Chiodi perderà le elezioni regionali. Lui lo sa. Non ho mai creduto un minuto alla favola del governatore che si diceva volesse votare a novembre, per il semplice motivo che accelerare le elezioni sarebbe stato l’unico concreto segnale di forza e di convinzione nei propri mezzi e nella propria coalizione.
Ma Chiodi ha già perso. Chiunque sia il suo avversario. Qualunque sia la data delle elezioni. Troppo scarsa la sua gestione; troppo depressiva la sua politica ragionieristica che non ha mai tenuto in alcun conto il lavoro, le imprese e la salute dei cittadini; troppo inefficaci ed inefficienti i suoi assessori (specie quelli teramani); troppo smaccato il suo servilismo nei confronti di Gianni Letta, di Gaetano Quagliariello e del PDL romano; troppo antipopolare la sua immagine, distaccato il suo impegno, elitaria la sua aura; troppo antimeritocratiche le sue nomine, tutte dettate da logiche altre; troppo triste il declino della regione sotto il profilo occupazionale, industriale, commerciale e produttivo; troppo avvelenato è il suo partito dalla delinquenzialità certificata di padron Silvio.
Chiodi perderà. Gli abruzzesi sono incazzati, il vento è contrario e in più la statistica dice che dal 1970 (quando nacquero le Regioni) non si è mai verificato un bis alla Presidenza e nessuno è rimasto più di 5 anni sullo scranno più alto.
Lo sanno pure l’UDC e Scelta Civica che gli volteranno le spalle per salire sul carro dei vincitori.
Chiodi si rassegni. Anche e soprattutto se l’avversario dovesse essere Luciano D’Alfonso. Infatti, il destino beffardo ha voluto che pure sull’unico punto debole di Big Luciano – l’acclarato deficit di moralità certificato dalle risultanze della sentenza di assoluzione/prescrizione dell’ex sindaco di Pescara nel processo Housework – il povero Chiodi non possa accanirsi in campagna elettorale perché verrebbe sbeffeggiato da una marea di “medice cura te ipsum” e di accuse a guardare la pagliuzza nell’occhio di D’Alfonso senza vedere la trave della condanna berlusconiana (e dei numerosi processi e condanne dei suoi sodali: Tancredi, Venturoni, Varrassi, Robimarga, Ciapanna, oves, boves et pecora omnia).
Chiodi può solo pregare che i grillini gli facciano la grazia. Perché? Semplice. La legge elettorale regionale somiglia molto a quella vigente per i piccoli Comuni (inferiori ai 15.000 abitanti), laddove vince, prende la maggioranza dei seggi e governa il candidato sindaco che prende più voti.
È accaduto pochi mesi fa, ad esempio, che in un Comune piuttosto grande come Alba Adriatica abbia vinto un sindaco che ha raccolto un misero 27% dei voti. Poco meglio fece l’anno scorso il sindaco di Martinsicuro.
Quindi il primo vince tutto, gli altri perdono tutto (quanto ne avrebbe bisogno anche il Parlamento di una legge così). Alla Regione verranno eletti 29 consiglieri (di cui 18 saranno attribuiti alla coalizione vincente) oltre al Presidente eletto e al candidato Presidente secondo arrivato. Nessuno spazio rappresentativo per terze forze.
Ovvio che la legge sia stata calibrata per tagliare le gambe ai grillini; così come è altrettanto ovvio che i grillini sanno bene di non avere nessunissima speranza di poter competere per la vittoria (in Regione sono debolissimi); così come è lapalissiano che si candideranno ugualmente e influenzeranno comunque il risultato, probabilmente dando una mano a Chiodi poiché il blocco sociale (privo di senso civico) che sostiene il PDL è molto più granitico in Abruzzo del blocco sociale (maggioritario, ma dotato di un po’ di senso civico) che vi si contrappone (il quale si dividerà fra centrosinistra e M5S).
Chiodi spera in un buon risultato di Grillo per poter arrivare primo e beffare tutti. In pratica lo scenario è come alla Roulette: l’elettore o punta sul Rosso (PD) oppure sul Nero (PDL), se punta sull’unico numero Verde (lo Zero, cioè il M5S) ha zero possibilità di vincere e aiuta Chiodi a fare primo, allo stesso modo nel quale i grillini – mandando a fare in culo qualsiasi ipotesi di accordo con Bersani e il PD per il Governo nazionale – hanno riesumato Berlusconi e spedito al Governo gente come Alfano, Beatrice Lorenzin (che cazzo c’entra con la salute?), Nunzia De Girolamo e consimili scherani di bassissimo livello.
Ad ogni buon conto, ciascuno è libero di pensarla come vuole e di comportarsi di conseguenza in cabina elettorale. Per conto mio, ho già maturato una decisione irrevocabile: pur considerando la classe dirigente del PD abruzzese pessima e male assortita, prevale in me la convinzione (maturata già dal 1999 quando Chiodi perse da candidato sindaco di Teramo contro Sperandio) che Chiodi, Di Dalmazio, Gatti, Morra, Venturoni, Mazzarelli e compagnia siano politicamente degli incapaci e che vadano sconfitti a qualunque costo (se non per il bene, quantomeno per il meno peggio dell’Abruzzo).
Per tali motivi, anche se il PD dovesse presentare Satana come candidato Governatore, il sottoscritto voterà Satana senza se e senza ma.
Frattanto mi godo il silenzio di Chiodi e il suo immobilismo in merito alla fissazione della data delle elezioni, che si traduce alle mie orecchie in un paradisiaco concerto di flautulenze e di scarichi di sciacquone proprio di chi si sta cagando sotto per la paura di perdere e vuole protrarre il più a lungo possibile la sua permanenza al comando.
Chi ha paura ha già perso.
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