Amo molto la poesia “If” di Rudyard Kipling, che elenca un considerevole numero di consigli da seguire per vivere bene: “Se saprai mantenere la testa… Se saprai avere fiducia… Se saprai aspettare… Se saprai sognare… Se saprai pensare… Se saprai tenere duro… Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!”.
Seguendo quello schema, ho immaginato possibili scenari per le elezioni regionali, visto che – con il passare dei mesi – il silenzio del PD diventa più assordante di quello del PDL. Facciamo un po’ di dietrologia.
1) Se il PD e il PDL avessero finito, anche per finta, di farsi la guerra in nome di un comune esercizio del potere che agli italiani viene spiegato come bisogno di stabilità.
2) Se le porcate sono arrivate ad un punto tale di inaccettabilità da consentire che gli italiani vengano presi per il culo con falsi e ipocriti provvedimenti legislativi, come l’ultimo che cancella l’IMU (ma solo per la prima casa) per far contento il PDL, salvo rinviare alla legge di stabilità la ricerca dei soldi per la copertura finanziaria (che manca) e salvo annunciare che ci sarà comunque una tassa sui servizi che avrà lo stesso la sua base impositiva negli immobili (per far rientrare l’IMU dalla finestra sotto altro nome).
3) Se i destini delle politiche regionali sono direttamente collegati alle politiche nazionali, per cui le candidature nelle regioni si discutono e decidono solo a Roma.
4) Se il PD e il suo Sottosegretario abruzzese Giovanni Legnini non avessero nessun interesse a vincere in Abruzzo con Luciano D’Alfonso, perché potrebbero ritenere molto più redditizio ottenere favori da una nuova giunta Chiodi piuttosto che consegnare le chiavi della Regione a uno che si è già rivelato inaffidabile e decide tutto di testa sua (senza farsi eterodirigere).
5) Se per questo motivo il PD tacesse a bella posta per altri mesi, senza fissare le regole per le primarie a governatore, aspettando magari Natale o l’anno nuovo in accordo con Chiodi.
6) Se frattanto si sperasse in qualche mano amica all’interno delle procure per azzoppare di nuovo D’Alfonso e, semmai, quando si è fatto troppo tardi il PD dicesse che comunque Luciano è eccessivamente chiacchierato per essere il candidato del centrosinistra, senza tuttavia aver proposto per tempo uno o altri nomi di possibili candidati.
7) Se Gianni Letta, capo indiscusso di Gianni Chiodi, consigliasse al nipotino Enrico Letta di non creare divisioni in Abruzzo con campagne elettorali gridate che porterebbero a cambi di gestione niente affatto intelligenti.
8) Se Enrico Letta convenisse con lo zio, e decidesse per un patto fra gentiluomini che, ad esempio, potrebbe consistere nell’affidare la Basilicata al PD (senza che il PDL rompa troppo i coglioni) e nel riaffidare l’Abruzzo al PDL (senza che il PD rompa troppo i coglioni).
9) Se la pacificazione nazionale consistesse nel tendere alla fusione delle correnti maggioritarie del PD e del PDL in una nuova meravigliosa area dei moderati che governi meravigliosamente per i prossimi 4 anni e mezzo, con l’appoggio di quasi il 100% dei media, continuando a truffare i cittadini con un linguaggio lubrico che scivola sui problemi rinviandoli sempre alle calende greche, portando in alto il vessillo dell’emergenza, della responsabilità, della stabilità e di una ritrovata fiducia internazionale.
10) Se il PD e il suo sottosegretario abruzzese Legnini (ma anche l’onorevolissimo Tommaso Ginoble) fossero entusiasti di tale scenario e si spartissero al tavolo di Gianni Letta i favori, i posti e le poltrone che loro spettano per affondare D’Alfonso e far perdere il PD.
11) Se Gianni Chiodi e i suoi fossero informati di tale strategia e se la ridessero sotto i baffi fregandosi le mani, pronti a continuare lo scempio degli ultimi 5 anni con la benedizione di Roma e salvo obbedire pedissequamente agli ordini romani a prescindere dagli interessi dell’Abruzzo.
12) Se D’Alfonso si trovasse estromesso suo malgrado dalla candidatura a governatore del centrosinistra per non meglio precisate ragioni e decidesse comunque di correre da solo, facendo perdere il candidato del PD e servendo a Chiodi la vittoria su un piatto d’argento.
Allora, figlio mio, i furbi avrebbero vinto ancora una volta, loro sarà la Terra d’Abruzzo e tutto ciò che rimane in essa, e – quel che più conta – avrebbero di nuovo abbindolato gli sciocchi corregionali.
E pazienza se gli abruzzesi non hanno il pane: che mangino brioches!
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