È una figura di moda in questo scorcio di millennio. È segno di potere, di denaro e trasmette anche una sensazione di normalità alle persone meno istruite (l'omosessualità, invece, è in voga negli ambienti culturalmente più evoluti). Ovviamente suscita invidia.
Il puttaniere ha molti tratti in comune con la categoria del furbo, dell'evasore fiscale, in buona sostanza dell'italiano di successo che rappresenta l'ideale cui tendere per i cittadini della classe media.
Eppure, nonostante siamo un Paese così avanzato nella disinvoltura dei costumi, non si capisce come mai siamo così arretrati sul versante della laicità e dei diritti civili.
Nonostante siamo un popolo di puttanieri fieri ed orgogliosi, continuiamo pervicacemente a fingerci cristiani e per di più cattolici.
Siamo un Paese di cinici, egoisti e gaudenti, eppure in tutto l'arco costituzionale c'è un solo politico di rilievo che si sia dichiarato ateo: Gianfranco Fini. Perfino il sinistrissimo Nichi Vendola, gay ed orecchino, è un devoto cattolico.
Tanto la Chiesa ha rinunciato a farsi sentire, si accontenta di una confessione ogni tanto e di mantenere saldi i rapporti con l'area politica che elargisce moneta sonante per tutte le attività clericali.
L'epopea berlusconiana ci ha fatto innamorare e anch'io ormai ho in odio me stesso per aver perso gli anni più belli ad indignarmi per ogni quisquilia che dicesse o facesso il grande Silvio.
Ma adesso ho imparato: è inutile andare contro la storia.
Da domani smetto di pagare tasse, bollette, mutui e smetto pure di osservare leggi, regole e cavilli.
E già da stasera puttane e champagne.

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