Parliamo di Paolo Gatti.
Come ho già avuto modo di scrivere il gatto dovrà mangiare il topo Tancredi, in caso contrario sarà lui ad essere mangiato, non ci sono terze possibilità.
Una convivenza prolungata nel PDL, infatti, condurrebbe il meno forte ad un rapido declino.
Mi spiego. La prova di forza voluta da Gatti ha fatto molto rumore a Roma, dove i rapporti di forza si misurano al millimetro.
Lì si è considerato che Gatti, da solo, pesa molto di più di Tancredi, Chiodi, Di Dalmazio, Morra, Brucchi, Venturoni, ecc. singolarmente presi.
Quindi il PDL non ha alcun interesse a perdere Gatti il quale, avendo un consenso personale fortissimo, se dovesse andarsene drenerebbe integralmente le preferenze in un altro partito.
Invece tutti gli altri esponenti pidiellini citati non potrebbero causare simili danni andandosene.
Gatti ha il coltello dalla parte del manico. Proviamo ad immaginare le sue strategie.
a) Il primo scenario, che ho già esposto in latro intervento, è quello nel quale Gatti punterebbe ad andarsene dal PDL, intanto perchè non potrebbe restare in affitto in un partito con un altro padrone, poi perchè restando rischierebbe uno stop alla propria carriera politica, dato che posti in Parlamento ce ne sono pochissimi e il futuro della Regione è scontato che appartenga al centrosinistra (sondaggi alla mano).
Per cui Gatti dovrebbe mettere in campo una strategia del logorio, accampando qualunque pretesto per litigare, come ad esempio pretendendo il 43% di suoi rappresentanti in ogni Giunta, CdA, ecc. (cioè la percentuale da lui ottenuta al congresso provinciale del PDL, che indica il peso effettivo della sua corrente nel partito).
Oppure, come avvenuto giorni fa, pretendendo relazioni scritte del coordinatore provinciale Tancredi per farsi spiegare cosa accade a Martinsicuro sul fronte degli accordi partitici preelettorali.
Tale strategia da un lato logorerebbe Tancredi, dall'altro sfilaccerebbe i rapporti fino alla rottura inevitabile, che sarebbe pretederminata all'uscita in blocco dal partito della componente gattiana.
b) Il secondo scenario è il seguente: Gatti contratta con Alfano il proprio futuro.
Paolo sa bene che la propria attuale potenza non può essere messa nel cassetto, perchè rischierebbe di dover retrocedere.
Le ipotesi future, in tale sceneario, sono tre:
1) ripresentarsi in Regione da candidato consigliere o da candidato Presidente del PDL, perdendo matematicamente perchè la Giunta Chiodi è già spacciata nella considerazione dei cittadini e delle parti sociali e produttive.
In tal caso farebbe il consigliere regionale di minoranza, con una retrocessione notevole rispetto al suo attuale ruolo di assessore.
2) Presentarsi da parlamentare del PDL, evoluzione naturale per uno della sua forza elettorale; ma per andare a Roma con il PDL dovrebbe passare – con l'attuale legge elettorale – sul cadavere di Tancredi, il quale a sua volta dovrà giocoforza transitare dal Senato alla Camera, considerato che i senatori abruzzesi del PDL scenderanno da 4 a 2 alle prossime elezioni e Paolo Tancredi è attualmente il n. 4.
È vero che si libererà il posto della Castellani alla Camera, ma è forse una sola poltrona per due (o tre: anche Chiodi vorrebbe andare a Roma).
3) Candidarsi come sindaco di Teramo del PDL, rottamando Brucchi, ma di fatto accettando la subalternità a Tancredi.
Ebbene, Gatti non può rischiare di venire sminuito proprio ora che la sua stella brilla luminosa, quindi non potrà che chiedere al Alfano la certezza di un posto in Parlamento.
Se Alfano dovesse garantirglielo, a prescindere dal destino di Tancredi, rimarrà nel PDL.
Se ciò non si verificasse, il divorzio sarà ineluttabile, anche perchè Gatti sa che il PD attende un salvatore per il Comune di Teramo (come sempre peraltro), dove Gatti diverrebbe sindaco facilmente appoggiato dall'intero centrosinistra (offerta che gli è già stata formalizzata).
D'altro canto, anche presentandosi con una lista di centro alla Regione, il centrosinistra – certo vincitore – offrirebbe senza dubbio una poltrona da assessore a Gatti, almeno pari a quella oggi ricoperta.
Ed infine, candidandosi con un partito di centro al Parlamento, sarebbe altrettanto certo di trovare una poltrona a Roma.
Il PDL sa di essere sotto scacco e cercherà un accordo con Gatti a tutti i costi.
Dalle prossime mosse capiremo cosa sta accadendo: se Gatti remerà a pieno regime per il PDL ciò significherà che Alfano gli ha garantito la primazia nel partito, se invece inizierà a manifestare sempre più frequenti mal di pancia, allora vorrà dire che forse potrebbe vedere di buon occhio un ritorno al partito da cui proviene (UDC) o ad altro partito di centro (sinistra).
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