Da prima che nascesse, nel 2010, scrivevamo delle illegittimità e delle anomalie della società in house della Provincia di Teramo, anomalie che presto saranno sottoposte allo scrutinio di tutte le Autorità competenti.
Oggi, dopo una serie di errori e di dilettantismi infinita, possiamo annunciare (con tristezza per il futuro degli ex dipendenti, ma con sufficiente approssimazione al vero) il De profundis di Teramo Lavoro Srl.
I tentativi di rianimarla (ricordiamo che dal 30 giugno scorso la società è totalmente priva di dipendenti) si sono arenati sugli scogli del decreto legge sulla spendine review e, soprattutto, sulla nuova legge Fornero.
Nonostante l’accordo sottoscritto fra la Provincia e tutte le sigle sindacali in data 29 giugno prevedesse la riassunzione dei 110 dipendenti per il 15 luglio 2012, e nonostante la Giunta Provinciale abbia approvato una deliberazione di indirizzo con quale si chiede la prosecuzione dei rapporti di lavoro a far data dal 25 luglio e fino al 31 dicembre 2012, le tenaglie legislative hanno già prodotto effetti perversi.
Intanto, il 18 luglio, è entrata in vigore la legge Fornero (che vige anche per le società come Teramo Lavoro), la quale ha modificato in parte la disciplina del lavoro a tempo determinato, disponendo in particolare che “Qualora il lavoratore venga riassunto a termine (…) entro un periodo di sessanta giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a sei mesi, ovvero novanta giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore ai sei mesi, il secondo contratto si considera a tempo indeterminato”.
Ciò significa che, a prescindere dal fatto che le precedenti e ripetute illegittime proroghe dei contratti a tempo determinato già consentano agli ex lavoratori di chiedere sia il risarcimento dei danni che la dichiarazione di trasformazione dei contratti in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, il dirigente che avalli formalmente nuove assunzioni prima dei sessanta/novanta giorni dalla data di scadenza dei precedenti contratti (30 giugno) sarebbe responsabile della trasformazione di tutti i contratti da tempo determinato in tempo indeterminato.
Con ciò peraltro violando una ulteriore disposizione del decreto legge sulla spending review, in base alla quale alle società controllate direttamente o indirettamente dalle Pubbliche Amministrazioni si applicano le disposizioni limitative delle assunzioni previste per le amministrazioni controllanti.
E poiché alle Province, in forza di altra norma del medesimo decreto, è fatto comunque divieto dal 6 luglio di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, se ne evince che tecnicamente prima di settembre o di ottobre non potrebbe comunque procedersi ad assunzioni di sorta.
Ma ad ottobre il destino delle Province (anche di quella di Teramo evidentemente) sarà già segnato con la proposta che dovrà frattanto formalizzare sia il CAL che la Regione Abruzzo, e sarà inevitabilmente una proposta di accorpamento fra Teramo e Pescara, con l’ulteriore spettro di esuberi di personale che potrebbe seguirne. Se ne evince che a quella data diverrebbe finanche pleonastico pensare alla prosecuzione dei servizi resi da Teramo Lavoro.
Anzi. Poiché si suppone che alcuni degli ex dipendenti procederanno ad avanzare ricorsi giudiziari onde vedersi riconoscere la trasformazione del rapporto di impiego da tempo determinato in tempo indeterminato, ragioni prudenziali consiglierebbero alla Provincia di Teramo – onde evitare ulteriori oneri derivanti da risarcimento dei danni, nonché ulteriori responsabilità erariali – di procedere alla liquidazione della società in house.
Comunque vada a finire, le responsabilità nella vicenda sono molteplici e saranno molto onerose per le casse pubbliche.
Resta fermo che se si fosse proceduto in illo tempore a svolgere regolari selezioni per assumere a tempo indeterminato tutti i dipendenti della società, oggi forse qualche speranza i 110 lavoratori ce l’avrebbero.
La Redazione de “I Due Punti”
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