Beatificare Papa Giovanni Paolo II non equivale affatto – da parte della Chiesa di Roma – a ratificare integralmente le scelte politiche del pontificato di Karol Wojtyla.
Idem nel caso dovesse successivamente essere canonizzato (cioè proclamato santo).
Eppure questo Papa molto amato ed apprezzato proprio uno stinco di santo non lo è mai stato.
Preciso subito che il suo pontificato è da considerarsi commendevole sotto molteplici punti di vista: disprezzo di ogni forma di guerra (inascoltato da tutti i governi italiani fino ad oggi); esecrazione del comunismo (che ha molto aiutato ad abbattere); critica pungente per la disumanizzazione del capitalismo; ecc.
Purtuttavia il suo conservatorismo privo di concrete basi teologiche lo ha condotto in labirinti senza senso che enormi danni hanno prodotto in termini di perdita di fedeli: dissenso sul sacerdozio femminile; contrarietà al divorzio; rifiuto di abolire il ridicolo celibato dei preti; chiusura verso la contraccezione, solo per citare alcune scelte significative.
Non voglio certo sindacare la fretta che si è avuta nel correre verso la beatificazione, che avrà sicuramente le sue ragioni, le quali tuttavia - ad uno malizioso come me - sembrano celare intenti poco condivisibili di marketing religioso.
Ciò che invece mi interessa segnalare, a beneficio di chi non lo sapesse o non lo ricordasse, è che Wojtyla è direttamente responsabile (come Capo di Stato) della pessima gestione della banca vaticana, lo IOR, coinvolta nell'esecrabile vicenda del riciclaggio di soldi sporchi della mafia, unitamente a Michele Sindona, al direttore del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, e con la regia dell'inquietante cardinale Marcinkus. Giovanni Paolo II non poteva non sapere, ma non fece nulla per evitare il peggio. Sindona fu avvelenato, Calvi finì impiccato e Marcinkus si vide insignito dell’ulteriore incarico di governatore dello Stato vaticano.
Forse qualcuno storcerà il naso dinanzi ad oscuri fatti politico-economici, ma nessuno può negare l'odioso caso del sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dell'ordine dei Legionari di Cristo. Nonostante le ripetute denunce di abusi sessuali pervenissero in Vaticano da anni, non si è mossa una foglia fino alla morte di Giovanni Paolo II, immagino per una deliberata volontà di copertura dello scandalo che ha molto di politico e poco di cristiano.
Il caso Maciel tradisce l'intento di negare i misfatti e di intralciare la giustizia nel perseguimento degli abusi sessuali, responsabilità che deve oggettivamente essere attribuita a Giovanni Paolo II indipendentemente dal processo alle intenzioni, dato che nei casi in cui i vescovi locali tentarono di espellere gli autori degli abusi, spesso Roma chiudeva un occhio e non obbligava i vescovi a riferire alle autorità civili sul caso.
Wojtyla è il beato più rapido della storia, perfino più veloce di Madre Teresa di Calcutta (15 giorni in meno). Forse è il riconoscimento per aver creato la fabbrica dei santi, poichè sotto il suo pontificato si sono sancite più beatificazioni (1.338) e canonizzazioni (482) di tutti i papi precedenti messi insieme (263), e onestamente fare meglio di 263 papi da solo è impossibile.
Così, mentre la Chiesa è ormai in totale distonia con lo spirito dei tempi ed i fedeli si allontanano a frotte, le edicole dei santi sono sempre più affollate per far fronte alle richieste sempre più pressanti dei pochi cristiani rimasti, impegnatissimi a chiedere miracoli (soprattutto la vincita del superenalotto).
Se esiste una strategia politica dietro tutto questo, dato che la gente è così assetata di soldi (anche a causa della crisi), mi permetto di consigliare il prossimo da proclamare santo: San Marcinkus.
A Napoli supererebbe perfino San Gennaro.
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