Inizia a farsi strada perfino in me l’idea di termovalorizzare i rifiuti, vecchio pallino di Paolo Tancredi, Mauro Di Dalmazio e Gianni Chiodi.
L’unica differenza è che per me sono loro, i nostri politici, i rifiuti da termovalorizzare, unitamente a tutti gli sgherri di bottega e di apparato che gli gravitano attorno.
Per uno scherzo del destino, 5 giorni dopo che l’assessore Di Dalmazio è tornato a sproloquiare circa la necessità di realizzare in Abruzzo uno o più termovalorizzatori, la Procura di Teramo (che si è forse sentita presa per i fondelli) ha chiesto il rinvio a giudizio del senatorino Paolino Tancredi con riferimento all’inchiesta Rifiutopoli che nel 2010 portò agli arresti domiciliari l’ex assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni, il quale fu subito promosso al ruolo di capogruppo del PDL in consiglio regionale per meriti etici acquisiti.
Tancredi è accusato di corruzione. La vicenda concerne un contributo elettorale di 20.000 euro che Paolo Tancredi ha ricevuto e poi versato sul conto corrente del PDL.
Secondo i PM si tratterebbe del “corrispettivo dell’attività di convincimento degli amministratori regionali a modificare la legge regionale sui rifiuti”, al fine di favorire la costruzione di un termovalorizzatore da affidare alla società di Di Zio, il quale sembra che il mese scorso sia stato introdotto anche negli ambienti teramani che contano (essendo stato illustre ospite ad una cena dei Lions).
La Procura ha anche chiesto al Senato di poter utilizzare 4 intercettazioni telefoniche relative a chiamate con gli ex assessori Venturoni e Stati, e l’imprenditore Rodolfo Di Zio.
Inoltre, a 4 amministratori della Te.Am Tec viene contestato l’abuso d’ufficio per aver favorito la società Deco sempre di Rodolfo Di Zio, per l’affidamento senza gara dell’appalto per la realizzazione e la gestione di un bioessicatore.
È straordinaria la perseveranza di Venturoni, Di Dalmazio, Chiodi e Tancredi nel voler procedere verso un madornale errore che costerebbe molto caro all’Abruzzo, ma fortunatamente i tempi residui della legislatura regionale sono stretti, così ci avviamo alla rottamazione del Governatore senza che si addivenga a decisioni scellerate da parte dell’attuale maggioranza.
Lo ripeto a beneficio dei fissati del PDL che vanno in orgasmo non appena sentono la parola inceneritore: le direttive europee, prima di consentire la combustione dei rifiuti, impongono alle Regioni il rispetto di una gerarchia di interventi quali la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e, per la parte non riciclabile dei rifiuti, il “recupero di altro tipo” nel quale rientra il recupero energetico.
Gli inceneritori, come è noto, producono emissioni nocive fra cui molte cancerogene come le diossine e le polveri sottili, ma necessitano anche di ingenti investimenti e elevati costi di gestione, oltre a biblici tempi di costruzione (oltre 10 anni).
Spingendo al massimo la raccolta differenziata gli inceneritori non avrebbero alcun destino perché non ci sarebbe combustibile sufficiente ad alimentarli né interesse economico ad investire sulla termovalorizzazione.
Nonostante tutto questo, e perfino in barba alle inchieste della Magistratura, Di Dalmazio come un incorreggibile Pierino afferma: “Abbiamo superato la fatidica soglia del 40% di raccolta differenziata e siamo pronti ad affrontare, in maniera aperta e con un dibattito sereno con il territorio, la questione della valorizzazione energetica dei rifiuti”.
Essendo l’assessore ai Rifiuti uno stratega modellista (perché ha sempre in bocca le parole “strategia” e “modello”), Di Dalmazio tratteggia “un modello che aiuti il territorio a superare (…) anche il gap culturale che ha impedito una serena discussione su un modello virtuoso”: cioè siamo degli ignoranti ad opporci alle proposte di sviluppo del PDL.
Una volta tanto azzeccando, il segretario provinciale del PD Robert Verrocchio afferma che “non abbiamo discariche, non abbiamo impianti pubblici di trattamento, non abbiamo impianti di compostaggio, e dunque è senza senso che Di Dalmazio venga a parlare di come chiudere il ciclo dei rifiuti se questo ciclo neanche è stato aperto”.
Ma è Rifondazione a sbugiardare Di Dalmazio affermando che i dati sulla differenziata oltre quota 40% non esistono in quanto l’Osservatorio Regionale Rifiuti sarebbe fermo a dati non validati del primo semestre 2011.
Rifondazione sottolinea che non è legislativamente previsto nessun automatismo tra l’eventuale raggiungimento della soglia del 40% di differenziata e la scelta dell’incenerimento; sarebbe infatti necessario approvare in Consiglio regionale un apposito piano in materia.
Insomma: termovalorizziamo Tancredi e spegniamo il disco del PDL e di Di Dalmazio, fermo da anni sulla stessa canzone stonata.
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