Sono un po’ confuso. Mi sembra di essere in una tragedia shakespeariana nella quale le cose non sono più come appaiono.
Il fatto che mi turba e mi sconvolge è l’intervista al sindaco di Teramo pubblicata sul quotidiano Il Centro. Perché?
Perché il primo cittadino dice cose condivisibili. Ma quasi fuori tempo massimo e quasi in aperta opposizione alla sua provata fede tancrediana. Una specie di apostasia.
1) Brucchi solo oggi si avvede di una drammatica realtà: “La sede della nostra Università è isolata () io gli studenti li voglio in centro”.
Se non sbaglio, fu proprio il compianto Antonio Tancredi a volerla sulla collina di Colleparco e i maligni sostengono anche per ragioni affaristiche poco commendevoli.
2) Alla bella domanda se il Sindaco avesse “una idea contro la debacle”, Brucchi risponde in maniera tanto ingenua quanto disarmante: “L’idea è aprire un dialogo con il popolo delle imprese familiari di Teramo”. No comment.
3) Poi, dopo tre anni e tre mesi di insipienza amministrativa, il profeta dichiara: “Vi annuncio che dal prossimo anno avremo una pista ciclopedonale”.
Condividiamo appieno le buone intenzioni, ma abbiamo l’impressione di averla già sentita tre anni fa questa affermazione, quando si parlava di Teramo come la città del pedone e della bicicletta, ma di facilitazioni per i ciclisti non se ne sono viste, invece i pedoni per entrare da Viale Mazzini a Piazza Dante devono camminare a senso alternato perché la via di accesso è stata strangolata dall’entrata del parcheggio sotterraneo, che è a doppio senso di marcia per favorire contemporaneamente chi entra e chi esce con la macchina, non certo chi va a piedi o in bici.
Ricordo inoltre che fui io a sensibilizzare Brucchi sul tema delle biciclette, inserendo nel suo programma elettorale il punto sul bike sharing che è stato giustamente pubblicizzato, ma mai nemmeno lontanamente completato con il connesso e necessario anello ciclabile intorno alla città (nonché la fondamentale Teramo-mare ciclabile).
4) Brucchi manda a dire ai teramani: “svegliatevi dalla sonnolenza”. È proprio perché ci siamo svegliati dalla sonnolenza che ci spelliamo le mani tutti i giorni a schiaffeggiare sindaco, assessori e consiglieri, quasi tutti incapaci o in malafede (e gli scarsi risultati del loro lavoro si vedono ampiamente).
5) Sul recupero del teatro romano sono pienamente d’accordo con il sindaco e lo invito a procedere a grandi falcate verso l’obiettivo.
6) Solo oggi Brucchi afferma che “Teramo ha due grandi vulnus: l’arco del monsignore tolto per far passare i tram e il nostro teatro, che era il Petruzzelli d’Abruzzo, abbattuto per fare posto alla Standa”.
Peccato che non abbia mai contestato ad Antonio Tancredi tali scempi, perpetrati prima con il suo avallo e difesi poi fino alla morte come la cosa giusta da fare.
Oggi è troppo tardi.
7) Altra perla: “Il project financing, non lo nego, è tramontato. Ma voglio aprire un dibattito con tutti i cittadini per mettere in cantiere il nuovo teatro. Come e dove realizzarlo in due anni”.
Anche qui condivido, ma anche qui è troppo tardi.
Prima avrebbe dovuto pensarci il sindaco, quando furono depositate sulla sua scrivania le 5.000 firme di residenti che chiedevano a voce alta di potersi esprimere con un referendum.
Quelle firme furono cestinate come farina del diavolo, perché il project si doveva fare a tutti i costi e a tutti i costi al posto del vecchio stadio.
E fino a ieri Brucchi ha sostenuto che lo stop del Prefetto di Ascoli non avrebbe comunque impedito l’opera, non solo, ma ha fatto approvare un vergognoso regolamento comunale che uccide nella culla qualsiasi tentativo di proporre un referendum (regolamento che dovrà essere necessariamente abrogato dal nuovo consiglio).
Adesso che per oscure ragioni economiche il progetto è fallito, Brucchi vuole aprire un dibattito con i cittadini.
Ne prendo atto con piacere e rilancio.
Proprio il quotidiano Il Centro ha aggiunto alle due ipotesi in campo, quella di rifare il nuovo teatro sul vecchio e quella di farlo sul mercato coperto di Piazza Verdi in adiacenza al Liceo musicale, la terza ipotesi di costruirlo sui terreni comunali situati dietro la chiesa della Madonna delle Grazie.
Ebbene, io propongo di accogliere tutte e tre le proposte: rifare il nuovo teatro sul vecchio (e possibilmente uguale al vecchio), costruire un moderno auditorium a Piazza Verdi (che con l’adiacente Liceo musicale, la vicina sala comunale di Santa Maria a Bitetto e il limitrofo teatro romano da mettere in esercizio potrebbe divenire il quartiere della musica), ed utilizzare i capannoni siti dietro la chiesa della Madonna delle Grazie quale nuovo spazio urbano che funga da contenitore e fabbrica delle Arti, così come auspicato dalla rivista Il Corbezzolo.
Un luogo multiforme e multidisciplinare, dove sperimentare teatro, pittura, fotografia, scultura, danza e cinema.
All’interno dei Capannoni sarebbe possibile creare, ad un costo davvero minimo, una sala per produzioni di spettacoli e per proiezioni da quasi 400 posti, un foyer caffetteria, una libreria centro di documentazione, una sala espositiva su due livelli, una sala dedicata alla danza e naturalmente laboratori e magazzini.
L’area esterna potrebbe divenire palcoscenico all’aperto per spettacoli e proiezioni cinematografiche, realizzando un progetto integrato di rilancio di Teramo verso esperienze di caratura internazionale.
Il dibattito sul futuro della città ha bisogno di immissioni massicce di idee forti, circolazione e discussione dei progetti, condivisione ampia degli obiettivi e delle strategie, pianificazione formale dei tempi e dei finanziamenti necessari.
Ma non c’è tempo da perdere e Brucchi sembra un piatto di pasta scotta che, anche riscaldata, non può più tornare al dente.
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Caro Bakunin come votò il comunista Merlini?