Ce l’hanno messa tutta i renziani della provincia di Teramo per eleggere il loro responsabile Vincenzo Di Marco a Segretario provinciale del PD, dopo la fallimentare esperienza Verrocchio.
Ma non c’è stato niente da fare. Nonostante avessero imbarcato anche i rimasugli degli ex DS. I vecchi, come li chiamano loro, li hanno asfaltati con i voti nelle urne. Ginoble e Verticelli hanno vinto e hanno vinto di brutto.
Ora i renziani teramani si stanno riunendo per decidere il nuovo slogan, dato che quello attuale (“Adesso Teramo per Matteo Renzi”) non ha funzionato a dovere. Fra i papabili sembra che i più gettonati siano i seguenti:
1) Dopo per Matteo Renzi;
2) Adesso Teramo, a prescindere da Renzi;
3) Più tardi per Matteo Renzi;
4) È ancora presto per Matteo Renzi;
5) Tutti sul carro chiunque vinca;
6) Adesso Minosse, ma almeno un vicesegretario per Matteo Renzi;
7) Nessuna fretta a Teramo per Matteo Renzi;
8) Comunque Manola, chissenefrega di Renzi;
9) Adesso Ginoble e Verticelli.
Pare si stia pure litigando su quale sia la Leopolda teramana, e sembra che la maggioranza sia orientata per il vecchio Manicomio.
Qualcuno è intervenuto proponendo che a scuola non si studi più la Mitologia: pare infatti che molti sulla scheda siano stati influenzati da un nome molto più famoso di Di Marco, un nome mitologico parecchio significativo, sembra addirittura figlio del re degli dei Zeus e di Europa, nientedimeno che il mitico re di Creta: il temibile Minosse. Quantomeno gli si sarebbe dovuto contrapporre un Apollo o un Dioniso.
Frattanto c’è anche di che cantare vittoria. Se Manola Di Pasquale porta il peso maggiore della sconfitta, nonostante fosse stata nominata commissario delle votazioni direttamente dal Segretario regionale Silvio Paolucci e nonostante potesse contare sull’endorsement renziano del Sottosegretario Giovanni Legnini, c’è chi ha stravinto fra i renziani.
Si tratta del Segretario del circolo di Teramo centro del PD, il giovane Mirko De Berardinis, già eletto nel 2010 e riconfermato domenica scorsa con un bulgaro 83% dei consensi.
L’unico neo è che non si sappia chi ha ricevuto il restante 17% dei voti, visto che De Berardinis – udite udite – era l’unico candidato alla segreteria del circolo (avete capito bene).
Ma forse in questo caso i renziani hanno saputo usare la mitologia a loro favore, facendo indossare l’Anello di Gige agli ipotetici avversari, rendendoli in tal modo invisibili sulla scheda, dato che – come racconta Platone – questo anello garantiva il potere di diventare invisibili.
L’operazione è riuscita e i renziani hanno diramato subito un comunicato per divulgare e magnificare la vittoria (solitaria) di De Berardinis.
Pare che Manola Di Pasquale stia inviando, come dono prenatalizio, l’Anello di Gige anche a Ginoble e a Verticelli.
Quello celebratosi domenica scorsa è stato uno pseudocongresso provinciale del PD in quanto non è possibile definirlo congresso. Il perché è semplice: sembra che il solo Orazio Di Marcello abbia presentato una vera e propria mozione da valutare al fine di orientarsi nell’esercizio del voto. E gli altri 5 candidati alla segreteria provinciale? Si saranno affidati all’amicizia ed alla conoscenza personale, chiedendo il voto sulla fiducia.
Ciò premesso, procediamo con l’analisi. A chi soffre di mal di testa consiglio di prendere preventivamente un moment. Io stesso ho incontrato parecchie difficoltà per sbrogliare la matassa (che ancora mi sfugge in tutte le sue sfaccettature).
A chi non comprendesse come mai a livello provinciale soggetti provenienti da aree diverse (o opposte) si siano schierati contro i loro naturali alleati, consiglio di riflettere su di un’unica plausibile spiegazione: questo pseudocongresso provinciale ha avuto il solo scopo di ridisegnare i rapporti di forza interni al partito, al fine di legittimare le future candidature regionali e parlamentari.
Solo in questa ottica si comprende come dei renziani conclamati abbiano votato contro la candidatura renziana ufficiale e bersaniani/dalemiani/cuperliani abbiano votato a favore della candidatura renziana.
I candidati alla segreteria provinciale del PD erano 6: Gabriele Minosse e Vincenzo Di Marco, che andranno ad un ballottaggio già scritto nel quale stravincerà Minosse; poi c’erano Marco Citerei e Mauro Scarpantonio (gravitanti in area Di Marco), nonché Orazio Di Marcello e Mahmoud Tosson (gravitanti in area Minosse).
I renziani sono i grandi sconfitti dalle votazioni: il loro candidato Vincenzo Di Marco avrebbe dovuto vincere e invece ha rischiato addirittura di fare terzo.
Di Marco era appoggiato dalla maggioranza dei big del partito: dal segretario regionale Silvio Paolucci; dal Sottosegretario Giovanni Legnini; da entrambi i consiglieri regionali del PD Claudio Ruffini e Peppino Di Luca; dall’aspirante parlamentare Renzo Di Sabatino; dall’aspirante consigliere regionale Manola Di Pasquale; dai sindaci di Giulianova Mastromauro, di Isola del Gran Sasso Di Varano, di Bellante Mario Di Pietro, di Montorio Alessandro Di Giambattista; dai consiglieri comunali di Teramo Verna e D’Alberto (e pure Melarangelo, candidato con il satellite Citerei); dall’ex deputato comunista Gianni Di Pietro e dalla consorte Stefania Misticoni; perfino dal sindaco di Crognaleto D’Alonzo (sempre per il tramite di Citerei).
Una vera armata che avrebbe dovuto surclassare gli avversari e, verosimilmente, Vincenzo Di Marco avrebbe dovuto fungere da garante delle candidature regionali di Mastromauro (per il mare), di Manola Di Pasquale (per Teramo città) e di Alessandro Di Giambattista (per la montagna); oltre che della candidatura di Renzo Di Sabatino alle prossime elezioni politiche.
E invece, inopinatamente, ha stravinto Gabriele Minosse sponsorizzato dal deputato Tommaso Ginoble, dal sindaco di Pineto ( scusate ex) Luciano Monticelli (sebbene renziano), dall’assessore del Comune di Campli Sandro Mariani e dal presidente del BIM Vomano Franco Iachetti (il quale ha però straperso a Montorio ed è quindi destinato ad un rapido tramonto politico).
Orazio Di Marcello, giunto terzo di un soffio dietro a Di Marco ed anche lui grande vincitore, era invece sponsorizzato da Marco Verticelli (il quale sembra abbia stretto un preventivo accordo con Ginoble per evitare di venire stritolati dagli innumerevoli avversari).
Il nuovo segretario provinciale del PD Minosse, verosimilmente, si farà garante delle candidature regionali di Sandro Mariani (per la montagna) e di Luciano Monticelli (per il mare), oltre che dell’ennesima candidatura parlamentare di Ginoble e di qualche importante incarico per Marco Verticelli, Tosson e Stefania Ferri.
Assodato che i nuovi rapporti di forza hanno censito al millesimo il peso di tutte le componenti del partito, bisogna sottolineare una schizofrenia delle appartenenze che evidenzierà una totale disomogeneità del voto provinciale rispetto a quello che sarà il voto congressuale nazionale, dove invece Renzi stravincerà.
Perché accade questo? Perché è di tutta evidenza che i particolarismi, i personalismi e gli interessi non ostensibili che caratterizzano gli attori del PD provinciale governano l’assalto al potere e le spartizioni delle cariche e delle prebende, in maniera totalmente disgiunta dalle naturali appartenenze alle correnti nazionali.
In pratica è il trionfo delle convenienze: Monticelli è renziano ma ha trovato comodo appoggiare Minosse per tutelare la propria carriera politica; Legnini è bersaniano/cuperliano ma ha trovato utile appoggiare il candidato renziano Di Marco per dare una definitiva spallata a Ginoble e Verticelli; e via discorrendo.
Quanto ai contenuti che possano interessare i cittadini il PD, come è noto, non ama parlarne né ama risolvere i problemi della gente.
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Commenti
Ma Francia chi? Quello che ebbe la tessera dei DS.
Quello bravo che vinse il concorso alla Provincia e dopo fece la campagna elettorale a Brucchi, Catarra e Chiodi? Quello che ora si vuole ripulire con Pomante?