Varrassi è un politico, nominato dalla politica, che deve raggiungere risultati politici prefissati dal PDL.
Nessuna stranezza, quindi, se rifiuta – come fanno i politici attaccati alla poltrona – di dimettersi dal ruolo di manager, nonostante abbia tre inchieste penali addosso e ne sia stato chiesto l’arresto dalla Procura di Teramo (“Mi dimetterò solo se un giudice dovesse sentenziare la mia colpevolezza”).
Nessuna stranezza se uno che dovrebbe essere un medico professionista, professore universitario, resta avvinghiato alla poltrona di Direttore Generale della ASL di Teramo per soli altri 15 mesi (perché un Professionista con un minimo di dignità professionale si sarebbe dimesso da tempo per tornare a fare il suo lavoro, non dico per le polemiche, ma per l’evidente commissione di reati).
Nessuna stranezza se il manager giustifica i documentatissimi attacchi nei suoi confronti con la lotta politica che l’opposizione sta conducendo contro il Governatore Chiodi (intervista pubblicata sul quotidiano Il Centro di oggi).
Nessuna stranezza se, alla domanda sulla condizione di una donna malata di cancro che asserisce di non riuscire a curarsi a Teramo, risponde che la signora “deve rivolgersi all’unità operativa di senologia diretta dal sindaco di Teramo Maurizio Brucchi” (che bisogno c’era di sottolineare chi diriga una unità operativa?).
Nessuna stranezza se, a fronte del disastro sanitario che è sotto gli occhi di tutti, Varrassi nega platealmente l’esistenza stessa di qualsiasi disfunzione della ASL, affermando di aver non solo raggiunto, ma superato gli obiettivi (si, ma quali, forse quelli non scritti?).
Nessuna stranezza se, come un politico navigato, glissa sull’assunzione di suo nipote alla ASL di Teramo come fosse la cosa più normale del mondo.
Nessuna stranezza se, all’accusa di aver abolito il dipartimento di oncologia, risponde cinicamente “preferisco fare buona assistenza piuttosto che accontentare le velleità di certi dipendenti” (quindi per non cedere alle velleità dei dipendenti si chiude l’intero reparto? E la buona assistenza quale sarebbe, quella fatta senza reparto?).
Nessuna stranezza se il pessimo Lanfranco Venturoni afferma apoditticamente che “non può non essere riconfermato” (cosa doveva commettere per non meritare la riconferma, un omicidio in piazza?).
Nessuna stranezza, infine, se i politici che lo hanno sponsorizzato dovessero riconfermarlo in barba a qualsivoglia buon senso, in dispregio delle norme di legge sanitarie, amministrative e penali.
Perché se la Giunta regionale dovesse deliberare la riconferma di Varrassi una sola cosa sarebbe certa: che gli obiettivi prefissati, dal punto di vista degli assessori regionali, sono stati raggiunti.
Pazienza se gli obiettivi assegnati dalla Giunta e dalla legge non coincidano con quelli che i cittadini desidererebbero.
Pazienza se ci si fa beffe delle esigenze di cura degli assistiti, perché il diritto alla salute è come il diritto al lavoro: una utopia costituzionale.
Solo un danno irreparabile potrebbe verificarsi: che da quel momento tutto diverrebbe lecito nella gestione della Cosa pubblica, qualsiasi nefandezza, qualsiasi obbrobrio, qualsiasi schifezza oggettiva verificata e ricontrollata, purché la Giunta ne ratifichi la liceità.
Resterebbe salvo solo il diritto dei cittadini di togliere voto e saluto sia a quegli assessori che ne avessero deliberato la riconferma, sia a quelli che strategicamente non dovessero essere presenti alla votazione concernente la riconferma.
P.S.: ma forse ci siamo sbagliati noi, perché se gli obiettivi assegnati erano quelli di distruggere i servizi sanitari al fine di ottenere miglioramenti di cassa e di bilancio, allora concordo anch’io che gli obiettivi sono ampiamente raggiunti e Varrassi merita il lauto premio in denaro che pioverà sul suo già lauto stipendio.
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siamo di fronte ad un vero caso di provata incompetenza manageriale perchè il varrassi manager non è!