Paolo Gatti, per citare il Presidente del Consiglio Mario Monti, è un furbo.
Un politico di professione che ha imparato benissimo come si naviga nel periglioso mare della Cosa Pubblica e questo, sia detto senza ironia, è senz’altro un merito nel panorama dei big teramani al governo regionale che hanno dato pessima prova di come si amministri l’Abruzzo.
Ma la furbizia mostra presto la corda se solo si gratti sotto la superficie.
1) Gatti è stato il padrino di Strozzieri, colui che lo ha imposto come Presidente del Ruzzo e per il quale ha speso formalmente il suo nome a garanzia di una gestione rinnovata ed in totale discontinuità con il passato.
Ebbene, dopo un anno di presidenza durante il quale non è migliorata né la gestione né il servizio, Strozzieri si è dimesso dall’incarico con una lettera di poche e criptiche righe: “Ho cercato di rappresentare il desiderio e la volontà di discontinuità di gestione (…) È con vivo rammarico che ho dovuto prendere atto dell'impossibilità di portare a compimento tale mandato, teso al risanamento dell'ente e alla corretta gestione dell'interesse pubblico”.
Ma come? Con un CdA nuovo di zecca, formato integralmente da componenti nominati dal centrodestra (4 del PDL e 1 dell’UDC), l’ex presidente non è riuscito ad imprimere l'inversione di rotta rispetto al passato? “Le mie dimissioni rappresentano quindi un gesto di responsabilità che riconsegna ai sindaci, che ringrazio per la fiducia accordatami, la riflessione sul futuro dell'Acquedotto del Ruzzo”.
Affermazioni condivisibili se supportate da idonee motivazioni ed attribuzioni di responsabilità (che non sono mai arrivate), ma vaghe e fumose come sono, senza che Strozzieri argomenti sugli ostacoli e le problematiche affrontati che hanno determinato la disfatta, puzzano solo di silenzi omertosi che celano le cancrene della maggioranza.
Per Gatti “È meglio che i partiti stiano alla larga dal Ruzzo”. Troppo tardi. Necessita chiarimento ai cittadini assetati che hanno sperimentato sulla loro pelle i disservizi di questa estate.
Inoltre il neo Presidente del Ruzzo Scuteri (che stranamente inizia per “S” e finisce per “eri” come il precedente) è stato nuovamente imposto da Gatti nella spartizione del potere interna al PDL.
Gatti deve imparare a prendersi gli onori (se ci saranno) nella gestione del Ruzzo e a chiedere scusa per le responsabilità (che ci saranno di sicuro) attribuibili a suoi uomini, come se fossero integralmente le proprie.
2) Questione Teramo Lavoro. Gatti nega qualsiasi coinvolgimento sia nella scelta dell’Amministratore unico della società che nella gestione della società medesima. Ma non può dimenticare di essere l’assessore regionale al Lavoro, né che l’assessore provinciale al Lavoro appartenga parimenti alla Sua area, né infine che ove ritenesse di dover segnalare delle anomalie dovrebbe farlo pubblicamente proprio in virtù del ruolo rivestito.
Non si esce dall’aula consiliare proprio durante una interrogazione regionale riguardante Teramo Lavoro (nel marzo scorso), lasciando al Presidente Chiodi l’onere di rispondere poco e male su una questione di Sua diretta competenza, al fine palese di evitare problemi alla propria credibilità.
Gatti ha pubblicamente commentato sulla specifica questione che “Come è noto non mi tiro mai indietro rispetto alle mie responsabilità. Ma non posso assumermi quelle che non mi competono”.
A noi sembra il contrario.
3) Sulla defenestrazione del direttore del quotidiano La Città, Antonio D’Amore, non è un mistero che ci sia lo zampino di Gatti, presumo per motivi poco commendevoli. Il tempo ci dirà se avevamo ragione.
Più in generale, a prescindere dagli esempi che sono molti, di Paolo Gatti si può dire che condivida integralmente la linea politica del PDL teramano, sebbene abbia presentato autonoma e distinta mozione congressuale, poiché non risulta avere mai emesso un fiato contro le iniziative del partito. Per tali motivi sarebbe educato ed auspicabile che l’assessore regionale eviti di contrabbandare una purezza e una coscienza dei limiti del proprio ruolo che non ha mai avuto.
È l’ora delle scelte coraggiose, dove il grano si distingue dal loglio.
L’occasione è la deliberazione regionale di riconferma o meno del Manager della ASL di Teramo Giustino Varrassi, che non esito a definire a termini di legge NON RICONFERMABILE.
In tale sede invito tutti gli assessori a votare contro la riconferma, per gli infiniti motivi che abbiamo puntualmente di volta in volta segnalato, non senza aggiungere che daremo conto del voto di ciascun assessore.
Gatti faccia quello che è giusto fare e si assuma a viso aperto le proprie responsabilità, pena la inesorabile classificazione nella categoria del loglio.
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Caro Francia, la sua stilettata e invettiva non è molto dura ma puntuale. Paolo Gatti è da proteggere anche con le sue critiche. C'è una cosa da aggiungere, sarà, sono sicuro, nel panorama provinciale e Abruzzese, una grande risorsa la sua elezione al Senato. Ci serve come il pane un rappresentante che non faccia le solite gaffe e che possa impostare un'accelerazione riformista alla nostra immagine ed economia. Per questo un vecchio insonne comunista come me, potrebbe votarlo senza turarsi il naso ma come speranza per i giovani. I Due Punti in questi anni ha sottolineato spesso la linea di condotta dell'Ass. Regionale, come elemento di speranza e di futuro pur non elemosinando marcate differenze. I nomi che ci sono nella mia sinistra, Ginoble e Verticelli, mi fanno a 80 anni suonati desiderare di far ruotare i calci nel culo. Mi vergogno. Si occupi anche di loro. Con Stima, il suo amico Carlo
Avvocà se la sinistra presenta Ginoble dopo Roseto e la sorella calci nel culo a tutti. Verticelli poi, sto malissimo. I giovani? Verrrocchio? Qua qua ra quà.
Gatti ha il sesto senso della politica.
Ehm era il vino. Ottimo. Tutto merito del buon bacco.