Un rigore facile, da calciare direttamente in porta, senza patemi d’animo vista l’assenza dell’estremo difensore (il Presidente, per intenderci). Sbagliato anche quello.
Eppure tutto sembrava essere nato sotto i migliori auspici: dopo la partecipata manifestazione di Pescara per Ombrina 2, a pochi giorni dal rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi “Colle dei Nidi”, a metà settembre, il movimento ecologista aveva lanciato “un accorato appello a tutti i Consiglieri Regionali di buona volontà affinché presentino una risoluzione urgente che impegni la Giunta Regionale ed il Presidente a negare il rilascio dell’Intesa sulla base non di una pregiudiziale bensì di approfondita istruttoria condotta dal Dirigente di Settore”.
Non c’era tempo da perdere: smontando e rimontando alcune date inesatte pubblicate sul sito web del Ministero dello Sviluppo Economico, si era fatto largo il sospetto, rivelatosi poi fondato, che il 1 agosto 2013 il MISE avesse sollecitato la Regione Abruzzo a rilasciare la cosiddetta INTESA, necessaria per il rilascio del permesso di ricerca.
A pochi giorni dall’appello, due Consiglieri di minoranza protocollavano una risoluzione che avrebbe dovuto essere votata nella seduta di Consiglio dell’1 ottobre.
Tutta l’opposizione sembrava convergere su un nuovo testo, riveduto e integrato, della risoluzione: esattamente il contrario di quanto accaduto in occasione del taglio sciagurato della Riserva del Borsacchio.
Il 15 ottobre scorso il Consiglio Regionale approva a maggioranza. Quattro astenuti nelle fila della maggioranza.
Malgrado l’art. 19 dello Statuto renda obbligatoria la presenza dei componenti di Giunta alle sedute del Consiglio, il Presidente della Regione risulta assente.
Presente negli studi di “Uno Mattina” per dire ovvietà non condivisibili; assente in Consiglio Regionale dove avrebbe potuto esprimere una posizione più chiara rispetto a quella catturata dai microfoni di Rai Uno.
Sulla vicenda dell’istanza Villa Carbone un noto quotidiano regionale titola in grassetto: “No bipartisan alle trivellazioni” o qualcosa del genere: il clone del “No bipartisan alle trivelle in mare” di un’altra testata giornalistica del 6 marzo 2013 (in quel caso di trattava di Ombrina Mare 2).
Non è oro tutto quello che luccica: a darne conferma è una lettura più attenta del testo della risoluzione, carente nelle motivazioni e, quindi, improduttiva di effetti. Resta la valenza politica dell’atto, uno dei tanti privi di ricadute sul piano pratico, approvati dal “Partito dei Risolutori” nel corso della legislatura che sta volgendo al termine.
La Presidenza potrà comunque continuare a recitare la parte di Ponzio Pilato quando si tratterà di rilasciare le famose INTESE su Villa Carbone, Villa Mazzarosa, Cipressi e Corropoli.
“Le INTESE le firmano i tecnici, non i politici” potrà dire nel caso la Regione Abruzzo decidesse di raccogliere i pressanti “inviti” che le sono stati rivolti dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Una scappatoia alternativa potrebbe consistere anche nel decidere di lasciar cadere nel vuoto gli “inviti” del MISE: in tal modo, per effetto dell’art. 38 del Decreto Sviluppo del 2012 e della recente Sentenza n. 239/2013 della Corte Costituzionale, non esprimendosi la Regione entro il 29/12/2013 e poi nuovamente entro il 27/2/2014, da quel giorno in avanti il Governo potrebbe ilasciare il permesso di ricerca Villa Carbone senza la partecipazione della Regione.
Le compagnie petrolifere ringraziano!
Il Direttivo del
Comitato Abruzzese per la Difesa dei Beni Comuni
aderente al Coordinamento Nazionale NO TRIV
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