Gentili senatori Paolo Tancredi e Alfonso Mascitelli, Vi accingete a discutere la manovra economica in Commissione Bilancio al Senato, entrambi peraltro quali membri qualificati della Commissione medesima.
La discussione sulle misure adottate dal Governo e sulle correzioni da apportare in Parlamento tiene banco nella pubblica opinione al punto che, negli ultimi 20 anni, non mi era mai capitato di vedere così tanta gente accalorarsi, invece che per il calcio, addirittura per la finanza pubblica.
Avete materiale incandescente fra le mani, proprio per i rilevanti effetti che si attendono dall'entrata in vigore della manovra, e rappresentate noi abruzzesi.
Le Regioni e gli Enti Locali sono destinatari, fino ad ora, di tagli di miliardi di euro.
Vi chiedo di voler valutare una proposta: azzerare (o ridurre sensibilmente) i tagli alle Regioni, alle Province ed ai Comuni che decidano autonomamente di fondersi tra loro.
L'Abruzzo può e deve fondersi con il Molise (con cui era già unito di diritto fino al 1963 e lo è sempre rimasto di fatto), ma anche con le Marche per creare la grande regione adriatica.
Le Province di Pescara e Chieti possono e devono fondersi. Idem quelle di L'Aquila e Teramo.
I Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore ci stanno provando.
I 12 Comuni che compongono l'Unione di Comuni della Val Vibrata possono e devono fondersi in un unico Comune, per diventare il centro politico, oltre che economico, del teramano.
I 10 Comuni che compongono la Comunità Montana del Gran Sasso possono e devono fondersi, per superare l'emarginazione che subiscono da decenni.
Questi sono solo alcuni esempi, altri se ne possono trovare ed aggiungere.
Sarebbero riforme strutturali destinate a produrre risparmi duraturi e a rilanciare l'immagine dell'Abruzzo come Regione in grado di interpretare lo spirito dei tempi prima e meglio delle altre, arroccate passatisticamente su visioni superate.
Il Parlamento, azzerando (o riducendo sensibilmente) i tagli previsti al verificarsi delle condizioni appena esposte, in luogo di prendere decisioni d'imperio che giungono sempre malaccette poichè imposte senza discussione, darebbe una ratio e delle motivazioni plausibili alle pesanti riduzioni degli stanziamenti, fornendo al contempo agli Enti di buona volontà ed ai cittadini più responsabili (che non si trincerano nella difesa sterile dei propri piccoli campanili) una soluzione praticabile per evitare l'abbattersi della scure finanziaria.
Non solo, ma tale misura spingerebbe amministratori e popolazioni a farsi virtuosi, dovendo poi gli stessi accollarsi la responsabilità economica dei tagli, qualora decidessero di non voler intraprendere la strada delle fusioni.
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