio che noi teramani abbiamo smarrito, se lasciamo che il castello della Monica abbrutisca fra le erbacce, se non sappiamo nemmeno dove si trova lo straordinario mosaico del leone (uno dei simboli archeologici della città), se lasciamo a se stessa la desertificazione del nucleo industriale di Sant’Atto, se umiliamo il commercio con una viabilità ondivaga e senza pianificazioni condivise, se resistiamo ingiustificatamente al cambiamento di cui abbiamo disperatamente bisogno, se la sanità resta un terreno di scontro politico e non la soluzione dei problemi di salute dei cittadini, se continuiamo a snobbare le opportunità che il turismo potrebbe regalarci, se persistiamo con la inscalfibile opacità delle società pubbliche (Ruzzo e Team su tutte) che custodiscono gelosamente i segreti di una gestione di cui evidentemente i politici si vergognano (alla faccia della trasparenza), se non partecipiamo in prima persona alla vita sociale e ce ne freghiamo del fatto che siamo ridotti a sepolcro di noi stessi e del nostro tramonto.
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