Francesco. Non è un nome qualunque. Non è un nome facile.
In 8 secoli, dalla venuta del santo di Assisi, nessun Papa ha osato vestirsi di quel nome.
Eppure tutti conoscono il Sogno di Innocenzo III, il celebre affresco di Giotto che si trova nella Basilica superiore di Assisi.
In quel sogno l’allora Papa Innocenzo III vede crollare la Basilica Lateranense, simbolo e centro della cristianità nel tredicesimo secolo, ma il poverello di Assisi si affanna per sorreggerla con il proprio corpo che diventa una colonna della Chiesa e rappresenta la sua metaforica salvezza.
San Francesco incarna la semplicità, la povertà e la spiritualità.
Non è un caso che nessuno abbia voluto quel nome, perché scotta e tanto.
È incompatibile con il potere rappresentato dalla Curia.
È incompatibile con l’esistenza stessa di una banca vaticana (lo IOR).
È incompatibile con l’8x1000 alla Chiesa.
È incompatibile con qualsiasi genere di scandalo.
È incompatibile con qualsiasi gestione patrimoniale diversa dalla rinuncia ad ogni bene e ad ogni possedimento.
È incompatibile persino con la Segreteria di Stato vaticana.
La parola Francesco rimanda solo all’umiltà, alla povertà e all’evangelizzazione.
Ogni argomento curiale o comunque attinente al governo della Chiesa, come ha sintetizzato icasticamente il quotidiano Il Manifesto parafrasando Lucio Battisti, “Non è Francesco”.
Commenta
Commenti