Il quadro normativo è abbastanza chiaro da poter tracciare il profilo del destino delle Province di Teramo e Pescara. Vediamolo:
1) Chiarita definitivamente l’insostenibilità economica di due livelli di governo sovracomunali quali le Province e le Regioni, le Province si avviano a scomparire dalla Carta costituzionale non appena approvata una delle quattro proposte di legge costituzionale di soppressione depositate in Parlamento.
2) Frattanto lo svuotamento delle funzioni provinciali è stato sancito due volte, prima con il D.L. c.d. Salva Italia, poi con il D.L. n. 95 del 6 luglio scorso (Spending review), cui ha fatto seguito la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio che ha definito i due criteri per il riordino delle Province, cioè la dimensione territoriale e la popolazione residente. Sulla scorta dei criteri individuati le nuove Province dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati.
Si salvano solo Chieti (che possiede entrambi i requisiti) e L’Aquila (che ha solo il requisito dell’estensione, ma essendo Capoluogo di Regione viene comunque conservata).
Ma si badi, anche Chieti e L’Aquila come tutte le Province superstiti verranno svuotate di funzioni, quindi coloro che esultano per la salvezza hanno ben poco da festeggiare se si considerino le residue competenze che rimarranno in capo agli enti provinciali.
3) Pescara potrebbe unirsi a Chieti o a Teramo o a tutte e due.
4) Teramo, dalle ipotesi allo studio, potrebbe fondersi con L’Aquila, oppure con Pescara, ovvero con Pescara e Chieti o, in ultimo, con Ascoli Piceno.
Questa ultima ipotesi credo resti solo nella fantasia poiché, trattandosi di Regioni diverse, per rendere praticabile l’operazione ci sarebbe bisogno di infinite lungaggini procedurali che non credo vedranno mai la luce.
5) Teramo-L’Aquila. Ipotesi non solo difficile da digerire per le differenze storico-politiche, ma anche per le difficoltà logistiche di collegamento fra le due città.
6) Teramo-Pescara-Chieti. Sarebbe la soluzione ideale in questo momento, perché lo svuotamento di funzioni incoraggia gli accorpamenti più ampi possibili che consentano le maggiori economie di scala. Inoltre se la sede fosse stabilita a Pescara sarebbe baricentrica e ben collegata sia a Teramo che a Chieti.
7) Teramo-Pescara. È l’ipotesi che verrà più probabilmente proposta al Governo dal Consiglio delle autonomie locali (CAL) dell’Abruzzo. Il perché è facilmente immaginabile: intanto nel 1927 Teramo dovette cedere quasi metà dei propri Comuni per la costituzione della nuova Provincia di Pescara, quindi oltre trenta Comuni oggi pescaresi appartengono storicamente alla Provincia teramana, ragione per cui problemi socio-antropologici non ve ne sono; in secondo luogo le infrastrutture viabili e il collegamento ferroviario garantiscono ampiamente l’integrazione, considerato pure che già da anni numerosi Comuni del teramano gravitano di fatto nell’orbita pescarese (Pineto, Atri, Silvi e i Comuni della vallata del Fino); in terzo luogo l’omogeneità del tessuto sociale, industriale e paesaggistico-ambientale sono ulteriori importanti argomenti in senso favorevole (l’unica controindicazione è la Val Vibrata che gravita molto di più sul territorio Piceno).
8) Di certo Teramo ha perso i gradi di città capoluogo, ma purtroppo non da oggi, bensì da almeno 50 anni, così come li ha persi Chieti pur conservando il simulacro dell’Ente Provincia. Oggi l’unica città abruzzese di rilievo nazionale è Pescara, e questo dato di fatto non può essere smentito perché comprovabile sia a livello di popolazione residente, sia a livello degli indicatori economici e produttivi.
Converrà togliersi quanto prima dalla testa la spocchia dell’illustre passato, perché Teramo oggi non conta in nessun campo più di Assisi o di Spoleto, più di Giulianova o di Roseto. La nuova sfida sarà trovare le ragioni di rilancio, individuare le prospettive di sviluppo che possano caratterizzare una città anonima da decenni al pari di Viterbo, Latina, Frosinone, Isernia, Benevento o Rieti solo per citarne alcune limitrofe.
9) Nei prossimi giorni il Governo trasmetterà la citata deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio al Consiglio delle autonomie locali (CAL) di ciascuna Regione, al fine di acquisirne (come sancito dall’art. 17 comma 3 del D.L. sulla Spending review) “entro quaranta giorni dalla data di trasmissione (…) un piano di riduzioni e accorpamenti relativo alle province ubicate nel territorio della rispettiva regione”.
Lo stesso Governo ci informa che “La proposta finale sarà trasmessa da CAL e Regioni interessate al governo, il quale provvederà all’effettiva riduzione delle province promuovendo un nuovo atto legislativo che completerà la procedura”.
Orbene, considerato che il D.L. sulla Spending review verrà discusso al Senato – al fine della conversione in legge – il prossimo 26 luglio con la proposizione della fiducia da parte del Governo, nel caso in cui il Parlamento non modifichi le disposizioni relative alle Province (cosa molto probabile a causa del voto di fiducia), la palla passerà alle decisioni che adotterà il CAL.
10) Il Consiglio delle Autonomie Locali dell’Abruzzo (da ultimo nominato con decreto del 22 maggio scorso) è composto di venti membri: otto componenti di diritto (i Presidenti delle 4 Province della Regione e i Sindaci dei 4 Comuni capoluogo delle stesse) e dodici rappresentanti degli Enti locali eletti tra i Sindaci di Comuni non capoluogo.
Il CAL avrà il delicato compito di formulare la proposta di riordino delle Province al Governo.
Chi sono costoro? Senza entrare nel dettaglio, 11 membri sono del PDL (o di area centrodestra) e 9 sono del PD (o di area centrosinistra).
Quindi sarà il PDL a formulare la proposta finale di accorpamento, con una avvertenza: dei 12 rappresentanti degli Enti locali ben 4 sindaci appartengono alla Provincia di L’Aquila, altri 4 sono della Provincia di Chieti, e solo 2 sindaci sono rispettivamente della Provincia di Teramo e di quella di Pescara (per Teramo ci sono Luciano Monticelli sindaco di Pineto e Enio Pavone sindaco di Roseto).
Non sfugge che proprio Teramo e Pescara, a cagione di una minore rappresentatività, potrebbero essere penalizzate in sede di decisione, dato che 12 membri del CAL rappresentano L’Aquila e Chieti, e solo 8 membri rappresentano Teramo e Pescara.
Se ragioni partitiche del PDL non dovessero prevalere, gli interessi campanilistici potrebbero portare L’Aquila e Chieti a spartirsi il bottino: la prima annettendo Teramo, la seconda Pescara.
11) Resta fermo che, sancita l’inutilità delle Province, diverrà d’obbligo eliminare tutti i Consorzi (industriali, di bonifica, di gestione dei rifiuti, BIM, bum, bam, ecc.); gli ATO; le Prefetture; gli enti parco; aziende speciali; organismi regionali di ogni natura (considerato peraltro che tale pletora di enti pubblici esercitano funzioni sovrapposte a quelle degli enti locali).
12) Purtroppo, le novità normative hanno indotto Sindaci e Presidenti di Provincia abruzzesi ad un orgasmo permanente che ha quale effetto collaterale l’incontinenza verbale. Sopporteremo e vi aggiorneremo con la massima sollecitudine sui fatti di maggiore rilievo.
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La prima seduta del Cal dovrebbe esserci l' 11 settembre....Come al solito, anche questa volta siamo in ritardo perche' sono mesi che siamo stati eletti e ancora non riusciamo ad insediarci. Lunedi mattina scrivero' nuovamente al Presidente del Consiglio Regionale Pagano affinche' anticipi di alcune settimane l'insediamento ufficiale, visto il momento cosi' delicato, anche durante le ferie estive.....Forse, e' questo un parere del tutto personale, era meglio abolirle tutte le province. Immagino una battaglia durissima . Ricordiamoci per un'attimo la questione Regioni..Chi non ricorda Catanzaro/Reggio Calabria e L'Aquila/Pescara...Chi ha qualche idea o vuol fare proposte scrivetemi tramite posta elettronica sindaco@comune.pineto.te.it e tramite facebook. Aiutatemi perche' la vedo dura....Grazie Luciano Monticelli
Eliminare una Provincia, oltre all’ente e Prefettura, significa perdere tutte le sedi provinciali di uffici e Direzioni provinciali di qualsiasi genere, Inps, Inail, finanziarie, del Tesoro, scolastiche……. Ed anche di ordini professionali, associazioni di imprese, graduatorie personale scolastico………. e persino sportive. E’ ovvio che con un accorpamento con l’Aquila tutto ciò che è Ufficio, Direzione, Associazione provinciale avrà sede a l’Aquila. Cosa vuol dire?: posti di lavoro, minore possibilità di spesa, nessun beneficio economico per la popolazione teramana e neanche amministrativo (bisognerà andare a l’Aquila). I risparmi (eventuali) saranno incassati a livello nazionale e verranno tolti al territorio teramano (non colpisce solo Teramo in quegli uffici lavorano persone residenti in tutta la provincia) Non capisco cosa ci sia da gioire, a meno che non siate dell’Aquila o di Chieti. Diverremo ancora più poveri, avremo meno lavoro ed in nostri figli nasceranno in provincia dell’Aquila.
Antonio Topitti