Ieri pomeriggio mi sono recato al convegno organizzato dal PD di Teramo all’Hotel Abruzzi, dove era presente la crema delle nuove leve nazionali.
Lo slogan è “Rifare l’Italia, rinnovare il Pd”. Già dal titolo, nel quale si invoca il rinnovamento di un partito che ha soli tre anni, si capisce come la situazione sia drammatica.
Ho sentito tante belle parole, anche condivisibili, ma c’è stato ancora una volta un grande assente: le idee da mettere in campo.
Petizioni di principio ripetute all’infinito, ma nemmeno un progetto concreto da proporre all’attenzione della cittadinanza.
Non essendo stato possibile intervenire, lo faccio ora.
Ad Andrea Orlando, responsabile nazionale giustizia del Pd, avrei voluto dire che senza una legge contro la corruzione è inutile parlare; senza assumere altre centinaia di magistrati della Corte dei Conti per affrontare le migliaia di denunce che i cittadini sporgono contro gli sprechi, gli imbrogli e le illegittimità, ogni battaglia di legalità è persa.
A Wladimiro Boccali, sindaco di Perugia, avrei voluto dire che se non aboliamo sia le Province, sia almeno la metà degli 8.000 Comuni italiani, non solo impossibilitati a svolgere da soli tutte le funzioni, ma oramai anacronistici ove siano rimasti con una scarna popolazione residente ed alle condizioni tragiche della crisi odierna, non serve parlare d’altro.
L’Italia, con il debito insostenibile che si ritrova, sta fallendo.
La Regione Abruzzo, con il debito insostenibile che si ritrova, sta fallendo.
Tutti i Comuni, con i tagli dei trasferimenti statali e l’esautorazione da parte del Governo nazionale anche della propria capacità impositiva, stanno fallendo.
Eppure l’impressione è che il PD sia come l’orchestrina che continua a suonare sul Titanic che affonda.
Una accozzaglia di interessi personali che non fanno un partito.
Come dimostrato dal Consigliere regionale PD Ruffini, che ha votato in favore della legge sulla riperimetrazione della Riserva del Borsacchio insieme al PDL e contro le indicazioni del partito, senza che il PD emettesse un solo fiato di rimprovero.
In un partito serio, il dibattito su di una problematica ambientale di simile rilevanza si sarebbe dovuto sviluppare in modo ampio e, decisa una linea condivisa, tutti avrebbero dovuto seguire la linea pena l’espulsione.
Ma il PD per ora è solo un club per onanisti, ciascuno con proprie ambizioni masturbatorie personali e solitarie.
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Adoro gli interventi di critica costruttiva e di semplice confronto.Grazie.