La domanda sorge spontanea: per quale motivo il Presidente dell’Istituto Braga, il Prof. D’Amico, e una nutrita schiera di studenti si sono recati domenica scorsa 3 febbraio alla convention del PDL al Teatro comunale?
Risposta: per alzare il livello dell’attenzione politica sui problemi finanziari dell’Istituto che ne minacciano la sopravvivenza.
Strano però che le cronache riportino come gli studenti del Braga abbiano suonato la canzone porta fortuna del Presidente Chiodi e pure l’inno d’Italia, ma né loro né il Presidente D’Amico pare abbiano incalzato i responsabili del disastro, che erano sul palco e in platea.
Stranissimo che nessuno abbia alzato il ditino per chiedere la parola ed “inchiodare Chiodi” alle sue responsabilità, dato che nell’Abruzzo pre-Chiodi i finanziamenti all’Istituto non sono mai stati inferiori ad € 550.000 annui (periodo 2003-2008), invece sotto il governo Chiodi la Regione ha garantito € 500.000 nel 2009 e poi soli € 250.000 per il 2010, 2011, 2012 e 2013, per un totale di almeno € 1.250.000 di tagli operati proprio da Chiodi, Di Dalmazio, Gatti, Morra, Venturoni e compagnia bella.
Stranerrimo, se mi si concede la sgrammaticatura, che una docente del Braga – la professoressa Alessandra Colangelo – in un video dal titolo “Nessuno strumentalizzi la protesta del Braga”, proprio domenica 3 febbraio affermasse perentoriamente che “andremo assolutamente ovunque, saremo a tutte le manifestazioni approfittando della campagna elettorale”, per “far vedere il nostro striscione, far ascoltare la nostra voce, la nostra musica (…) abbiamo in programma varie manifestazioni politiche, consigli comunali, provinciali” ecc.
Cosa c’è di strano? Che per l’intera settimana tali proclami si siano sciolti al sole. Lunedì sera c’era l’On. Antonio Di Pietro alla sala Polifunzionale della Provincia proprio per la campagna elettorale: niente striscione del Braga, niente voce, niente musica. Sarà stato un caso. Venerdì pomeriggio c’era una importante seduta del consiglio provinciale: niente striscione del Braga, niente voce, niente musica (nonostante la Provincia sia il maggiore Ente finanziatore dell’Istituto ed abbia annunciato il disimpegno pressoché totale).
Un altro caso. Sabato pomeriggio c’era la presentazione delle Liste Monti per la Camera e per il Senato alla Sala San Carlo del Museo archeologico: niente striscione del Braga, niente voce, niente musica. Tre indizi fanno una prova. “Andremo assolutamente ovunque” sono state le parole usate per cercare di evitare che qualcuno strumentalizzasse politicamente la protesta. Obiettivo centrato.
1) L’idea che il Braga voglia salvare se stesso senza prima fare chiarezza sul percorso intrapreso nei decenni pubblicando tutti i dati, le certificazioni, i bilanci e i consuntivi (economici quanto artistici), è un’idea un po’ balenga.
2) L’idea di andare con il cappello in mano alle corti dei politici nella speranza di vedere arrivare delle sovvenzioni per le quali, poi, ci si profonderà in inchini ed in ringraziamenti altisonanti, è un’idea poco dignitosa e molto clientelare.
A me addirittura indigna vedere D’Amico sorridere alle foto dei giornalisti, mentre una manica di incapaci (se non peggio) snocciola ragionamenti obbrobriosi sulla situazione politica italiana (Quagliariello), abruzzese (Chiodi) e teramana (Tancredi).
Mi sarebbe piaciuto, invece, vedere D’Amico con il dito puntato alla Fra Cristoforo mentre inveisce al palco pidiellino, reclamando l’autonomia, l’indipendenza e la dignità dell’arte e della cultura, invocando i meriti storici ed artistici dell’Istituto musicale, pretendendo che ogni idea di rilancio e di sviluppo del Paese si fondi sullo studio e sulla cultura.
Mi sarebbe piaciuto che il Presidente D’Amico rispondesse punto per punto, invitandoci ad un pubblico dibattito nell’auditorium di S.Maria a Bitetto, alle precise domande formulate dallo scrivente il 31 gennaio scorso.
Niente di tutto questo.
3) Se tutti concordano nel ritenere l’Istituto un pezzo della storia culturale cittadina, sarebbe serio e professionale che il comitato SOS Braga elencasse i numeri, le cifre, la statura attuale della scuola, il suo apporto artistico e culturale, i suoi concerti pubblici, i risultati didattici dei suoi allievi, le produzioni effettuate ed in cantiere, in modo da fornire alla cittadinanza un quadro chiaro di cosa verrebbe a perdersi se la politica determinasse la chiusura dell’Istituto.
Invece c’è il silenzio più assoluto.
Si va dal Vescovo, se ne chiede ed ottiene l’appoggio, si fanno gli articoli di giornale, ma nel merito della questione nessuno vuole entrare.
Silenzi ed omissioni, per loro natura, autorizzano a pensar male.
4) Pur tuttavia, apprendiamo come il Presidente D’Amico inizi a svegliarsi dal torpore rendendo noto che il Braga gode di un finanziamento annuo di 1,8 milioni di euro, quindi ben più di quanto da noi ipotizzato (1,2/1,5 milioni di euro). Già una buona notizia, sembrerebbe.
Invece D’Amico sottolinea che di tale cifra ben 1,7 milioni servono solo per pagare gli stipendi dei 21 docenti di ruolo + 5 supplenti. Ahia!
Se si divide la cifra di 1,7 milioni per i 26 docenti dichiarati, si ottiene l’importo di € 65.385 lordi annui, pari ad € 3.018 netti al mese, oltre alla tredicesima di ulteriori € 3.018.
Mi si dice che i docenti lavorino contrattualmente per 12 ore settimanali (esclusi i permessi artistici e di altro genere), da novembre a giugno (8 mesi su 12).
Ebbene, per quale motivo non si dimezzano gli stipendi ai docenti, che in tal modo guadagnerebbero la comunque considerevole cifra di € 1.500 netti al mese? Cioè come un alto funzionario di qualsiasi ente pubblico o come un bancario?
Si risparmierebbero ben 850.000 euro l’anno e le casse sarebbero colme di denari utili prima ad azzerare i debiti pregressi, poi a sviluppare numerosi progetti didattici, operistici, avviare un’orchestra, collaborazioni altisonanti, diversificare l’offerta formativa, incrementare le iscrizioni, valorizzare le eccellenze, ecc.
D’Amico, inoltre, annuncia che “mancano solo pochi mesi alla statizzazione”.
Visti i risultati degli ultimi trenta anni, sembra una battuta più che una convinzione.
In aggiunta, sembra lecito domandarsi anche come mai il Ministero abbia commissariato la carica di Direttore e non invece il Consiglio di Amministrazione, che è l’organo esecutivo dell’Istituzione, deputato alla gestione. Infatti, l’art. 9 comma 2 dello Statuto del Braga prevede che “Il Direttore è eletto dai docenti dell'istituzione”.
Che senso ha farsi commissariare il Direttore nella permanenza dei pieni poteri del CdA? Perché il corpo docenti è prono e silente alla cassazione dei propri diritti e della propria autonomia?
5) Il Direttore Carioti ha cortesemente fatto sapere, in merito alla mia domanda circa l’osservanza dell’art. 6, comma 2 del D.L. 78/2010, come venga integralmente applicato al Braga, ragion per cui ne deduco che dal 1° giugno 2010 (due anni e otto mesi) tutti i componenti di tutti gli organi collegiali del Braga (Presidente e 6 membri del Consiglio di Amministrazione, 9 membri del Consiglio Accademico, 3 membri Collegio dei Revisori e 3 membri del Nucleo di Valutazione, per un totale di 22 soggetti) non abbiano percepito nessun genere di emolumento derivante da tali cariche.
Le informazioni in nostro possesso sono esattamente opposte, per cui ci si consentirà di essere diffidenti: finché non vedremo i bilanci e tutti gli estratti conto dei c/c del Braga non possiamo dare credito alle parole del Direttore. Potrebbe inoltre il Direttore indicare i titoli e gli autori dei 400 e oltre documentari che vanta nel suo curriculum, visto che sui motori di ricerca purtroppo non emerge nessun risultato se si cercano le “musiche di Bruno Carioti”? O forse ha usato pseudonimi?
Ed ancora. Potrebbe confermare il Direttore che al Braga alcune supplenze vengano svolte da docenti del Conservatorio di L’Aquila di cui Carioti resta Direttore? Non sarebbe più corretto scegliere le supplenze attingendo da formali graduatorie? Oppure le scelte sono discrezionali?
6) Quanto alla confermatissima notizia dell’assunzione della Professoressa Carla Ortolani, moglie del senatore Paolo Tancredi, in qualità di docente di storia della musica, pretendiamo di conoscere la totale legittimità di tale atto, considerato che la stessa è titolare di cattedra al Conservatorio de L’Aquila. Vorremmo quindi vedere le autorizzazioni, le norme specifiche in materia, le disposizioni sui cumuli di incarichi, eventuali divieti di legge.
Conclusioni: i fatti, per come ci si presentano, evidenziano il tentativo – rebus sic stantibus – di salvare non l’Istituzione Braga, quanto piuttosto lo stipendio di € 3.018 mensili a 26 docenti i cui risultati didattici ad oggi non è dato conoscere, né nei termini dell’andamento degli iscritti alla scuola nel corso degli ultimi anni (cresce? decresce?), né nei termini di attività artistica degli allievi (suonano? dove? producono? si valorizzano? si promuovono? sono bravi? hanno pubblicazioni? hanno una bibliografia, delle recensioni, dei titoli di merito?).
Appare evidente, perciò, come sarebbe del tutto deleterio salvare un diplomificio ed uno stipendificio, qualora non si fosse nemmeno in grado di rendere pubblici tutti i risultati e i dati ripetutamente richiesti.
Ciò che va salvata è la storia culturale e musicale di questa città, se il Braga può fattivamente dimostrare di rappresentarne ancora una fetta, altrimenti i soldi pubblici sarà meglio impegnarli laddove appaia certo ed inconfutabile che portino migliori frutti.
Continuiamo a restare in paziente attesa di riscontro.
Commenta
Commenti