Chiediamo scusa a Fiorella Mannoia e al testo sublime di Enrico Ruggeri del quale abbiamo parafrasato il titolo, ma ci vediamo costretti a leggere fra le righe delle dichiarazioni improvvidamente rese dall’ormai mitico Venanzio Cretarola, ex Amministratore unico della Teramo Lavoro srl, la società in house della Provincia di Teramo che detiene il record mondiale di contiguità - per una società pubblica - fra la data di costituzione e quella di liquidazione.
Come è noto il Presidente della Provincia Catarra è stato rinviato a giudizio per truffa, falso e abuso d’ufficio per la vicenda Teramo Lavoro. Pieno di gioia, lungi dal mantenere un contegno silenzioso, si è subito lasciato andare a dichiarazioni esilaranti: “Un risultato scontato, viste le premesse”. Per la prima volta ci troviamo perfettamente d’accordo con le parole presidenziali. Se non andiamo errati, infatti, l’unica interpretazione possibile di tale espressione è la seguente: “Considerata la mole e la incontrovertibilità delle accuse, chiare ed inequivocabili, non sarebbe stato possibile per il Giudice rifiutare il rinvio a giudizio”. Ben detto, Presidente.
Veniamo al Cretarola, anche lui rinviato a giudizio per truffa, falso, peculato e abuso d’ufficio. Artatamente, anche il buon Venanzio perde l’occasione di tacere e si avventura nel dichiarare quello che gli fa comodo, omettendo scrupolosamente ciò che è agli atti e che lui fa finta di non vedere. A voler dar credito alle parole di Cretarola verrebbe da pensare che il Pubblico Ministero e il Giudice dell’udienza preliminare siano degli sprovveduti o, peggio, degli incompetenti (unitamente alle decine di tecnici che hanno sporto denunce e presentato esposti in merito agli illeciti di che trattasi).
Ecco le dichiarazioni di Venanzio:
1) “In aula potrò finalmente chiarire l’infondatezza dell’unica accusa che mi è stata rivolta, basata esclusivamente su una calunnia dei denuncianti, mai sottoposta a nessun riscontro, dopo che le iniziali enormi accuse oggetto delle indagini non hanno avuto seguito anche senza che nessuno abbia mai sentito le mie ragioni”. Ci sembra di avere intravisto, attraverso le immagini televisive, una trentina di faldoni che la Guardia di Finanza e il Pubblico Ministero hanno raccolto sulla vicenda, per cui dire che non vi siano riscontri è a dir poco azzardato.
Sostenere, poi, che le iniziali enormi accuse oggetto delle indagini non abbiano avuto seguito è una improntitudine e un’insolenza senza paragoni. Intanto ricordiamo all’abruzzese Cretarola un proverbio molto noto della nostra regione: “L’acque che ‘nne ha piovete ‘n cile sta” (L’acqua che non è piovuta sta ancora in cielo). Infatti lo stesso PM sembra che abbia sottolineato in sede di udienza preliminare come il lavoro di indagine stia continuando su altri filoni che starebbero arrivando a maturazione. A cosa giova dichiararsi scampato da un pericolo che non è affatto scongiurato? Sprovveduto.
A tale proposito, sembra che Cretarola sia ignaro di quanto abbiamo riportato nelle prime tre puntate della presente fiction, che non è fantasy ma reality (ecco i link: 1) http://www.iduepunti.it/cronaca/16_settembre_2013/scandalo-teramo-lavoro-il-ritorno-dello-jedi-costa-%E2%82%AC-157949149; 2) http://www.iduepunti.it/cronaca/18_settembre_2013/scandalo-teramo-lavoro-selezioni-illegittime-l%E2%80%99assunzione-dei-dipendenti-p; 3) http://www.iduepunti.it/cronaca/25_settembre_2013/scandalo-teramo-lavoro-40-decreti-ingiuntivi-degli-ex-dipendenti-altri-336).
Non solo PM e giudici si accaniscono contro il povero Cretarola, ma pure l’Ufficio Vigilanza e Controllo della Regione Abruzzo, cui compete la verifica della correttezza delle spese effettuate dalla Provincia per i servizi richiesti a Teramo Lavoro Srl a valere sul Fondo Sociale Europeo (FSE). Tale Ufficio ha redatto un verbale di verifica amministrativo-contabile, datato 22 luglio 2013, nel quale evidenzia “numerose e gravi criticità” nonché il prevalente mancato rispetto delle normative. E siccome tutta l’attività della società in house della Provincia è stata mirabilmente condotta al di fuori della legge, la Regione Abruzzo ha dichiarato “non ammesse” le spese sostenute dalla Provincia stessa per l’acquisizione dei servizi dalla società Teramo Lavoro Srl, pari ad un totale di € 1.579.491,49 per i soli anni 2010 e 2011.
2) Cretarola dichiara ancora: “In dibattimento ci saranno tutte le condizioni per chiarire la piena legittimità del mio comportamento e delle procedure utilizzate, perfettamente simili a quelle considerate legittime in tutte le altre strutture simili in Italia”. Quindi a Teramo ci sarebbe un codice penale particolare che considera reati le procedure che nel resto d’Italia sarebbero legittime. Noi ci saremmo astenuti dal proferire simili considerazioni.
3) Venanzio argomenta capziosamente: “Basta semplicemente riflettere sull’unica accusa per comprenderne l’assurdità: io avrei rinunciato a percepire circa 100.000 Euro all’anno come indennità di carica quale amministratore di Teramo Lavoro per invece porre in atto “artifici e raggiri” (…) per riuscire a percepirne molti ma molti di meno per l’attività di coordinamento di progetto FSE che non avrei mai svolto. L’indennità di carica notoriamente spetta di diritto ed appare quindi incredibile che io – secondo l’accusa - abbia preferito, al contrario, “inventare” un’attività per garantirmi un compenso in realtà molto minore a quello che avrei potuto avere molto più facilmente e senza alcuna possibilità di contestazione. Sono accusato, in ultima analisi, per aver fatto risparmiare la Provincia”.
Suvvia, signor Cretarola, non ci faccia così ingenui da credere alle favole, non creda di parlare a degli sprovveduti. Come lei sa bene, nello Statuto della società Teramo Lavoro approvato dal consiglio provinciale nel maggio 2010, all’art. 14 vengono così disciplinati i “Compensi e rimborsi spese all’Amministratore”: “1. All’Amministratore spetta il rimborso delle spese sostenute per le ragioni dell’ufficio, regolarmente documentate. 2. L’Assemblea assegnerà all’Amministratore un compenso, che potrà essere costituito da una quota fissa ed una variabile, ai sensi dell’articolo 2389 del codice civile, tenendo presente che nel complesso il predetto compenso non potrà essere superiore al massimo percepito dai Dirigenti della Provincia di Teramo”.
Ebbene, non confonda i compensi da amministratore ai quali Lei ha diritto (e ai quali ci risulta che Lei non abbia affatto rinunciato, ma semplicemente non li ha ancora richiesti e Catarra non li ha ancora quantificati a causa delle indagini in corso) con i compensi da coordinatore del FSE, incarico che Lei si sarebbe autoassegnato illegittimamente e per il quale oggi si trova a dover rispondere in sede penale.
Le auguriamo comunque di poter dimostrare la Sua innocenza, che fino ad oggi è una presunzione di legge in sede penale. Purtroppo, però, è in sede amministrativa che la regione Abruzzo Le attribuisce delle responsabilità pesanti, considerato che non ha riconosciuto circa 1.600.000 euro da lei spesi per Teramo Lavoro nel 2010 e 2011 (e si presume non riconoscerà altrettanti soldi per gli anni successivi). Ma la cosa più grave è che in sede civile pendono numerosi ricorsi e richieste di risarcimento danni da parte dei Suoi ex lavoratori, le vere vittime di questa battaglia che Lei non può ragionevolmente ritenere di avere combattuto senza colpe.
Rimaniamo tutti in attesa di ascoltare le impressioni di Eva Guardiani, assessore al lavoro della provincia di Teramo.
Rimaniamo tutti in attesa di ascoltare le impressioni di Paolo Gatti, assessore al lavoro della regione Abruzzo.
Sicuri di essere impressionati.
La Redazione de “I Due Punti”
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