Povero turista che arriva a Teramo.
Senza un ufficio turistico, senza informazioni, senza programmazione.
Senza un sito web che possa fornire quelle curiosità che possono spingere alla visita della città in una gita domenicale, in un week end per chi arriva da più lontano.
Una città abbandonata a se stessa dove non è vero che nulla si organizza. Il problema è la divulgazione di questi appuntamenti.
Ultimo in ordine di tempo la mostra d'arte inaugurata ieri pomeriggio nella location di Torre Bruciata. <TerRea, ombre di terre bruciate>, di Pasquale Nero Galante.
Quadri che attraversano un percorso realistico e cupo, che vanno analizzati, in parte digeriti, sicuramente vissuti.
Un appuntamento culturale che resta sconosciuto ai più, inaugurato con le presenze assenze di sindaco e assessori, come sempre, chissà perrché in altre faccende affacendati, scarsamente attenti agli eventi culturali, distratti o forse meglio dire incapaci in una comunicazione a lunga gittata. Meglio così, però. Si evita di ascoltare discorsi scritti da altri, contenuti imparati e appicicaticci, sicuramente inutilità.
Così a fare i padroni di casa rimangono Paola Di Felice, direttrice del polo museale, ed Elisabetta de Rugeriis, curatrice della mostra che rimarrà aperta fino al 14 maggio. Ma al di là delle loro parole di introduzione, che si possono leggere nella brochure distribuita a Torre Bruciata, rimane da interpretare Pasquale Nero Galante. <L’immagine che più mi appartiene è un’immagine legata ad un gesto pittorico, che enuncia attraverso la pennellata qualcosa e al contempo lo azzera>.
Lui si descrive così.
Nato nel brindisino, diplomato a Lecce, trasferisce sicuramente nella sua pittura l'immagine del Salento. Trasferitosi a Roma ancora non riapproda alle sue origini, ma quei colori ocra, mischiati al nero riportano quasi subito al caldo torrido delle masserie salentine, a quei terreni secchi sotto il sole, interrotti dagli alberi. Alberi a volte più definiti, a volte meno, a volte più dolci, a volte quasi asfissianti. Che lasciano dentro il terrore di una foresta senza uscita. Ma Galante non è solo questo. E' pittore di volti, di ritratti, che si incontrano al piano mezzano dell'antica torre medievale teramana che merita una maggiore fruizione e migliori attenzioni da parte di questa amministrazione a volrte presente, quasi sempre assente, sicuramente disattenta.
I volti di Galante, piacciono, incuriosiscono, seguono un percorso quasi fotografico. Per certi versi rilassano il visitatore nella sua ascesa verso i posti di vedetta del vecchio bastione militare pretuziano. Ed è proprio all'ultimo piano che si rimane di fronte a un realismo raramente interpretato. I corpi nudi di Galante sono sfatti, vecchi, cadenti. Distrutti dall'incedere del tempo, dal lavoro, soprattutto quello nei campi, sotto il sole, alcuni da maternità numerose. La vita che passa e che rimane con il sapore di terra bruciata, con i colori ocra, spesso violentati dal nero.
Una nicchia di cultura, in una città che disconosce se stessa. Un piccolo passo avanti nell'indifferenza generale, Un urlo per far aprire tanti occhi chiusi. A volte addormentati, spesso ciechi, per colpa dell'ignoranza.
Fabio Capolla
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